Come a Santa Maria del Fiore, a San Lorenzo e a Santa Croce, anche a Santa Maria Novella mancava la facciata. Nel XV secolo, un ricco fiorentino commerciante ed appassionato per le arti, Giovanni Ruccellai, s'accinse a riparare a tale mancanza. L'architetto a cui si rivolse era non solo il primo fra i seguaci di Brunellesco, ma eziandio lo spirito più aperto del Primo Rinascimento, nello stesso tempo che poeta ed erudito, moralista, pittore, matematico. Ma anche Leon Battista Alberti, come il suo maestro, opinava che prima di tutto bisognava rimettere in onore gli ordini antichi; così invece di dotare Santa Maria Novella d'una facciata in armonia coll'interno, egli si preoccupò unicamente di comporre un bell'insieme, in cui le formule elaborate dai suoi predecessori romani - colonne, pilastri, archi tondi, cornicioni, frontoni - avrebbero detronizzato i disegni, ancora abbastanza vivi, che loro avevano legato in retaggio gli immediati predecessori, gli architetti gotici.
In ogni modo, sebbene tutta a reminiscenze, la sua facciata fu una grande rivelazione : pochi monumenti ebbero una simile influenza nei destini dell' arte della costruzione.
Cosi, nella curvatura della porta centrale, si vede il più antico esempio, a quanto si afferma, dell' uso d'una vòlta a cassettoni. Non meno importante è l' invenzione della voluta che unisce 1'ordine superiore coll' ordine inferiore, così da nascondere il tetto. Lo stile gesuita lo copiò a suo agio, e sino ai giorni nostri questo sgraziato motivo si trova in centinaia di edifizi religiosi.
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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )
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