Due vie si offrono al viaggiatore per recarsi a Volterra: egli può andarvi o in vettura da Poggibonsi o da San Gemignano (in tre o quattr'ore), oppure colla ferrovia, da Cecina, stazione della linea che da Pisa va a Grosseto.
La città, situata su alture, unisce , senza confonderle, le vestigia del medio evo - battistero, cattedrale romana, palazzo municipale del secolo XIII - a quelle dell'antichità etrusca: porta dell'Arco, bastioni dai blocchi giganteschi, tombe, bronzi, sculture d'alabastro, vasi, vetri del Museo. Le une valgono le altre.
Malgrado il lavoro prodigioso compiutosi nel corso dei secoli in quest'angolo di terra così progredito, che chiamasi la Toscana, il ricordo dei suoi primi colonizzatori, gli Etruschi, continua tuttavia a librarsi sopra una serie di città : esso imprime loro un certo qual carattere di forza e di severità; Fiesole e Chiusi, Volterra, Arezzo e Cortona, per quanto popolati di capolavori del medio evo e del Rinascimento, non cessano di apparirci come lucumonie dell'antica Etruria. A mala pena l'opera dei Romani figura alquanto innanzi ai loro giganteschi muri di cinta, innanzi alle pitture delle loro tombe, innanzi alle terre cotte o ai bronzi che si vanno scavando; essa non offre ad uno stesso grado la convinzione propria agli iniziatori da loro vinti e sottomessi.
Il Rinascimento, malgrado il suo potere di seduzione, non riuscì a dare a Volterra un aspetto più ridente. Invano Mino da Fiesole, i della Robbia, Andrea Sansovino, Ghirlandaio, Signorelli, Pontormo, Ammanati, vi lasciarono le traccie del loro passaggio; l'insieme della città conserva sempre la sua aria feroce. In questi luoghi non si sacrificò giammai alle Grazie. Ritornandocene indietro da Poggibonsi giungeremo a Siena e di qui a Chiusi, la città etrusca per eccellenza, ove tutto, rovine, tipo degli abitanti, nome delle vie, ci riporta ad un passato di circa 2500 anni.
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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )Categories Tags