Guardare troppa televisione nuoce gravemente alla salute, perché io immaginavo un luogo chiuso, barricato di tecnologia ed emergenza, un luogo buio illuminato da sterili luci oblique che vanno a colpire letti in cui si consuma una sofferenza umana cosparsa di tubi che escono da corpi esanimi, corroborati solo da maschere d'ossigeno fastidiose.
Invece non è così...
E' un angolo di morte; presunta, sospirata, sperata, inattesa, scacciata, scongiurata, odiata, invocata...
Non immaginavo di poterci entrare e di dover assistere alla sofferenza umana di chi soffre e di chi osserva impotente l'altrui dolore; che il vero dramma nella tragicità è l'impotenza di chi guarda le cose accadere senza neppur poter replicare con il giusto sdegnato risentimenti nei confronti del destino.
Il destino...
La fortuna...
La sorte...
Il fato...
Ciò che deve essere...
Sono tutte forme di un'identica ideologia, che ci lega e ci accomuna ad una sorta di bizzarra incoerenza pleonastica che porta a reputarli quasi componenti religiosi...
Personalmente sono dell'avviso che non ci sia nulla di male nell'affidarsi a preghiere e speranza, la mia idea di fede è di un abbraccio alle sofferenze e di un sostegno nelle difficoltà...
La mia religiosità è "paraculata", inficiata un po' dalla pigrizia nei confronti delle istituzioni clericali, ma in Dio ci credo, ed una volta entrata in quel nugolo di dolore mi sono scoperta a pregare a mezz'asta, come se non desiderassi che il terminare di quello sfiancamento emotivo.
Continuo a ripetere, non solo scrivendolo, ma anche nella testa:
...impotenza...
...attesa...
Che il destino, la fortuna, la sorte, il fato, ciò che deve essere faccia il suo corso...
...in fretta, che sono stanca...