C’è pure lo spazio per un fuori programma: la conferenza viene interrotta dall’incursione di Red Bull, il pazzo personaggio della Marvel. Incursione a dirla tutta un po’ scialba, ma volitiva nel voler dare un tocco di originalità a questa prima edizione. Al momento delle domande si palesa l’osservazione di un attempato fan della Marvel (era stato l’unico tra gli astanti a riconoscere il costume di Red Bull) che critica gentilmente la scelta del nome della fiera visto che di fumetti in giro per gli stand se ne vedono ben pochi, a fronte di una massiccia presenza di gadget. Purtroppo l’accusa nel prosieguo della giornata si rivelerà fondata e probabilmente, come sottolineato dagli organizzatori, è da addurre ai responsabili degli spazi, che pavidamente e “pecuniarmente”, hanno deciso di affidarsi al sicuro merchandising piuttosto che a proposte d’antan. Alessandro Bottero, storico editore di fumetti e presente alla fiera con un proprio stand, nota invece con piacere la presenza di facce nuove in questo tipo di rassegna. La conferenza di presentazione finisce in concomitanza con l’inizio del workshop di Massimo Asaro, insegnante presso la Scuola del Fumetto di Palermo ed illustratore per mamma Disney. Seppur la denominazione di sala workshop sia ridondante (è infatti formata da quattro mura di cartongesso), la piccola stanza vede una cospicua partecipazione di aspiranti fumettisti. Asaro, pur nella brevità dell’ora concessagli, riesce a coinvolgere i ragazzi con un’esposizione tecnica e coinvolgente che dà i primi rudimenti per la costruzione della figura dei personaggi attraverso prima l’individuazione della linea dinamica e poi la sovrapposizione delle figure geometriche che lo caratterizzano. È una vera lezione accademica, con tanto di consegna dei fogli per un’esercitazione pratica.
Si respira un buon clima e il professor Asaro si abbandona ad una riflessione partecipativa sulle Winx di Iginio Straffi. Al termine del workshop ci sono un paio di ore libere per il pranzo e ci si può lasciar andare ad un’esplorazione circostanziata. Tra parrucche colorate e costumi ben fatti, sembra di stare in mezzo a un Carnevale fuori tempo massimo. L’alieno di “Predator” fa la foto a Jack Sparrow, Hitachi discute affabilmente con Naruto, i droidi di “Star Wars” vanno a braccetto con l’Ace di “One piece” (che tra l’altro approfitta del cosplaying per mostrare la tartaruga degli addominali), una sexy Ayane gareggia con Puffetta e Lara Croft per il trono della più bella. L’Etna Comics occupa entrambi i piani de Le Ciminiere e se il primo vede la presenza degli stand, il secondo ospita al suo interno un’area Karaoke, un’area scacchi (molto frequentata), un’area Risiko, un’area cards e games, e naturalmente un’area Cibo dove si può acquistare dell’ottimo ramen preconfezionato o svariati manicaretti giapponesi. La nota più stonata riguarda l’organizzazione dell’area Videogames. Resta discutibile la scelta di far pagare tre euro l’ora per ogni postazione, ma ciò che in realtà più lascia perplessi è il negare agli spettatori di assistere alle sfide tra videogiocatori. Non c’è nessuno che renda noti i risultati degli scontri e il tutto è lasciato a un’antipatica superficialità. La postazione libera di “Guitar Hero”, ad esempio, dà la possibilità di assistere alla performance di mostri sacri della chitarra. Un ragazzino, col livello Difficile, esegue “Brianstorm” degli Arctic Monkeys mancando nemmeno una decina di note, superato da un altro ragazzo che sforna un 97% di note azzeccate con l’impossibile (per noi umani!) “2 Minutes to Midnight”, degli Iron Maiden. Nel pomeriggio ripartono le conferenze e Gualtiero Cannarsi, responsabile dell’adattamento dei film del maestro Hayao Miyazaki per la Lucky Red, si produce in una bella lezione sull’adattamento degli anime nella nostra lingua. In un profluvio di interessantissimi esempi pratici ne esce fuori la riflessione di un purista della traduzione che avversa le libere interpretazioni tipiche di tanto doppiaggio e cultura italiana.
