Eterogenesi dei fini?

Creato il 16 settembre 2012 da Davide

Un paio di settimane fa sono andata in vacanza in Alto Adige/Sud Tirol, luogo bellissimo, natura incantevole, gente gentile e simpatica, una vacanza perfetta se…. se non ci fosse stata la disgrazia delle isole pedonali o zone blu. Ma come, dirà qualcuno, vai in vacanza e vuoi il traffico congestionato della città? assurdo! e infatti sembrerebbe una contraddizione in termini, solo che la sottoscritta ha una certa età e parecchi problemi con le proprie ossa. Spieghiamoci, non sono da sedia a rotelle – e per assurdo forse questo sarebbe stato un bene, avrei la targa per invalido e potrei girare in macchina – ma sono nella situazione per cui “se le piacciono le passeggiate o deve fare le scale, se le dimentichi o tra due anni dovrà farsi la protesi all’anca” citazione a braccio del mio ortopedico dopo la visione delle mie lastre circa 10 anni fa. Non sarò mica la sola persona (anziana o giovane) che ha problemi di mal di schiena, di ginocchio che va per i fatti suoi, di sciatica?
Ora questo è il punto: le zone blu, a traffico limitato o interdetto del tutto, sono proliferate in tutte le città, ma non tengono affatto conto della realtà della popolazione che è in buona parte anziana (http://sociale.regione.emilia-romagna.it/news/RapportoAUSER.pdf, 2012:30). L’Italia non sarà un paese per giovani, ma sicuramente non è neppure un paese per vecchi. Perché di anzianità si parla e qui è alla fin fine una questione di natura, e la cultura in questo caso non può granché. Purtroppo è in voga il giovanilismo, una categoria di pensiero che finisce per fregare giovani e anziani. I giovani perché con la scusa del giovanilismo i vecchi non mollano mai il potere, e allora via con i media che parlano di “giovani” persone di quarant’anni (meglio se maschi e spacciatori, c’è qualche pudore a chiamare giovane una donna ormai alle soglie della menopausa), di politici di sessant’anni che si ritengono ancora giovani (“non è questione di età, ma di competenze” è l’immancabile ritornello di chi si considera immarcescibile), di “giovani” sessantenni ancora in gamba che vanno in bicicletta o fanno la maratona di New York o le varie stracittadine. Bravi, che Dio li conservi sani e pimpanti, ma che si tolgano di torno e non costruiscano il paese sulle loro personali esigenze. Perché per essere giovanili a sessant’anni ci vuole tempo (un lavoro di qualità, la colf etc.) e denaro (palestra, personal trainer e tempo libero costano), cose che le persone normali spesso non hanno. Conseguenza non voluta di questo giovanilismo salutista, oltre al non mollare la poltrona, è la forzata autosegragazione della popolazione anziana o con problemi di deambulazione. Ricordo ancora mia zia di Macerata Marche che viveva nella zona storica all’ultimo piano di un palazzo di 256 gradini. La poverina soffriva di artrosi alle anche (che purtroppo ho ereditato) e tra i quaranta e i sessant’anni si fece le protesi a entrambi i femori. Le operazioni non migliorarono di fatto la situazione e la sua unica consolazione era di andare la sera nel bar più figo del centro per un aperitivo, in macchina ovviamente perché quei 500 metri di stradina in erta salita erano una tortura dopo i 256 gradini (la sovrintendenza e gli altri condomini diedero parere negativo all’ascensore). Quando il centro di Macerata divenne zona blu, mia zia divenne segregata in casa. Nessuno più andava a trovarla o a prenderla per l’aperitivo, mica ti danno il pass e comunque il pass costa e il taxi pure. Come conseguenza della zona blu mia zia non uscì più di casa per sei anni, finché non entrò in ospedale da cui uscì per andare in cimitero, ma lì la portarono in macchina. Analogamente a Padova un mio caro amico che aveva la casa in centro, sta pensando di venderla perché arrivarci, per lui stesso come residente o per gli amici, è un tale calvario che tutti hanno rinunciato e pure lui, quando è a Padova, è un segregato in casa.
Questo obbligo di farsi i kilometri a piedi nei centri storici zona pedonale (i taxi in Italia sono proibitivi e i mezzi pubblici coprono malamente solo le direttrici principali, se uno non abita sulla linea del mezzo pubblico sono dolori, letteralmente!) è uno dei principali motivi per l’esplosione dei centri commerciali e la morte dei piccoli negozi e anche dei supermarkets che erano fioriti nei centri. E’ indubbio che pochi, anche i giovanilisti, hanno voglia di trascinarsi per mezza città a piedi la borsa della spesa, minimo un cinque chili, escludendo l’acqua minerale, le bibite e i detersivi. Carrello della spesa che, oltre ad essere pesante, è anche più costoso (i piccoli negozi non fanno certo gli sconti dei supermarket di cintura), e ancora meno se ne ha voglia, anche se i pacchi sono più leggeri perché le spese riguardano abbigliamento e scarpe, se ci si trascina dietro il pargolo proprio o dei figli. Ricordo con orrore le gite scolastiche dove i miei studenti, tutti iscritti a qualche club sportivo, belavano come agnelli trascinati al macello per dover fare le salite di Gubbio o Siena, mentre noi anziane insegnanti pur col nervo sciatico in fiamme e la rotula che ballava la samba stringevamo i denti e li trascinavamo nella chiesa di turno. Ammetto che, con le gite scolastiche, io, mangiapreti da sempre, ho cominciato a rivalutare le chiese come fonte di panchine pubbliche. Le chiese offrono luoghi per sedersi sostanzialmente puliti, freschi, gratuiti e in genere sicuri, ovvero privi di quell’umanità di spacciatori e tossici, borsaioli e ubriachi che abita letteralmente i nostri parchi e in genere occupa militarmente le panchine comunali.
