Eugenio Müntz, La Certosa di Firenze

Da Paolorossi

Prima di salire la scala che ci conduce nel convento, non sarà inutile gettare uno sguardo sulla storia di questo celebre monumento. Il nome del fondatore della Certosa, Niccolò Acciajoli (1310-1366), è celebre negli annali della nobiltà fiorentina. Discendente da una famiglia arricchitasi nel commercio dell'acciaio, Niccolò dedicossi al servizio della regina di Napoli, guadagnandosi il titolo di gran siniscalco del suo regno, come pure quelli di duca di Melfi e d'Atene (i suoi discendenti regnarono su quest'ultima città sino al 1456). Egli si era già distinto per le sue liberalità verso la Certosa di Napoli e diversi altri monasteri, allorché, nel 1341, decise di fondare presso alla sua città natale un santuario, la cui magnificenza perpetuasse in eterno la propria ricordanza : tale fu l'ardore da lui posto nell' impresa, che non gli occorsero più di dodici mesi per condurla a termine; il chiostro grande ed il piccolo, le celle, l'ospizio, le officine, la sala capitolare, il campanile, la chiesa, parvero uscire di sotterra come per incanto, mostrando agli sguardi abbagliati dei Fiorentini lo stemma degli Acciajoli, un leone rampante, con uno stendardo spiegato, su cui la fiera divisa : "Nessuna scossa lo farà tremare" (Ad nullius pavebit occursum).

L'artista incaricato della costruzione, secondo la tradizione, non sarebbe stato altri che il celebre architetto, pittore e scultore fiorentino Orcagna; quest'asserzione è molto discussa. Vasari si limitò a far entrare in campo i più valorosi maestri vissuti al tempo dell' Orcagna, dei quali si ignorano i nomi, ma le cui opere non saranno mai abbastanza lodate. [...]

Quanti libri, quanti volumi, quanti opuscoli ci iniziano al suo passato, alla sua organizzazione attuale, ai suoi sogni d'avvenire! Fra gli altri, un giorno, non so come, mi venne tra mano un volume di modesta apparenza col titolo : "Guida della venerabile Certosa di San Lorenzo levita e martire, presso Firenze (1861)". Quest'opuscolo, senza note, né cenni bibliografici, privo, in una parola, d'ogni apparenza d'erudizione, mi dette una quantità di utili informazioni.

In quanto al regime seguito dai discepoli di san Bruno, la "Guida", rammenta, che nell'occasione del soggiorno dei papi in Avignone, durante questa nuova cattività di Babilonia, un sovrano pontefice autorizzò i cenobiti della Grande Certosa a mangiar carne in caso di malattia. I religiosi, per risposta, gli mandarono una, deputazione composta di ventisette monaci, di cui il più giovane contava ottant'anni, ed il papa sorpreso e convinto non insistè ulteriormente per mitigare un regime tanto vantaggioso alla salute.

Avviso ai vegetariani !

[...]

( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

Categories Tags

Firenze, Certosa, Firenze, Florence, Müntz Eugenio, Toscana, Tuscany Müntz Eugenio