Sul sito dell’ESA è ora disponibile la Joint Call, in pratica il bando di concorso che invita a sottoporre proposte per definire una missione scientifica da svilupparsi in uno sforzo cooperativo tra le comunità scientifiche europea e cinese. Secondo quando si legge nel bando, la missione, che verrà selezionata entro fine anno da un comitato paritetico, seguirà un approccio collaborativo attraverso tutte le fasi del progetto: lo studio e la definizione (2 anni), l’implementazione (4 anni), fino all’operatività (prevista per 2 o 3 anni) e allo sfruttamento dei dati scientifici.
Le proposte delle missioni dovranno avere due “teste”, ovvero un responsabile (PI, Principal Investigator) proveniente da uno dei 20 stati membri dell’ESA e un pari livello appartenente a un’istituzione cinese. Gli obbiettivi scientifici potranno spaziare – è il caso di dire – dall’astronomia, alla scienza del sistema solare, alla fisica fondamentale, senza restrizioni a priori sulle aree scientifiche d’indagine, escludendo però Luna e Marte che sono già coperte da differenti programmi scientifici di entrambe le agenzie.
La missione dovrà essere pronta al lancio nel 2021 e potrà avvalersi o di un lanciatore europeo (Soyuz o Vega) oppure di un razzo cinese (come i Lunga Marcia 2C o 2D), sui quali il satellite euro-cinese sarà presumibilmente ospitato come “passeggero”, viste le sue ridotte dimensioni. Il peso complessivo della sonda spaziale dovrà infatti essere contenuto entro i 300 kg. Per quanto riguarda i costi, l’ESA prevede di impegnare attorno ai 53 milioni di euro, più un’analoga somma investita dalla controparte cinese. A questo si aggiungeranno i contributi delle agenzie spaziali nazionali per la realizzazione del vero e proprio payload, ovvero la parte propriamente scientifica della sonda spaziale.
In sostanza una missione “piccola”, dal cui successo può dipendere un impegno dei due partner su imprese di maggiore respiro.
Fonte: Media INAF | Scritto da Stefano Parisini