E’ un’ottima notizia questa del monitoraggio delle carceri in corso in un paese come l’Etiopia, per cercare di ridurne possibilmente il sovraffollamento (le condizioni di sopravvivenza dei detenuti sono, è cosa nota,quasi sempre inumane in tutte le carceri africane), grazie anche ad un’amnistia concessa da poco, all’inizio del nuovo anno etiopico ,che ha principiato in settembre.
Potrebbe trattarsi appunto di un segnale del “nuovo” che prova ad avanzare, del dopo Zenawi, di una classe politica insomma meno autoritaria e autoreferenziale e più aperta al mondo.
Ci piace pensarlo, proprio come ci piace sperare in una guida politica del Paese a breve, con le nuove elezioni, che sia decisamente più rispettosa dei diritti umani.
Il monitoraggio delle carceri non sarà di certo facile, perché l’intero territorio etiopico ne conta ben 119 e, poi, occorre preparare e coordinare gli uomini, che si occuperanno del censimento.
Non sappiamo però se resteranno fuori dal controllo (è molto probabile) i cosiddetti centri di “detenzione informali”,istituiti dal sistema in prevalenza per reati politici.
In questi centri,almeno finora, è stato vietato l’accesso a chiunque anche alle associazioni locali che si occupano della difesa dei diritti umani e, maggiormente, alle Ong straniere.
La filosofia di Zenawi era un po’ quella che “i panni sporchi si lavano in casa” e che, fuori, si sapesse il meno possibile
Infatti chi dissentiva e poteva, soprattutto i giovani, fino all’altro giorno, cercava scampo, a suo rischio e pericolo, nella fuga.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)