Magazine Cultura

Etnicità 24. Paul R. Brass e la formazione dell’identità etnica (parte 2)

Creato il 31 maggio 2014 da Davide

La ricchezza dell’eredità culturale di un gruppo così come lo stadio di sviluppo linguistico e la particolarità delle sue credenze religiose di per sé non predeterminano se un gruppo avrà maggior solidarietà interna di un altro e avrà maggiore probabilità di perpetuare se stesso nel tempo. Per esempio, ricorda Brass, l’assenza o la perdita di una lingua distinta non ha impedito agli Afroamericani negli USA o ai gruppi celti nel Regno Unito o agli Ebrei non parlanti ebraico o yiddish negli USA di acquisire o mantenere un senso di identità etnica.

Per lo stesso motivo, durante i secoli in Europa, lingue scritte antiche e pienamente standardizzate, come il latino, l’anglo-sassone, il provenzale, il basso tedesco, lo slavo ecclesiastico, alcune di esse parlate da popolazioni che occupavano compatte aree geografiche, sono state ‘sommerse’, mentre altre lingue le hanno sostituite o assorbite. Oltre a ciò, osserva Brass, nonostante il fatto che la cultura, la civiltà e la scienza europee per secoli sono state dominate sempre più da tre grandi lingue, inglese, francese e tedesco, questo non ha impedito l’aumento della diversità linguistica in Europa da 16 lingue standard nel 1800 a 30 lingue standard nel 1900 fino a 53 nel 1937 e il conseguente sviluppo di comunità linguistiche all’interno di molte di esse. Un fenomeno tutt’altro che terminato.
Gruppi religiosi minoritari distinti in tempi moderni si sono spesso sviluppati in comunità etnicamente consapevoli, ma è anche accaduto spesso, in particolare in Europa orientale e nell’Asia meridionale, che le differenze religiose siano state usate o persino create per stabilire o enfatizzare barriere tra popoli che non hanno un’origine religiosa. Per esempio, il tentativo di istituire una Chiesa Uniate in Bulgaria, che culminò nello sviluppo di una gerarchia separate nella chiesa Ortodossa orientale, con il tempo è servita a rinforzare la separatezza etnica dei Bulgari rispetto ai greci, ma non è stata la distinzione religiosa che all’inizio ha ispirato il sorgere della consapevolezza etnica bulgara. L’Islam in stati non musulmani ha spesso fornito una forte base al separatismo musulmano, ma anche in questo caso non è la distinzione dell’Islam in quanto tale in relazione ad altre religioni che è decisivo, poichè il grado di consapevolezza collettiva musulmana varia a seconda dei differenti contesti. Per esempio, in Europa orienale, l’Islam è servito più efficacemente come base per il separatismo etnico in Yugoslavia che in Albania. Neppure la particolarità religiosa ebraica può spiegare il separatismo etnico che culminò nel Sionismo, dato che abbastanza spesso ci furono ebrei che scelsero di assimilarsi in Europa orientale quando le condizioni erano favorevoli. In Asia meridionale il Sikhismo come religione distinta ha le sue origini all’inizio del XVI secolo, ma non fu che alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX secolo che un gruppo militante di credenti cominciò un processo che continua fino ai giorni nostri, cioè quello di formare e definire i confini della comunità Sikh per conformarla a una particolare visione dell’ortodossia Sikh e instillare in larghi segmenti della popolazione un senso di solidarietà collettiva e di separatezza dagli Indù.
Il processo di creazione di comunità da gruppi etnici implica, riassume Brass, la selezione di particolari dialetti o pratiche religiose o stili di vestiario o simboli storici da una gamma di alternative disponibili. In questo processo particolari gruppi sociali, leader o elite ne beneficiano, mentre altri ci perdono in queste scelte.
Le comunità etniche sono create e trasformate da particolari élite in società in via di modernizzazione e in società postindustriali che stanno subendo un drammatico cambiamento sociale. Questo processo, afferma Brass, invariabilmente implica competizione e conflitto per ottenere potere politico, benefici economici e status sociale tra élite, classi sociali e leaders sia all’interno che tra differenti categorie etniche. Tuttavia l’ineguaglianza tra differenti gruppi etnici o regioni culturalmente distinte di per sè non sprona lo sviluppo di una coscienza collettiva o nazionale. I parlanti di dialetti locali non standardizzati in una regione rurale arretrata di un paese in via di modernizzazione possono tranquillamente continuare a parlare la loro lingua e a coltivare i loro campi senza cominciare a preoccuparsi che la loro lingua sia trascurata e senza sviluppare alcun senso di solidarietà. Possono farlo perché si trovano completamente nelle retrovie della modernizzazione, lontani da stili di vita urbani e solo marginalmente toccati dalle nuove opportunità di istruzione e nuovi mezzi di comunicazione di massa e di trasporto, oppure perché le élite economiche, religiose e politiche localmente potenti trovano che sia per loro vantaggioso cooperare con le autorità esterne e adottano la lingua e la cultura del gruppo etnico dominante allo scopo di mantenere o aumentare il loro potere. Esempi rilevanti di questo fenomeno, riporta Brass, sono l’aristocrazia gallese anglicizzata nel Galles del XIX secolo, i nobili lituani polacchizzati in Lituania e la nobiltà rumena magiarizzata in Transilvania. Questo genere di cooperazione tra élite interne e autorità esterne di solito porta a una situazione di persistenti differenze etniche tra la massa della popolazione, ma senza l’articolazione di richiese etniche.
L’autocoscienza etnica, richieste basate sull’etnia e il conflitto etnico, scrive Brass, possono avvenire solo se esiste qualche tipo di conflitto o tra élite indigene e autorità esterne oppure all’interno di élite indigene. Quattro fonti di conflitto tra élite che possono incentivare il senso di collettività etnica o il separatismo in società pre-industriali o all’inizio della modernizzazione sono : 1. quella tra un’aristocrazia locale che tenta di mantenere i suoi privilegi contro un conquistatore straniero; 2. quella tra élite religiose in competizione appartenenti a differenti gruppi etnici; 3. quella tra élite religiose e l’aristocrazia indigena all’interno del gruppo etnico, e 4.quella  tra élite religiose indigene e un’aristocrazia straniera. (fine)


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :