Il palazzo del governo, o palazzo ducale indica la vitalità e la ricchezza di Lucca nell'epoca in cui il giogo dei Medici gravava sul resto della Toscana, nell'epoca in cui Siena, dopo la più valorosa resistenza, dovette sottomettersi alla più odiata fra le sue rivali.
Il Magistrato lucchese dette, in quella circostanza, un nobile esempio d' imparzialità: fu ad un architetto fiorentino, Bartolomeo Ammanati, ch'egli si rivolse per erigere il santuario del potere civile. Il preventivo, secondo la testimonianza di Montaigne, non era minore di trecento mila scudi , circa quindici milioni della nostra valuta.
Cominciati nel 1578, i lavori continuarono sin sotto il governo dei Baciocchi e dei Borboni: da ciò le disparità nella costruzione. Ma consideriamo soltanto l'opera dell'Ammanati: esso ha diritto a tutta la nostra stima. Lo stesso presidente de Brosses, tanto facile al motteggio, riconosce che il palazzo della Repubblica "sarebbe molto vasto e grandioso, se non fosse incompleto più che a metà. Ma - aggiunge - se lo avessero finito, ci sarebbe stato dentro tutto lo Stato".
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Il palazzo di cui arricchì Lucca, colpisce per la sua vastità e la grandezza dello stile; ha veramente un aspetto imponente e si sviluppa con grande maestà - malgrado la sobrietà dell'ordine - sulla piazza ornata di bellissimi platani che gli fa da cornice. I materiali adoperati per la costruzione sono fra i più elementari; catene di pietre di color grigio spiccano sopra un'intonacatura verdastra. E adunque nell'armonia delle proporzioni che sta tutto l'effetto. Il modello a cui l'Ammanati si è più o meno direttamente ispirato, è il palazzo Farnese di Roma; la porta centrale e la loggia soprastante ricordano specialmente questo capolavoro di Antonio da San Gallo.
C'è maggior varietà e maggior ricercatezza nell'interno. Il cortiletto è composto di rustiche arcate, di cui una parte, quella dirimpetto alla piazza, è sormontata da una loggia, aperta altre volte, oggi murata; le colonne vi si alternano con pilastri. Il grande cortile rimasto incompleto, si distingue per un pianterreno formato d'altissime arcate, per un primo piano, dello stesso ordine con pilastri ionici , ed un secondo piano, con pilastri senza capitelli. Una magnifica scala di marmo conduce alla Pinacoteca, composta di cinque ampie sale, riccamente decorate, degne in una parola d'una città quale è Lucca.
Nulla di più imponente della galleria principale, rischiarata dall'alto e tappezzata di raso rosso. Affrettiamoci ad aggiungere che fu una principessa di Borbone che diresse l'impianto. Maria Aloysa Borbonnia, ex regina d'Etruria, si prese cura di perpetuare il ricordo della sua magnificenza con una iscrizione accompagnata dalla formula S. P. Q. L. ( il Senato ed il popolo di Lucca ).
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