La scrittrice di Eudeamon, ovvero Erika Moak, ha una storia tutta particolare. E' una autrice come me e tutti voi che leggete questo blog. Il suo romanzo era distribuito gratuitamente sul suo sito, lo era dal 2005! Esso è stato scaricato da amici, blogger, lettori di passaggio e curiosi. Era l'epoca in cui Second Life spopolava... e qualcuno, un lettore rimasto affascinato da questo libro, ha avuto l'idea di virtualizzare su Second Life la Banesuit. Gli Avatar di Second Life potevano farsi installare questa tuta e vivere una esperienza simile a quella percepita dai personaggi del libro. Insomma, per farla breve, la pulce è entrata nell'orecchio alle persone giuste. Qualcuno si è mosso e... incredibile ma vero, il libro ha trovato un editore. Nella postfatazione del romanzo è raccontato tutto quanto nel dettaglio.
Tornando invece a noi, al libro, devo ammettere che forse è il più bel romanzo di fantascienza che io abbia mai letto da qualche anno a questa parte. E' perfetto in ogni dettaglio. L'autrice riesce a ricostruire e a rendere perfettamente credibile una società dove i delinquenti vengono lasciati a piede libero ma, vengono comunque punti per i loro crimini. Una società severa e allo stesso tempo con una criminalità in forte calo. L'autrice riesce inoltre a descrivere l'esperienza di isolamento più totale. La disperazione, il tentativo di stabilire un contatto umano, il desiderio di voler morire, i dolori inferti dai Custodian, le umiliazioni continue. Emozioni talmente ben raccontate da percepire la sofferenza dei personaggi anche solo leggendo. Nel romanzo c'è paura, violenza, orrore. Nel romanzo c'è anche la speranza e l'amore. Gli ingredienti si mescolano con grande maestria e il risultato è un vero tocco di classe. La chiave di volta di questo romanzo, l'Eudeamon, è il vero jolly. Esso può venire interpretato come meglio preferisce il lettore. Può essere un angelo custode, può essere il migliore amico che abbiamo sempre desiderato, può essere una macchina senziente o addirittura qualcosa che esiste in noi, nella parte del cervello che non sappiamo utilizzare, e che fuoriesce grazie alle A.I.
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