Etrian Odyssey 2 Untold: The Fafnir Knight - Recensione

Creato il 01 febbraio 2016 da Lightman

Giovanni Calgaro è avvocato per sbaglio, ma tuttologo per passione, cresciuto a pane e videogiochi sin dalla più tenera età. Allevato da un commodore 64 non ha mai smesso di stupirsi per l'immensità della forma d'arte videoludica, tanto da sentire molto presto il bisogno di sfruttare l'amore per la scrittura per raccontare, far conoscere ai più e condividere questa meravigliosa passione. Potete sempre trovarlo su Facebook e Twitter, sempre che non sia in qualche aula di tribunale.

Ogni volta che ci capita tra le mani un episodio della fortunata serie Etrian Odyssey non possiamo far altro che constatare l'evidenza. Ai ragazzi di Atlus deve essere riconosciuto l'indubbio merito d'aver contribuito al piccolo "rinascimento" dei dungeon crawler dopo anni di immeritato oblio. Diciamoci la verità. Questo particolare sotto-genere ruolistico non ha mai goduto di grande popolarità tra il grande pubblico, vuoi per l'imprescrutabilità della sua filosofia di gioco vecchio stampo, vuoi per lo scarso appeal causato dall'estrema ripetitività di fondo.
Eppure la serie, nonostante sia fiera portatrice di entrambe le criticità appena accennate, si è sin da subito fatta apprezzare in terra nipponica conoscendo, dal 2007, ben quattro episodi regolari di cui solo l'ultimo, in ordine cronologico, è giunto sino a noi senza passare sotto i ferri del restyling.
Etrian Odyssey IV: Legends of the Titan è universalmente riconosciuto come il punto più alto raggiunto dalla serie grazie alle enormi migliorie apportate alle meccaniche di gioco e alla sua coscienziosa apertura verso una platea più ampia di utenti. Migliorie che, peraltro, servirono anche come base su cui poggiare i pilastri portanti di un altro piccolo capolavoro targato Atlus: Persona Q Shadow of the Labyrinth, di poco successivo.
Tutto questo ben di dio non poteva andare sprecato ed Atlus ha pensato bene di rimetter mano a tutti gli episodi del franchise.
Dopo l'ottimo remake del primo capitolo, Etrian Odyssey torna con la seconda parte dell'antologia "Untold" mantenendo inalterato tutto ciò che di buono si è visto in precedenza arricchito da alcune importanti novità senz'altro gradite che dimostrano come il team di sviluppo abbia fatto tesoro delle critiche ricevute in passato.

UN'ODISSEA MAI RACCONTATA

Fa il suo ritorno in pompa magna una delle feature più apprezzate del precedente remake, ovvero la possibilità di scegliere se affrontare l'avventura attraverso la più accessibile modalità Storia, oppure gettarsi a capofitto nella più cattiva modalità Classica.
La dicotomia è stata introdotta per non snaturare alla radice l'essenza del titolo permettendo a tutti di poter scegliere il percorso più adatto alle proprie capacità. I ruolisti di vecchio corso prediligeranno sicuramente la classic mode, priva di fronzoli narrativi e diretta a solleticare l'innata fantasia del giocatore affinché questo possa creare una personale esperienza di gioco realmente completa ed appagante. Un valore aggiunto, insomma, che punta ad esaltare l'immaginazione puntando sulla descrizione "visiva" di un'atmosfera ricca di vividi particolari, quasi vi fosse un ipotetico dungeon master intento a farvi vivere la scena mentre. L'appeal è quello nostalgico dei primi giochi di ruolo cartacei apparsi sul finire degli anni '70 come, giusto per citarne uno a caso, Dungeons&Dragons e le prime stringhe digitali che portarono alla creazione di Wizardry.
Ad ogni modo, non tutti potrebbero apprezzare l'assenza di una, seppur lineare, componente narrativa. Come ormai da tradizione, Atlus ha pensato anche a questo, permettendo ai novellini del genere di godersi in maniera un po' più accessibile ciò che il titolo può offrire. L'intreccio narrativo, a dire il vero, non può contare su grandi velleità e non sarà certo ricordato negli annali per la sua originalità. Ciò nonostante, il canovaccio fa il suo sporco lavoro introducendo i diversi comprimari attraverso il classico stile anime stereotipato ma riuscitissimo, simpatico e ricco di giapponesistiche frivolezze. Nuove cut scene scandiscono in modo omogeneo e non invadente l'avventura fornendo le basi del gameplay ed aiutando, al contempo, ad approfondire la mitologia di gioco ed i motivi per i quali proprio noi, orfanelli cresciuti nella Libreria di Midgard assieme al nostro inseparabile amico Flavio, siamo la chiave di volta per il compimento di un rituale antichissimo.