La presenza di zone blu è di fatto uno dei motivi per cui i centri storici cominciano a spopolarsi. L’obbligo alla camminata, salutista o claudicante, è sicuramente un motivo per cui gli anziani cominciano a chiudersi in casa, ed essendo l’Italia un paese di anziani (http://sociale.regione.emilia-romagna.it/news/RapportoAUSER.pdf, 2012:30), l’auto-segregazione degli anziani pesa sui piccoli negozi, sia perché l’anziano commerciante tende a chiudere il negozio ormai vuoto (magari continuando a lavorare in nero con una clientela scelta di vecchi clienti), sia per il giovane commerciante che si vede circondato da un deserto di clienti e da un’orda di tasse. Questo fenomeno pesa anche sulla socialità del quartiere che si spegne sempre più velocemente.
Ad aumentare questo trend negativo delle aree pedonali o blu è la sicurezza, un argomento che riguarda anziani e donne. La pedonalizzazione di intere aree cittadine ha reso le categorie più deboli, donne e anziani, alla mercé dei crimini predatori, ovvero oggetto di reati come stupro, furto, borseggio, rapina e in genere violenza da gang (visto che in Italia, almeno al Nord, l’età dei partecipanti alle gang è intorno ai 16 – 22 anni mi guardo bene da chiamarle baby gang, nella letterature internazionale le baby gang hanno membri tra i 10 e i 15 anni). La risposta alla pedonalizzazione dei centri storici comporta un’ulteriore auto-segregazione in casa degli anziani, ma anche delle donne che, solo per aver assistito a un concerto, una conferenza o aver partecipato a una cena in casa di amici di sera, vedono con fastidio l’idea di dover fare magari un kilometro a piedi in strade assolutamente vuote e/o sotto i portici, che offrono protezione da occhi indiscreti più al predatore che alla preda, per raggiungere il parcheggio a pagamento ai limiti della zona blu. Il risultato di questa situazione di disagio reale, non percepito, e di pericolo, reale e non percepito, è che le donne tendono a evitare le zone blu dopo l’imbrunire (il che in inverno significa le 5 del pomeriggio) o se vi vanno, lo fanno solo con scorta maschile di mariti, parenti o amici, esattamente come avviene nelle zone islamiche più rigide dove una donna può uscire solo se accompagnata da un uomo della famiglia. Il problema della sicurezza è tale che in alcune città, come Padova, le donne e gli anziani non vanno più in centro nemmeno in bici, perché hanno la quasi matematica certezza di essere derubati della stessa o peggio rapinati violentemente della stessa. Non è difficile infatti che un predatore fermi una donna in bicicletta per strapparle il mezzo, e se lei non cede sono botte da ospedale.
Le zone a traffico limitato, blu o pedonali che dir si voglia sono dunque un tipico esempio di eterogenesi dei fini: create per avere città più salubri e a “misura d’uomo” sono diventate delle trappole infernali a misura di donna o di anziano (e giustamente direte voi erano a MISURA D’UOMO mica di donna o vecchio!). Peggio la desertificazione dei centri storici con la chiusura dei negozi (spesso trasformati in garages), l’abbandono del centro da parte degli studi professionali, irraggiungibili dai clienti, e degli uffici pubblici sempre per motivi di raggiungibilità, si accoppia con la fuga delle famiglie che si vedono tarpate nella loro mobilità (se hanno figli) e nella loro socialità e fa ovviamente crollare il mercato immobiliare. A fronte degli appartamenti sfitti e delle tasse in aumento , i prezzi degli immobili si abbassano e a parità di affitto gli standard nella scelta dell’inquilino scendono: da una famiglia benestante a un gruppo di studenti, e poi giù si comincia ad affittare a extracomunitari che hanno una cultura abitativa ben lontana dalla nostra sia in termini di affollamento che in quelli dell’uso dei servizi (basta pensare alle teste di gallo gettate giù per i bagni che vanno a intasare le condutture condominiali, ai ristoranti etnici abusivi in appartamento, senza ovviamente arrivare alle problematiche dello spaccio e della prostituzione) finché il centro storico è diventato una inner city di tipo anglosassone e un problema sociale di difficile gestione.

Bibliografia

http://sociale.regione.emilia-romagna.it/news/RapportoAUSER.pdf


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