Eugenio Müntz, Firenze – Il Bargello: il cortile

Da Paolorossi

Mentre prendo questo breve schizzo, nell'attesa che aprano il museo, la campana della torre suona le dieci; la porta ferrata gira sui suoi cardini e - dopo aver soddisfatto al tributo che l'amministrazione dei musei fiorentini impone a tutti i visitatori - penetro nella prima sala, vasta ed oscura, la sala d'armi. Sin dai primi passi uno s'accorge che gli abili decoratori incaricati di fare un museo dell'antico Bargello tentarono di armonizzare il contenente col contenuto. Come al Museo germanico di Norimberga, modello così degno d'osservazione, la cornice fa rivivere l'epoca a cui appartengono le serie esposte in ogni sala, colla differenza che al Bargello la sobrietà e la severità dominano invariabilmente.

La sala d' ingresso è destinata, come dissi, alle armi. Ogni mezzo di distruzione v'è rappresentato, ma anche qui c'è da ammirare qualche capolavoro. Una sala più piccola, posta presso alla precedente, contiene delle selle ricamate, delle bandiere e ancora delle armi o analoghi ornamenti.

Il cortile, in cui penetriamo uscendo dalla sala d'armi, presenta la decorazione più strana che siavi in Firenze: i suoi archi, i suoi pilastri massicci, il suo ammattonato coperto di musco, le finestre bifore, la loggia aperta, la scala così erta e così monumentale, compongono un quadro in cui gli ornamenti propriamente detti non possono che acquistare un'infinita intensità d'effetto; essi riuniscono e armonizzano nonostante la diversità della loro origine: la vera del pozzo, le vasche enormi l'una di verde antico, l'altra di porfido, i leoni di pietra e gli stemmi scolpiti o colorati, incrostati sulle pareti, sulle curvature delle volte, ricordi delle più illustri famiglie fiorentine, vere pietre parlanti.

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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

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