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Eugenio Müntz, Siena – Jacopo della Qurcia – Fonte Gaia

Da Paolorossi

La gloria della Piazza del Campo fu per secoli la fontana di marmo di cui l'aveva ornata, dal 1409 al 1419, il grande scultore Jacopo della Quercia.

Permettetemi prima di tutto alcune parole sulla vita di questo artista troppo poco noto: Jacopo o Giacomo della Quercia nacque a Siena verso il 1371 e morì nel 1438. Egli cominciò coll'oreficeria, ma si distinse prestissimo come scultore. Nel 1401 adunque, nell'età di circa trent'anni, egli prese parte al concorso per le porte del Battistero di Firenze.

I Senesi, che apprezzavano secondo il suo valore il loro concittadino, seguivano ansiosamente le sue gesta e i suoi menomi atti; essi continuamente temevano di vederselo sfuggire. Perciò quante precauzioni perché egli non disertasse la sua città ! Un giorno lo condannarono a 100 fiorini di multa per aver troppo prolungato il suo soggiorno all'estero. Ma il della Quercia ottenne che la condanna fosse revocata e di ritorno nella sua città natale s'ebbe il titolo di cavaliere !

Si è troppo proclivi a credere ai giorni nostri che il talento e l' ispirazione sieno doni del cielo in certe epoche e per certe nazioni privilegiate. Conveniamo che una città che attribuisce tant'importanza alla possessione d'un artista illustre, merita pure che il cielo faccia qualche cosa per lei. II carattere distintivo dello stile di Jacopo è la grandiosità, un certo che di epico, di trascendente: l'espressione vale poco ai suoi occhi; egli ricerca anzitutto il movimento; le fìsionomie hanno ordinariamente alcun che di accigliato o d'impassibile. In ciò fu imitato da Michelangelo, che sovente imparò ed attinse da lui.

La fontana della Piazza del Campo, ricostrutta ai nostri giorni, secondo i frammenti della fontana originale, come pure secondo descrizioni e altri documenti, si componeva di un bacino aperto, circondato da tre lati da una balaustra, nei cui fianchi delle nicchie ricoveravano statue. Sul davanti, ai due capi, due statue di donne, ciascuna con un bimbo in braccio, e tendenti l'altra mano ad un altro bimbo ritto presso ad esse: secondo alcuni la Carità, secondo altri Rea Silvia, la madre di Romolo e Remo (oggi nel Museo dell'Opera del Duomo). Le due altre statue eran scomparse già da lungo tempo. Le nicchie in numero di tre su ciascuno dei due lati, e di sette al fondo, comprendevano statue ed altirilievi. Nel centro il della Quercia avea scolpito la Vergine; attorno ad essa le sette Virtù cardinali, poi due bassorilievi rappresentanti scene del Vecchio Testamento: la Creazione dei nostri progenitori, la Cacciata dal Paradiso. Dei genii a cavallo sulle lupe (emblema di Siena) ed ogni sorta d'ornamenti completavano la decorazione.
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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

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