Oggi è prevista la sentenza per lo storico processo Eternit. Ma che cos’è questo materiale sotto accusa?
L’Eternit è un marchio di fibrocemento, composto di amianto e cemento, non più in commercio dal 1994. E’ stato brevettato dall’austriaco Ludwig Hatschek nel 1901 ed è stato ribattezzato con il nome Eternit (dal latino aeternitas, eternità) per l’elevata resistenza. Nel 1902 il commerciante Alois Steinmann acquista la licenza per la produzione e apre nel1903, a Niederurnen,la Schweizerische Eternitwerke AG.
Quali sono gli oggetti realizzati con l’eternit?
L’eternit è stato utilizzato nell’edilizia a partire dagli Anni 30. Nel 1915 sono state messe in commercio le famose fioriere. Nel 1928, invece, hanno cominciato a produrre tubi in fibrocemento, che servivano per costruire gli acquedotti. Nel 1933 fanno la loro comparsa le lastre ondulate, usate per tetti e capannoni. L’eternit venne utilizzato anche in tutti i settori industriali, ma anche in scuole, ospedali, palestre, cinema. Invece negli Anni 40 e50 l’eternit si utilizza in parecchi oggetti di uso quotidiano.
Quando si è iniziato a produrre l’eternit in Italia?
Nel 1907 è nato l’eternit in Italia,a quell’epoca infatti nacque il primo stabilimento italiano a Casale Monferrato, in Piemonte. La struttura è stata fondata da Adolfo Mazza un’ingegnere italiano, che costruì poi nel 1912 la prima macchina per la produzione di tubi sempre in cemento amianto. Per ottant’anni in Italia migliaia di persone hanno lavorato per questo pateriale tossico e dannoso.
Perché è stato necessario così tanto tempo prima di capire che l’eternit è pericoloso?
Era già noto fin dai primi anni ’60 che l’amianto provocasse il cancro e l’ asbestosi, malattia polmonare cronica dovuta all’inalazione di fibre di amianto. Nonostante la consapevolezza che le polveri di amianto erano talmente tossiche da far ammalare le persone, si continuò a produrre oggetti in eternit fino al 1986. Solo dal 1992 è vietata in Italia l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la produzione e la commercializzazione.
L’allarme eternit è ormai un ricordo del passato?
L’Eternit, purtroppo non è più solo un brutto ricordo del passato, per due ovvi motivi. Il primo è che non si riesce a sapere esattamente il numero delle vittime, dato la malattia ha un periodo di incubazione di circa 30 anni. Il secondo motivo è che per gli operai impegnati nella manutenzione e nella bonifica il rischio è ancora tuttora alto.
Cosa spaventosa, è sapere che, nonostante in Europa l’eternit sia stato messo al bando negli Anni 90, ci sono Paesi dove viene utilizzato, come Russia, Canada, Cina, India, Brasile, Thailandia.
Che cosa si sta facendo per eliminare nel nostro Paese i manufatti prodotti con l’eternit?
Ad oggi ci sono in Italia ancora costruzioni ancora non del tutto smaltite. Per legge, lo smantellamento di tetti o altri manufatti che contengono amianto è obbligatorio solo se sono in uno stato di degrado tale da formare particelle che possono essere inalate. La legge però vieta di abbandonare nell’ambiente oggetti in fibrocemento a base di amianto o di smaltirli con i normali rifiuti.
Come si smaltisce l’eternit e come si bonificano i siti contaminati?
Il lavoro di smaltimento può essere svolto solo da ditte autorizzate. Attraverso test di laboratorio la ditta determina le tracce di amianto, poi si procede all’incapsulamento, e infine si procede con lo smaltimento definitivo in apposite discariche.
Quanto costa far smaltire l’Eternit?
Il costo per lo smaltimento varia da i 15€ ai 50€ al metro quadro; la differenza di prezzo varia ovviamente dalla quantità di materiale tossico da smaltire.
Se invece parliamo di una palazzina, oltre al prezzo al metro quadrato dobbiamo aggiungere anche il costo del ponteggio. In entrambi i casi però, dopo aver smaltito l’amianto occorre proteggere l’immobile con pannelli di alluminio o con le tegole.
Ora che cosa si utilizza a posto dell’eternit?
A tutt’oggi al posto dell’amianto vengono usate fibre organiche, naturali e sintetiche. Il nuovo materiale mantiene le caratteristiche di resistenza originali, ma non è cancerogeno né nella produzione, né nell’utilizzo né nello smaltimento. Il materiale è stato ribattezzato in Italia come “fibrocemento ecologico”.