Eugenio Müntz, Siena – Occhiata retrospettiva

Da Paolorossi

Facciamo un istante astrazione dal presente, immergiamoci nel passato, in cui sta l'interesse di Siena, interesse di prim'ordine. Siena infatti non fu soltanto la capitale d'un piccolo Stato, ma una vera nazione. Circa venticinque anni or sono, il dottor Costantini rivelava - è la vera parola - ai lettori del Giro del Mondo, le meraviglie di Siena, l'antica città toscana, la nemica ereditaria, e la secolare rivale di Firenze. Da quell'epoca le idee progredirono : pochi sono al giorno d'oggi i viaggiatori che trascurano questa memorabile e pittoresca città. Tentando, a mia volta, di dipingerla, dovrò adunque ravvivare i ricordi, anziché dare delle informazioni inedite. Non importa, questa parte di cicerone retrospettivo può avere la sua utilità, il suo interesse; ed io non arrossisco di compierla.

Siena conta attualmente circa 25 000 abitanti: essa adunque, per importanza, viene dopo ad una quantità di città italiane di secondo ordine; aggiungerò che vi sono poche città che, con un'eguale popolazione, occupino uno spazio così ristretto ; il cruccio della loro sicurezza, costrinse, durante interi secoli i Senesi a rinchiudersi dietro i loro baluardi, o dietro a difese naturali veramente formidabili. Ma se noi consideriamo i ricordi storici, o i monumenti d'arte, quanti e quanti interessanti particolari!

Una sessantina di chiese, di cui parecchie brillano in prima fila, un ugual numero di palazzi, statue, pitture, ornamenti a perdita d'occhio ; in breve, tutta una Scuola, ardirei dire tutta una civiltà si concentrarono per lungo tempo in uno spazio minore di una lega quadrata (la cinta attuale misura circa 7 chilometri).

Artisti e poeti s'innamorarono di tutti questi capi d'opera, e di questa incessante visione del passato. Ma agli occhi degli storici, Siena ha un altro privilegio : quello d'indicare, con una ricchezza ed una sicurezza d'informazioni che non si trova l'uguale in alcun'altra città del medio evo, gli annali della storia religiosa, politica, amministrativa, commerciale, artistica, letteraria, quasi anno per anno, giorno per giorno. Siena è pure qualche cosa di diverso da un immenso museo: è un museo documentato, in cui gli archivi illustrano di continuo i ricordi storici, e le opere d'arte. In nessun altro luogo, si procede con una tale certezza! Figuratevi: noi conosciamo minutamente le convenzioni firmate cogli artisti in pieno secolo XIII! Ciò che le iscrizioni sono nelle antiche città, lo sono qui le pergamene: formano delle serie senza lacune. Altre città vanno orgogliose per monumenti altrettanto antichi; ma nessuna di certo possiede per ciascuno di essi degli atti di stato civile, o dei diplomi di nobiltà (qualunque sia il termine che si voglia adottare) così completi.

L'origine di Siena - l'antica Sena Julia - si perde nella notte dei tempi. La leggenda attribuisce la sua fondazione a Senio, figlio di Remo e nipote di Romolo; donde la scelta della lupa, che figura sin da un' epoca remotissima negli stemmi della città, e che in bronzo od in marmo sorge ancor oggi su molte delle sue piazze pubbliche.

Durante il medio evo, la storia di Siena rassomiglia a quella di tutte le città italiane: guerre di dentro e guerre di fuori, guerre intestine e guerre coi vicini, soprattutto coi Fiorentini.
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Quante pagine tetre o brillanti della storia del medio evo si svolsero in questa città, allora una delle tappe principali conducenti a Roma, oggi, lontana dalle grandi vie di comunicazione! Quanti sovrani pontefici, quanti imperatori, quanti principi e personaggi illustri vi ricevettero ospitalità e vi segnarono il loro passaggio !

Nei secoli XII, XIII e XIV, Siena rivaleggiava per potenza e per ricchezza con Firenze, con questa differenza, che mentre una lavorava con ardore febbrile ad estendersi, ad assorbire tutta la Toscana, l'altra concentravasi in se stessa. Il commercio, la banca, l'industria contribuivano in parti uguali alla sua prosperità. Nel 1260, nel momento della battaglia di Monteaperti, la sua popolazione era, secondo gli uni, di 60.000 anime, secondo altri di 100.000.
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Il Rinascimento doveva turbare e confondere Siena, città più che le altre avvinta alle tradizioni del medio evo. Cosicché il XV secolo vi segna una specie di sosta nello sviluppo intellettuale : mentre i Fiorentini si slanciavano a vele spiegate verso nuovi orizzonti, i Senesi titubavano tra i ricordi del passato e le tentazioni che loro apparivano intinte di paganesimo.
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Il XVII secolo trascorse per Siena nel raccoglimento, in quella specie di torpore che caratterizza l'Italia, dopo lo sforzo gigantesco del Rinascimento. L'assunzione al trono pontifìcio di due Senesi sì cospicui, quali Paolo V Borghese (1602-1605) e Alessandro VII Chigi (1655-1667), illuminò alquanto tale città condannata ormai alle tenebre. Veri figli di Siena, essi illustrarono il loro pontificato con molti incoraggiamenti prodigati all'arte, con grandiose fondazioni, col completamento della basilica del Vaticano, la decorazione della piazza che precede la basilica, e molte altre imprese.

Fu una fortuna pei Senesi che l'attività di quei due grandi costruttori s'esercitasse ben lungi. In una città come la loro Siena, stretta tra colline e baluardi, Paolo V e Alessandro VII non avrebbero mancato di sostituire con fabbriche alla Bernini ed alla Borromini, tanti venerabili edilizi, che danno a Siena il suo carattere e ne formano la bellezza.

Trovandosi Siena sulla via tra Firenze e Roma, (le principali tappe da Siena a Roma erano: Buonconvento, Forinieri, Radicofani, Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Ronciglione, Bracciano; il tragitto si compieva comodamente in tre giorni) non c'era viaggiatore rispettabile che non vi soggiornasse
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All'epoca nostra, l'esistenza dei Senesi è riscaldata e nobilitata dal culto del passato, e vivificata nello stesso tempo dall'iniziativa in ogni genere di progresso. Ciò che forma l'originalità ed il pregio d'una civiltà come la loro, sono le infiltrazioni moderne in un complesso in cui tutto ricorda memorie così lontane. Il contrasto è evidente: nella cornice antica, ch'è quasi rimasta intatta, penetrano un po' per volta le conquiste dell'era novella.

( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

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