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ESTONIA: Dove i nazisti erano combattenti per la libertà

Creato il 29 dicembre 2011 da Eastjournal @EaSTJournal

di Giovanni Bensi

ESTONIA: Dove i nazisti erano combattenti per la libertà

I paesi baltici, anzi, due di loro, Estonia e Lettonia, hanno due problemi spinosi che spesso dividono la società: uno è quello della lingua, in pratica del posto da assegnare al russo (parlato da centinaia di migliaia di persone), problema non ancora risolto a 20 anni dalla caduta dell’Urss, e l’altro è la questione di chi combatteva con chi e contro chi durante la seconda guerra mondiale. È possibile che dei nazisti, o dei paranazisti, possano essere considerati “combattenti per la libertà”? Nel Baltico pare di sì, anche se la cosa dà origini a controversie e l’Unione Europea, che dovrebbe vederci chiaro, ma preferisce girarsi dall’altra parte.Le autorità estoni, per esempio, stanno preparando un nuovo tentativo di fare approvare un progetto di legge (ddl) sul riconoscimento come “combattenti per la libertà” dei soldati estoni che combatterono nelle file della Wehrmacht contro l’Unione Sovietica. Lo rende noto l’agenzia estone “Delfi-Press”. Secondo informazioni dell’agenzia, la nuova versione del progetto di legge viene elaborata dal ministero della Difesa dell’Estonia che attualmente è diretto dal leader del partito di destra Irl, Mart Laar. Il documento dovrebbe arrivare all’esame del parlamento entro la primavera prossima.

In precedenza in Estonia sono stati ripetutamente fatti dei tentativi di attribuire agli ex “SS” lo status di “Combattenti per la Libertà”. Così nel 2005 il parlamento aveva esaminato un ddl in base al quale si proponeva di insignire di questo titolo onorifico le persone “che hanno partecipato alla lotta armata contro l’occupazione sovietica”, compresi i “fratelli della foresta” (partigiani antisovietici “imboscati”) e coloro che avevano combattuto inseriti in reparti dell’esercito hitleriano. L’iniziativa era stata presa dall’Unione dei combattenti per la liberazione dell’Estonia che comprendeva anche veterani delle “SS”.

Allora il progetto di legge ottenne l’appoggio del primo ministro Andrus Ansip. Più tardi, tuttavia, il documento ricevette un giudizio negativo da parte del ministero della Giustizia il quale obiettò che l’adozione di un simile progetto di legge avrebbe contribuito ad attizzare l’odio nella società estone. Nel 2010 questa iniziativa venne riesumata, ma non si arrivò neppure questa volta a proclamare le “SS” “Combattenti per la libertà”.

Nella situazione attuale i sostenitori dell’iniziativa, come sottolinea “Delfi-Press”, possono richiamarsi all’accordo di coalizione fra i partiti di governo (della coalizione fanno parte l’Irl di Mart Laar e il Partito delle Riforme di Andrus Ansip). L’accordo, fra l’altro, contiene l’invito ad “appoggiare il riconoscimento, con una decisione del parlamento, di coloro che hanno combattuto per l’indipendenza dell’Estonia”.

La proposta è controversa anche perché in Estonia si considera ufficialmente “occupazione” sia il periodo di stazionamento sul territorio della repubblica delle truppe hitleriane, sia il periodo della permanenza della repubblica nell’Urss, durante il quale decine di migliaia di persone furono deportate in Siberia e Asia Centrale.

Alcuni, per altro, considerano l’arrivo della Wehrmacht nel 1941 come una “liberazione”. Conseguentemente la lotta contro il regime sovietico e l’URSS viene qualificata come “lotta per la libertà”.
Subito dopo l’occupazione dell’Estonia da parte delle truppe tedesche, nella repubblica incominciò la formazione di milizie locali (di militari e poliziotti) per la partecipazione alle operazioni belliche a fianco della Germania, comprendenti la lotta contro i partigiani filo-sovietici e la guardia nei campi di concentramento.


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