Carlo Sini nel 1988 scriveva “(…) è chiaro perché oggi in un certo senso, non possiamo più fare arte, cioè sperimentiamo tutte quelle difficoltà “pubbliche” che gli artisti vivono drammaticamente sulla loro pelle. Non abbiamo infatti più un’estetica spirituale, come abbiamo avuto da Aristotele sino a Croce. (Quando dico “spirituale” intendo tutte le estetiche, anche quelle che si ritengono estetiche materialistiche, ma che in fondo sono a loro volta spirituali, perché fondate sulla partizione filosofica del vero e del falso, del reale e dell’immaginario). Siamo di fronte ad un sovvertimento di tutti i giochi, tale per cui forse è finita l’epoca dell’estetica, come dicevo prima, è finita l’epoca in cui l’opera d’arte ha una sua autonomia che poi più che un’autonomia è una subordinazione o un’autonomia di seconda istanza rispetto all’autonomia della logica. Siamo cioè in un mondo che, detto in modo superficiale, va verso una commistione di queste categorie estremamente usurate. Il che non è poi così stupefacente, visto che queste categorie sono certo grandiose, hanno ispirato opere altissime, ma in fondo, hanno duemilacinquecento anni — e duemilacinquecento anni sono, come già aveva osservato Nietzsche, un periodo brevissimo nella vita dell’uomo.”
Concordo e medito sul fatto che anche le estetiche materialistiche siano, in fondo, spirituali, e che oggi…! Francesco Tadini