La Cattedrale, dedicata a San Martino di Tours, segna un passo di più del San Michele e del San Frediano; l'architetto Guidetto Bigarelli, oriundo dei dintorni di Como, che ne fece il progetto nei primi anni del secolo XIII, pone un termine alla fredda solennità dello stile romanzo, e cerca delle combinazioni più ricche e una decorazione più brillante. La facciata composta di tre grandi arcate, al pianterreno, e di tre ordini d'arcate, di cui uno, quello di mezzo, disegna un pentagono, è più regolare di quella di San Michele; per ornamento principale: le colonne e le colonnette d' un estrema varietà; ritorte, rigate, accoppiate, incrostate.
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Le colonne ricompaiono attorno alla porta centrale; ma qui sono istoriate; il loro ricco fogliame fa pensare a quelle del battistero di Pisa. Quanto ai leoni, ai cinghiali, agli uccelli, alle sirene, prodigate dallo scultore, essi si collegano al mondo a metà reale, a metà immaginario tolto al regno "dei mostri". Nel Medio Evo, tali strani mostri scolpiti sulle colonne, o incrostati nelle pareti, doveano pesare come un incubo su quelle immaginazioni così avide di terrore. Lo stesso dicasi del labirinto disegnato vicino a quelle. Chi può orientarsi in simile dedalo!
Qui si svolge un intero capitolo della storia della scultura toscana.
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Se confrontiamo tra di loro i Lavori dei mesi, la Storia di san Regolo, la Storia di san Martino di Tours, indi il gruppo magnifico rappresentante il Santo ed il mendico e infine la Deposizione dalla croce, noi possiamo vedere come fossero umili le origini della Scuola pisana-lucchese, e con quale rapidità abbia poi preso il suo slancio.
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Le sculture che adornano le navate e le cappelle fanno seguito a quelle del portico e completano, dal punto di vista cronologico, quel vasto insieme che non abbraccia meno di quattro secoli, dal principio della Scuola toscana fino al suo declinare, da Guido da Como e Niccolò Pisano sino Gianbologna, il potente discepolo di Michelangelo.
Ecco prima di tutto il mausoleo di Ilaria del Caretto, la sposa di Paolo Guinigi, il tiranno di Lucca (morta nel 1405): questo capolavoro dello scultore senese Jacopo della Quercia, d'uno stile grave e raccolto, inaugura i tempi moderni.
Dopo tre quarti di secolo, l'altare di san Regolo e le tombe di Pietro da Noceto e di Bertini, personificano il miscuglio della purezza e della freddezza, che è la firma del maestro.
Tali tendenze si scorgono ugualmente nella piccola cappella ottagona costruita da Civitali per custodire la celebre reliquia, il crocifisso o Volto Santo, scolpito, affermasi, da Nicodemo, e che, per una strana aberrazione del gusto, i Lucchesi vestono come un fantoccio.
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La pittura e le arti decorative non trionfano meno in questo santuario, compendio eloquente della magnificenza e della pietà dei Lucchesi : qui c' è una Vergine gloriosa dipinta nel 1509 dall'illustre maestro fiorentino fra Bartolomeo della Porta; altrove delle pitture di Cosimo Rosselli, del Tintoretto, dei Zuccheri; poi una ricca collezione di libri corali, alluminati nel secolo XV da celebri miniaturisti, ed infine intarsii, bronzi e lavori in ferro fuso.
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