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Eugenio Müntz, Firenze – Piazza della Signoria: Loggia dei Lanzi

Da Paolorossi

La Loggia dei Lanzi, così detta perchè servì sotto i Medici quale corpo di guardia ai Lanzichenecchi, fu cominciata nel 1376, cioè otto anni dopo la morte dell'Orcagna, a cui vuolsi attribuirne la costruzione. Forse può darsi che questo maestro ne abbia tracciati i disegni, perchè sin dal 21 novembre 1356 il magistrato aveva ordinato la costruzione del monumento, destinato a ricoverare i suoi componenti durante l'elezione.

Si affermò sovente che la Loggia dei Lanzi segnava, la prima, il ritorno alle tradizioni dell'antichità, rappresentando quasi il prodromo del Rinascimento, di cui Bruuellesco, un quarto di secolo dopo, stabiliva le leggi e faceva adottare i principii. Tali sono le preoccupazioni che si manifestano nella Loggia dei Lanzi, e che assegnano al suo architetto, - sia egli Orcagna o Talenti, - un posto particolare tra i precursori del Rinascimento.

Le sculture della facciata non sono all'altezza della concezione architettonica. Se le Virtù teologali e cardinali, scolpite in bassorilievo sul fregio dell'edificio da Giovanni d'Ambrogio e Giacomo di Piero, si distinguono almeno per un certo senso decorativo, nulla di più grossolano, di più grottesco dei genii nudi figurati nell'interno della Loggia allo spigolo degli archi. L'autore ha preso troppo seriamente la loro pretesa missione di cariatidi : essi sono piegati in due, come oppressi sotto un enorme peso.

All' incontro la Loggia dei Lanzi venne trasformata in un museo di scultura dei più ricchi. L'antichità v'è rappresentata dal celebre gruppo di Ajace che sostiene il corpo di Patroclo; dalle sei prigioniere germaniche, tra cui la pretesa Tusnelda, la sposa d'Arminio, il vincitore di Varo; finalmente da un Leone che cammina, a cui Flaminio Vacca nel 1600 diede un compagno.

La scelta delle statue che ornano la piazza della Signoria e la Loggia dei Lanzi, ha in sè la sua moralità; ci obbliga cioè a metter a confronto le ordinazioni fatte dalla Repubblica con quelle dei primi granduchi: quale abisso tra di esse !

La Repubblica toglie dal palazzo dei Medici, per esporlo sotto la Loggia, il gruppo di Donatello, Giuditta ed Oloferne, dopo avervi fatto aggiungere un'iscrizione per ricordare che l'azione dell'eroina ebrea è un avvertimento pei tiranni; la Repubblica indica quale soggetto della statua colossale ch'essa affida a Michelangiolo, Davide, il giovane pastore il cui eroismo salvò la patria sua dal giogo dei Filistei. Vedete invece in che consistano le preoccupazioni dei Medici: essi non pensano che ad ornare la piazza di belle sculture, sprovviste d'ogni significato, in una parola, essenzialmente platoniche; tali sono l' Ercole e Caco, il Nettuno, il Perseo, il Ratto delle Sabine.

Bisognava che il culto dell'arte avesse singolarmente soffocato il patriottismo, perché i Fiorentini del XVI secolo accettassero con tanto entusiasmo, invece della glorificazione d'un santo o d' un eroe popolare, invece dell'illustrazione di qualche grande vittoria nazionale, delle composizioni che non possono vantare altro che il semplice merito artistico !

E tuttavia, per quanta diversità offrano le preoccupazioni delle autorità che ornarono la Loggia dei Lanzi, nelle differenti epoche della storia fiorentina, si stabilì come un legame di parentela tra queste sculture di diverse provenienze. E' di lotte, di trionfi e di sconfìtte ch'esse ci parlano! Qui vediamo Tusnelda che geme per la perdita della sua libertà: altrove, Giuditta che ammazza Oloferne; Perseo che uccide Medusa, e Romolo che rapisce le Sabine!

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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

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