Etere – Racconto vincitore del Lab. di Novembre 2015

Creato il 05 gennaio 2016 da Visionnaire @escrivere

 Amsterdam, 09 luglio 2005


— Pronto? Ciao mamma! Sì, tutto a posto, la colazione è stata ottima e ora siamo al museo Van Gogh, Emily sembra divertirsi.
Certo, non è il posto più felice del pianeta, soprattutto qui all’ultimo piano. Sai, ci sono tutti gli autoritratti e sono un po’ tetri, ma lei ride e saltella… ha trovato anche un altro bimbo per giocare, si rincorrono e ora devo andare a fermarla perché fanno troppa confusione. Fra poco andremo nel giardino qui fuori.
Come dici? Certo, il volo è andato benissimo. Come al solito Jeff mi ha lasciata lì da sola per andare in cabina di pilotaggio con la piccola. Hanno fatto delle foto bellissime e il comandante l’ha perfino fatta sedere per un minuto sul suo sedile.
Sì, l’albergo è bello e nuovo, ci sono molte finestre, non ti devi preoccupare, con quello che abbiamo speso!
Io? Certo che sono fuori, c’è un piccolo balcone… se parlo piano è anche per quello, siamo in tre a telefonare qui.
Jeff sta facendo le foto belle con la reflex, ora devo andare che vuole fare un autoscatto… è riuscito a placare Emily.
Mamma, stai tranquilla, è tutto a posto, ci sono molte sicurezze.
Ma scherzi? Cos’è, facciamo la foto con le maschere, secondo te? La togliamo giusto il tempo di scattare. Ti ho detto che è tutto sicuro, c’è una sala con un bellissimo campo di grano alla parete, apposta per le foto, è sempre arieggiata e si può stare senza maschera… hanno pure il fotografo interno, ma costa una pazzia, il loro quadretto!
Ok, va bene, ti chiamo appena siamo nel parco, promesso, basta che stai tranquilla.
Dai, scappo, se no ci fregano il posto, a dopo, bacione.

Londra, 20 marzo 2003

— Hey fratellone, ma dove sei stato? Sto provando a chiamarti da un quarto d’ora…
Ecco, sei fresco di supermercato e puoi aiutarmi. Mark arriva tra quaranta minuti, faccio in tempo a preparare quegli spaghetti che mi avevi detto?
Beh, non ho capito quando devo mettere il pecorino.
Sì, l’ho pagato una fortuna, ma è il nostro anniversario…
Dopo? Ma sei sicuro? Allora lo metto quando faccio saltare gli spaghetti? Tagliato a scaglie? Se si può, lo grattugio, si scioglie meglio.
No, il prezzemolo non ce l’ho, al massimo la prossima volta, intanto vedo come vengono.
Cosa? Aspetta, accendo la tv!
Cazzo, hanno iniziato ad attaccare veramente…
Beh, se lo meritano quei talebani!
Senti, David, non mi interessa cosa c’è dietro, io guardo quello che c’è davanti, e intorno! Non è possibile che dobbiamo girare tutti, proprio tutti, con quei cazzo di respiratori nella borsetta anche per andare al supermercato.
Agorafobia… gliele devono tirare giù tutte, le loro agorà!
Ok, ok, meglio se faccio i miei spaghetti. Senti, domani sera venite a vedere Love Actually al multisala?
Vabbè, se non sei in vena lo guarderete poi a noleggio, noi andremo.
Ciao, David.

Roma, 15 febbraio 2003

— Papà, dovresti vedere quanta gente c’è! Cosa dice il tg? No, siamo molti di più, non so neanche se ci arriveremo in piazza S. Giovanni, il corteo è lentissimo, ma l’importante è esserci.
Dì pure ai genitori di Stefano di non stare in pensiero, in ogni caso abbiamo il pullman alle sette e saremo a casa nella notte. Ora ci siamo fermati a mangiare un panino.
Cos’hai detto? Non si sente niente qui, c’è troppa confusione…
Sì, ne ho ancora di soldi nel telefono.
Dovresti vedere che bello, con tutte queste bandiere colorate… ora mi sa che dovrò suonare un po’ la chitarra, qui si sono tutti svaccati sul prato.
Le mascherine? Le hanno distribuite, ma non le usa nessuno, comunque la mia ce l’ho.
Cosa fai? Piangi? Ah, ok, sono lacrime di gioia perché sei orgoglioso di me? Tanto lo sai come la penso… manifestazione o no, la guerra la faranno lo stesso, ma oggi non succederà niente, fidati!
Ehm, sì, c’è anche Sara. Beh, mi sono seduto vicino a lei stamattina, nel pullman, ma non ci siamo detti tanto. Mi ha detto che va a cavallo, già lo sapevo, ma mi ha invitato ad andare al maneggio e magari mi farà provare.
Già, vedremo.
E mamma? Ok, capito. Senti, mi sa che quel ristorante di cui mi parlavi… ecco, non so se ce la facciamo, c’è veramente troppo caos.
Dai, ci sentiamo dopo, se no ci vediamo domani.
Come?
Ciao pa!

Madrid, 11 settembre 2001

— Inés, mi senti? Inés…
Dove sei adesso? Senti, non mi importa, ora devi solo stare fuori, lontano dal museo, lontano dalla gente… stai all’aperto, ma all’aperto tanto, il cielo sopra di te, intero, capito?
No, non entrare più… Maria la prenderanno i vigili del fuoco, tu stai fuori.
Amore… non è solo lì al Prado, anche a Londra e Roma. Hanno usato un gas, dicono, ma anche in televisione non si capisce niente… forse anche Berlino.
Sì, cazzo, sto piangendo e non sto calmo.
Inés, ora parto in auto, non so come sono le strade, ma tu stai fuori da tutto. Da tutto. Vengo io, ok? Bevi solo dalle bottiglie!
Maria… Maria è morta, stai fuori, amore…

Stati Uniti, 21 marzo 2001

— America, Europa, America, Europa… tutta la notte così, sono andati avanti.
E poi? E poi la partita l’abbiamo vinta noi, ahahah…
Beh, un punto fa la differenza. Avete avuto delle mani sfortunate, ma si sa, quando le carte non girano…
Sarà per il prossimo tavolo, comunque, le torri rimangono in piedi, vi arrangerete col gas, giusto?
Ok, abbiamo tempo, ieri parlavano di settembre…
Bene, se avete bisogno di consigli, chiedete pure.
Ora chiudo, buona primavera, caro!

Il racconto che avete letto è opera di Jonfen.


Il racconto che avete letto è opera di Jonfen ed è risultato il vincitore a pari merito del Lab di novembre 2015.

La traccia del Lab era stata scelta da Ariendil (vincitrice dello scorso Lab) ed era la seguente: Ucronia.

Cos’è l’ucronia, tanto per cominciare? È uno dei vari pezzetti che compongono il mondo del fantastico. Come gli altri, nasce anch’esso dall’interrogativo “Cosa accadrebbe se…?” ma, mentre nella fantascienza questa domanda è proiettata in un futuro supertecnologico e nel fantasy riguarda mondi magici o leggendari, nell’ucronia ci permette di fare un passo indietro nella Storia del nostro mondo, cambiarne un particolare e immaginarci un corso degli eventi alternativo. La domanda diventa quindi “Cosa sarebbe accaduto se…?”.

Il massimo dei caratteri consentito era di 7000, spazi inclusi, con 200 di tolleranza.

Pensi di riuscire a fare meglio?

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