drammatici ricordi di Firenze. „
(Francis Wey)
Se ciò vi aggrada, la nostra meta sarà Empoli. Alla stazione c'è un gran movimento : il capo stazione col berretto ornato di tre giri di gallone, sorveglia ogni cosa; i capi-treno che si riconoscono per la loro fascia d'argento gridano: "Partenza! partenza!" un quarto d'ora prima che questa abbia luogo; oppure: "Pronti! pronti!". Impiegati subalterni dal gallone rosso ed i facchini si agitano e gesticolano.
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Così cammin facendo io mi diverto ad osservare il cielo, questo cielo classico , e domando al lettore il permesso di comunicargli le mie osservazioni, metà metereologiche e metà pittoresche, collo stesso ordine con cui le raccolsi: nel momento della partenza il cielo era splendido, il sole raggiante, e in un batter d' occhio, mentre io sognavo una primavera eterna, le montagne di destra cominciarono a velarsi, delle nubi grigiastre salirono sull'orizzonte. A sinistra pure spuntarono delle nuvole. Febo lotta per disperderle, ma invano. Riprenderemo più tardi la narrazione delle peripezie di questo dramma. Per ora il fischio della locomotiva in partenza attira tutta la nostra attenzione.
Empoli! Empoli! quante volte questo nome risuona alle orecchie del viaggiatore che percorre la Toscana !
Si passa da Empoli per andare a Pisa, per andare a Siena, e per andare a Roma, per andare al nord, e per andare al sud; per andare al mare e per andare alla montagna. Per ciò che mi riguarda, posso dire d'aver ivi preso innumerevoli lezioni di pazienza, aspettando i treni, tanto nel venire da Firenze, come nel ritornarvi.
La stazione divisa in due parti non ha nulla di monumentale , eccetto che non si debba considerar tale per la fila di vetture che si stende innanzi alla sua facciata. I camerieri del buffet vi corrono intorno gridando : " Vuole rost-beef ? Vuole uva ?". Il carabiniere, col suo bicorno sormontato da un pennacchio bleu e rosso, passeggia con aria d'importanza, guardandosi intorno.
Per ora Elio ha trionfato sulle nubi, e versa dei torrenti di luce. Ma ad un dato momento le nubi insidiose ricompaiono dietro le montagne; questa volta si tratta di masse più dense, bianche è vero, ma meno vaporose, e più minacciose: "Caveant consules".
Quale scienza utile l'etimologia ! Essa ci insegna che nel nome di Empoli che non significa nulla, si cela quello d' "Emporium". Ecco tutta una rivelazione ! Infatti al tempo dei Romani, la città era un celebre mercato; il mercato centrale della Toscana, il granaio della Repubblica fiorentina, come la chiamò il Guicciardini.
( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )Durante il medio evo, al nome d'Empoli si associa il ricordo d'un grande atto di patriottismo. È quivi che Farinata degli Uberti, il capo dei Ghibellini fiorentini esiliato nel 1258 e vincitore dei suoi compatrioti due anni dopo alla battaglia di Monteaperti, si oppose in un celebre congresso alla distruzione della sua città natale. ( Dante rese omaggio a Farinata nel canto X dell'Inferno )
E' pure intorno ad Empoli che 270 anni più tardi, nel 1529-1530, nell'epoca del celebre assedio di Firenze , ebbero luogo delle battaglie che decisero della sorte di questa Repubblica.
Francesco Ferrucci, comandante le truppe fiorentine e governatore d'Empoli, vi si distinse con degli atti di valore, che disgraziatamente servirono a ritardare, non a scongiurare la catastrofe finale.
Oggi Empoli è città commerciale ed industriale [...] la sua specialità consiste nella fabbrica dei cappelli di paglia, di stoviglie, e particolarmente d'immensi orci, destinati a contenere l'olio od il vino.
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