Etna, wine case history

Da Silviamaestrelli
Esce, sul giornale di enogastronomia online di Palermo Cronache di gusto, un articolo che rende perfettamente il senso dell’ascesa dell’Etna nella considerazione dei maggiori esperti del settore nel mondo. “L’Etna del vino sta diventando sempre più un caso monstre mediatico. Tutti ne parlano, tutti vogliono conoscere i vini, tutti vogliono solcare i terreni scuri dove si trovano i vigneti e si può ammirare la punta fumosa del vulcano più alto d’Europa. L’ultima notizia che consacra l’Etna come territorio più influente e più gettonato del vino siciliano è quella di Wine Advocate, la rivista fondata dal guru Robert Parker che ha assoldato la brava e competente Monica Larner come corrispondente dall’Italia. Cosa ha fatto Wine Advocate? Nulla di sconvolgente ma certamente qualcosa che rafforza l’idea dell’Etna come wine case history. E tra i territori più importanti del vino italiano, accanto a Toscana e Piemonte, spuntano altre zone come il Collio, la zona del Taurasi e anche la Sicilia. Ma la Sicilia si conquista il posto d’onore nella Vintage Chart a quanto pare solo per l’Etna. Che, tradotto in numeri, vuol dire l’uno per cento del vino siciliano. Su cento litri di vino prodotto nell’Isola infatti solo uno viene dalle campagne tra Randazzo e Milo, per intenderci. Tutto questo porta a una esposizione mediatica notevole e il territorio deve attrezzarsi per reggere tale attenzione. Le spalle sono abbastanza larghe? Le aziende potranno reggere ancora a lungo l’onda d’urto dei riflettori accesi? (…) è l’Etna che comunque tira, fa parlare di sé e richiama l’attenzione di tutti. Guardate anche le guide. Saranno pure passate di moda ma chi le segue non può non notare che la metà – a volte anche di più – dei vini siciliani premiati vengono dall’Etna. Omero forse ne sarebbe contento”. Illuminante, e di grande interesse, anche l’articolo, redatto da Monica Larner, Italian Editor Wine Enthusiast, immediatamente dopo la scorsa edizione del Vinitaly, di cui riportiamo i passaggi più significativi. A questo link la versione integrale: http://www.cronachedigusto.it/servizi-speciali/394-vinitaly-2013/10281-fenomeno-etna-ecco-perche.html Che l’Etna sia in cima alla classifica delle regioni vitivinicole più emozionanti da scoprire non è di certo una sorpresa. Nel cuore del Mediterraneo, questo vulcano, potente e a volte pericoloso, incarna le mille qualità che associamo alla quintessenza della meta enoturistica: vini eccellenti, scenari mozzafiato, geologia affascinante e la promessa della scoperta. Dieci anni fa ho iniziato a scrivere di vino italiano perWine Enthusiast- Magazine e da allora ho sempre tenuto attentamente d’occhio l’Etna. Senza alcun dubbio è la zona che più ha colpito la mia curiosità giornalistica e il mio desiderio di raccontare una storia nuova. Ogni bottiglia di vino dell’Etna assaggiato e ogni viaggio verso questo magico angolo di Sicilia hanno reso sempre più forte il mio legame con questa zona. Mi ha colpito così profondamente che ammetto di custodirne gelosamente il ricordo: ho lasciato le mie impronte sulle sue terre bruciate, ho visto il suo rovente cocuzzolo innevato su un cielo terso di mezzanotte e ho assistito al suo carattere violento nel riversare colate di lava incandescente. Per molti aspetti l’Etna è un qualcosa di vivo: un soggetto da intervistare per un articolo, una personalità da esplorare e da capire, un parente che non vediamo da molto tempo ma che andiamo a visitare sempre con piacere, un vecchietto irascibile che racconta i segreti del mestiere a coloro che si concedono del tempo per ascoltarlo. Questo è solo uno dei motivi per cui ci innamoriamo dell’Etna. Ma ce ne sono ancora altri. L’Etna sfida sempre la nostra immaginazione. È la quintessenza della zona vitivinicola per tutti i motivi sopra esposti. E, allo stesso tempo, è una violenta aberrazione della natura. Le sue terre vulcaniche, i suoi paesaggi lunari e le sue imprevedibili eruzioni laterali ne fanno un luogo ostile alla coltivazione, eppure danno vita a qualcosa di vivace e conviviale come l’uva. La mitologia antica accomuna l’Etna agli Dei della distruzione e del fuoco più che alle Dee della fertilità e della fecondità. Un’altra nota riguarda l’identità dell’Etna come regione vitivinicola. I pendii vulcanici sono sempre stati coltivati sin dall’antichità. Eppure, l’Etna potrebbe essere considerata la regione vitivinicola più recente sulla mappaenologica italiana. Il fenomeno dell’Etna, però, non ha più di dieci anni, o forse, anche cinque, se si conta da quando la maggior parte degli investimenti in vigna e in cantina hanno avuto inizio. Se la Sicilia Doc è spesso chiamata la regione vitivinicola del “Nuovo Mondo” all’interno del “Vecchio Mondo”, l’Etna è la regione vitivinicola del “Mondo Vecchio più Nuovo” al mondo. È inoltre importante ricordare che l’identità Etna è una regione vitivinicola di qualità. (…) Questi vini hanno un incredibile potenziale di invecchiamento: raggiungono la piena armonia anche dopo 10 o 20 anni di affinamento. La forma perfettamente conica del monte Etna gli consente di avere un’esposizione al sole e alle variazioni climatiche a 360 gradi, creando una vasta gamma di microclimi vulcanici. Il versante est, più umido e meno adatto alla viticoltura, affaccia sul Mediterraneo. Il versante opposto è più secco, poiché i monti Nebrodi offrono una protezione climatica totale a nord. Le zone più vocate e promettenti si trovano all’interno del “triangolo d’oro”, tra le città di Linguaglossa e Randazzo, sul versante del vulcano che si affaccia sulla splendida cittadina balneare di Taormina. La superficie vitata totale è solo di circa 2.000 ettari e, quindi, la crescita futura è limitata. L’ultimo motivo che può spiegare la magia dell’Etna è la sua unicità. Nessun altro posto al mondo può conferire queste stesse condizioni geologiche, unite alla biodiversità di vitigni autoctoni. Questo straordinario mondo in cui viviamo può offrirci solo un unico Etna”.

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