Eugenio Müntz, Pisa – Duomo

Da Paolorossi

La costruzione del Duomo, la primaziale, come lo si chiama a Pisa, si riannoda ad una delle più gloriose imprese della Repubblica. [...] La località scelta fu quella occupata da una basilica del IV secolo, "Santa Reparata in Palude", che era a sua volta succeduta a delle terme costruite dall'imperatore Adriano. La natura del terreno - una vera palude - giustifica pienamente il nome di "... in Palude" ; e spiega i numerosi guasti prodottisi tanto nella cupola, quanto nel campanile.

In questi secoli barbari, in cui la personalità d'un artista giunge cosi difficilmente ad affermarsi, l'architetto Buschettus spicca per uno strano miscuglio di gloria e di mistero. Si ignora quale fosse la sua patria; ci sono degli autori che lo fanno nascere in Grecia. La Scuola primitiva di Pisa sarebbe, in questo caso, una figlia di Bisanzio. Comunque sia, Buschettus, o Boschetto, sembra aver compito una specie di sforzo tecnico, che colmò di sorpresa i suoi contemporanei, e che gli procurò il nome di Dedalo del suo tempo.
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I lavori del Duomo cominciarono nel 1063; e furono condotti con grande celerità. Se Boschetto non ebbe la soddisfazione di dare l'ultimo tocco al suo lavoro, lo lasciò però abbastanza inoltrato, perché il suo allievo Rainaldus lo potesse terminare in pochi lustri : questo edificio fu finito nel 1100, meno di 40 anni dopo che v'era stata posta la prima pietra. La consacrazione però non ebbe luogo che nel 1118 sotto gli auspizi del papa Gelasio II.

Il Duomo di Pisa ha la forma d'una croce latina: si compone di cinque navate e d' una cupola non rischiarata, sulla crociera. [...] La facciata si divide in cinque piani, sorretti da 58 colonne: il primo piano comprende sette false arcate, in tre delle quali sono praticate altrettante porte: le altre, costituite come due frontoni uno sull'altro, rinchiudono una serie d'archi centinati, sostenuti da colonnette. [...]

Malgrado dei numerosi ristauri, l'ultimo dei quali venne eseguito recentemente, lo splendido marmo, proveniente dalle cave vicine, ha conservato in molti luoghi la sua tinta antica ; ma tale tinta non è punto brillante : rassomiglia piuttosto ad una specie di slavatura giallo-limone, interrotta di tanto in tanto dalla ruggine (dovuta probabilmente alle incrostazioni del lichene).
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Le pietre del Duomo di Pisa sono di quelle che parlano: "Et lapides locuti sunt". Esse ci narrano la storia di venti secoli. Qui un'iscrizione romana, con lettere rovesciate ; altrove, sulla facciata, il sarcofago in cui riposa l'architetto Buschettus ; sopra una colonna dell'interno, la parola Ugolinus tracciata con bei caratteri lapidari del medio evo, e preceduta da una croce; all'ingresso del coro, a destra, un'iscrizione che rammenta come nel 1810 il sarcofago della contessa Beatrice, madre della contessa Matilde, fosse stato trasportato nel Camposanto ; di sopra il venerabile epitaffio della contessa ; qualche passo più lungi, quest'altra iscrizione irriverente, tracciata in carattere a colore, da qualche ardente innovatore : "Non vogliamo i gesuiti !"

Un tratto dei costumi italiani: si lasciò l'iscrizione, ma una mano pia cancellò la parola non, rivoltando l'arma contro lo stesso aggressore.
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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

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