A SCUOLA DI CARTOGRAFIA

Gli sviluppatori si sono concentrati ad affinare anche la fase di esplorazione e combattimento, vero cuore pulsante del titolo Atlus, migliorando una formula già vincente ed introducendo al contempo alcune gradite novità, come la presenza di slot di salvataggio multipli che consentono di affrontare sia il titolo sia in modalità classica, sia in modalità storia senza la necessità di scegliere a quale dare la priorità.
Inoltre torna, più bella che mai, una delle feature distintive della serie: ossia la possibilità di "disegnare" interamente la mappa di gioco utilizzando stilo e touch screen. Chi ha già familiarità con la serie sa bene quanto sia importante (e davvero divertente) questa feature per sopravvivere, annotando ogni piccolo particolare dei dungeon presenti dalle trappole ai passaggi segreti, dalla routine comportamentale dei boss ai percorsi "sicuri" da seguire per non incontrarli sino ai vicoli ciechi.

Atlus ha svolto un lavoro egregio nel potenziare i tool di personalizzazione rendendoli dinamici e, come veri avventurieri, possiamo creare una mappa incredibilmente completa e dettagliatissima degli angusti budelli, prendendo appunti e segnando con precisione ogni punto d'interesse.
Il gameplay mantiene inalterato quanto già introdotto nel quarto episodio, con l'esplorazione di dungeon tridimensionali pieni zeppi di incontri casuali e potentissimi FoE visibilmente incazzosi da cui scappare a gambe levate senza voltarsi. Almeno, fino a che non si raggiungerà un livello adeguato per affrontarli senza timore, o non si avranno gli strumenti necessari per indebolirli o bloccarli.
Nonostante la parziale apertura della serie verso un pubblico più ampio, Etrian Odyssey non rinnega la sua natura scorbutica, in cui ogni errore commesso può costare davvero caro. Per questo è fondamentale studiare e padroneggiare con coscienza ed in ogni sua sfaccettatura il sistema di combattimento.

Il combat system, come al solito profondo, conservatore e rigorosamente turn based, rimane invariato in questa nuova reincarnazione, con una visuale in prima persona che mostra unicamente il percorso ed i nemici di fronte a noi.
Il party attivo è composto da cinque membri, suddivisi tra prima linea e retrovie a seconda delle abilità padroneggiate da ciascuno. La profondità tattica dei combattimenti viene garantita dalle molte skill e dalle tredici classi disponibili. Queste hanno il pregio di differenziare in modo peculiare ogni combattente e possono esser modificate in ogni momento facendo una capatina alla Gilda degli avventurieri. Il respec della classe avviene senza handicap nella modalità Classica, mentre chi vorrà farlo durante la storia dovrà ponderare bene la scelta, visto che il personaggio in questione retrocederà di ben cinque livelli, con tutto ciò che ne consegue in termini di tempo e reiterazione del grinding.
Ad aggiungere varietà e longevità al titolo ci pensa, poi, anche il rinnovato sistema dedicato alle Grimorie Stones ed una sezione - meramente accessoria, ma davvero interessante - dedicata alla cucina. Certo, non diventerete chef stellati, ma la sezione risulta ben amalgamata al contesto ed altrettanto profonda, con una miriade di ricette ed ingredienti da scovare. La sezione dedicata al cibo, comunque, non è solo una nota di frivolo colore, bensì rappresenta una sezione che ha un impatto concreto sull'economia di gioco. I manicaretti, infatti, avranno effetti differenti tra cui scegliere (come, ad esempio, sleep resistance, HP recovery, EXP gain, ecc.) che ci permetteranno di adattare la nostra strategia di gioco a seconda delle situazioni cui dovremo far fronte.

ALLA RICERCA DELLA CONFERMA

Sotto il profilo tecnico c'è ben poco che possiamo dire. Etrian Odyssey 2 Untold The Fafnir Knight riprende quanto già visto nel precedente Untold il quale, ricordiamo, si appropriava dei traguardi raggiunti da Legends of the Titan. Level design e qualità delle texture si attestano sicuramente su un livello qualitativo elevato ma gli ambienti tridimensionali, nonostante il titolo faccia un ottimo utilizzo della stereoscopia, perseverano nel mantenere un aspetto spartano ed abbastanza spigoloso che contrasta in modo abbastanza marcato con la bellezza "anime style" degli sprite bidimensionali dei protagonisti.

Anche il comparto audio si mantiene assolutamente fedele alle migliorie già apportate.
Il compositore Yuzo Koshiro (conosciuto per aver composto la colonna sonora, tra gli altri, di Street of Rage, Sonic, Ys e Shenmue) si è dedicato nuovamente alla composizione di una soundtrack (classica e riarrangiata) orchestrata, pomposa e d'atmosfera che richiama alla mente, almeno nel nostro caso, il livello raggiunto da alcune produzioni classiche marchiate Square Enix. Nel complesso, dunque, non ci si può certo lamentare. Le feature "moderne" sono tutte ben implementate, nonostante queste rimangano sostanzialmente legate all'engine del quarto episodio e non sfruttino al 100% l'hardware dell'handheld Nintendo.