Non si può che essere d’accordo con lui quando dice che se cercassimo di “retroingegnerizzare” le dinamiche della traduzione italiana correremmo il rischio di impazzire. Piuttosto deludente si rivela invece il successivo intervento di Yoshiko Watanabe, collaboratrice di Osamu Tezuka per l’anime di “Astro Boy” negli anni ‘60 e ‘70, a causa della frammentarietà del suo discorso, volto a denunciare la poca coralità dell’animazione italiana che sta infestando anche quella odierna giapponese. Il workshop su Zagor attrae gli ancora numerosi fan del famoso fumetto italiano vista la presenza di Moreno Burattini, storico sceneggiatore della serie. Segue l’intervento di Lelio Bonaccorso e Marco Rizzo, rispettivamente sceneggiatore trapanese e disegnatore messinese di “Peppino Impastato – Un giullare contro la mafia” e del prossimo “Que Viva el Che Guevara”, presentato in anteprima a Catania con un paio di tavole. Il loro workshop è la summa ideale di questa edizione dell’Etna Comics, grazie soprattutto alla verve del caustico Rizzo: i due fumettisti offrono una sapiente lezione di sceneggiatura di graphic journalism, senza rinunciare al tono scanzonato che li contraddistingue. Il graphic journalism è un genere ormai adulto anche in Italia se, come ribadiscono a più riprese i creatori, per il fumetto su Peppino Impastato si sono avvalsi della collaborazione di familiari e amici in maniera anche più completa di quanto aveva fatto Marco Tullio Giordana per il film “I cento passi”. Prima di assistere alle ultime due conferenze della giornata c’è il tempo di partecipare a un’esibizione di spada cortese curata dall’associazione culturale Arborea. Un vispo ragazzetto le prova tutte, tra l’ilarità generale, per colpire il maestro di spada ma un’agile mobilità nulla può contro la tecnica dell’addestratore.
Tornando agli interventi si segnala per il colto eloquio la lectio magistralis del professor Nino Rocca che manifesta un’apparente sfrontatezza nel fare l’apologia dell’immaginazione mostrando tele di Magritte e Dalì ad una fiera del fumetto. In realtà partendo dai surrealisti e perfino da Caravaggio si dispiega la volontà comune di pittori e fumettisti di non assuefarsi alla realtà, di distinguere i vari livelli con cui si articola l’universo in cui viviamo e non credere che ci sia solo quello che ci viene spacciato per realtà comune. Il fumetto, allora, superato l’ormai preistorico declassamento ad arte minore che ogni nuova forma di cultura subisce alla nascita, alla pari delle altre arti può dar vita a stupefacenti risultati con tale facoltà creatrice. Il pomeriggio si chiude con la premiazione dei partecipanti al concorso letterario Fantasy Way. Giusto il tempo di una doccia e di una cena e l’Etna Comics si sposta all’Anfiteatro con il concerto de La mente di Tetsuya, famosa cover band delle sigle più famose dei cartoni animati. Un tuffo nostalgico nel nostro passato recente che ci fa tutti ritornare un po’ bambini. Sotto il palco si crea uno scatenato gruppo pogo che vede la simpatica presenza degli stessi organizzatori, che saltellano scalmanati. Un plauso va alla stessa band, che riesce a coinvolgere i compassati catanesi attraverso alcune gag ed è formata da validissimi musicisti, preparati e istrionici. Dopo un ultimo medley richiesto a gran voce, Gualtiero Cannarsi presenta il trailer italiano di “Arrietty”, ultimo film dello Studio Ghibli, distribuito come sempre dalla Lucky Red. Per i pochi reduci rimasti, la serata si chiude con l’ultimo fuoco d’artificio: lo stupendo anime “Pom Poko”, di Isao Takahata, poetica favola ecologista pregna dell’originalità visiva che il Sol Levante ha saputo infondere nei suoi migliori anime. Si chiude così, all’una di notte, dopo 14 ore ininterrotte, la prima giornata dell’Etna Comics.