In realtà facciamo davvero la figura dei fessi perché basta aprire la Die Welt e leggere l’intervista ad Hans Jürgen Papier, ex presidente della corte costituzionale tedesca o le dichiarazioni di Udo Di Fabio, giudice costituzionale fino all’anno scorso (in Germania, se il nome dovesse trarre in inganno) per scoprire che nulla di quanto ventilato può essere realizzato se non in tempi lunghi: la carta fondamentale tedesca, la Grundgesetz ovvero la Costituzione, vieta ogni cessione di sovranità anche indiretta sul bilancio. E infatti ieri la corte costituzionale ha stabilito che il governo abbia riferito in modo insufficiente al Parlamento sul fondo salva stati, costringendo la Merkel a ritornare tra breve in aula. La realtà è questa : “La costitutzione - dice Papier – non permette che l’Europa diventi uno Stato che può attrarre a sé, autonomamente, sempre più competenze. A questo fine il popolo tedesco dovrebbe darsi una nuova Costituzione . Ma non vedo alcuna disponibilità in merito. Il popolo tedesco non vuole, al momento, uno Stato federale europeo, come del resto non lo vogliono gli altri popoli europei».
Certo l’ex giudice (in Germania i magistrati della corte costituzionale non possono aprire bocca finché sono in carica ) esprime una sua opinione, ma anche una concreta realtà. Per cambiare qualsiasi articolo della carta costituzionale è obbligatorio un referendum, che certo non si potrebbe svolgere prima delle elezioni politiche e che comunque al 90% verrebbe perso. Ma anche immaginando il migliore dei mondi possibili dovrebbero passare parecchi anni prima di poter arrivare a un risultato che porti a una seria integrazione.
Il problema è che la stessa costituzione – nel suo negare quelle cessioni di sovranità che sono invece il pane quotidiano del nostro esile e inconsistente premier – vieta anche quelle indirette, tanto che il Mes, il futuro meccanismo destinato a sostituire il salvastati, concepito in delirio e simile a un incubo, prevede un sistema di maggioranze qualificate tale che un no della Germania blocchi qualsiasi aiuto solidale. E in ogni caso “esso dovrà singolarmente essere autorizzato dal Parlamento» dice Udo Di Fabio .Quindi qui non si tratta dell’impossibilità a breve di vagheggiare un’unione politica, ma anche della difficoltà di apprestare strumenti finanziari che non siano un capestro e che siano davvero in grado di far fronte alla situazione. Altro che gli annunci quotidiani e salvifici del nostro governo che vorrebbe cedere sovranità a chi di fatto non può e non vuole cederne.
Queste non sono novità, ma il fatto che vengano ribadite proprio nei giorni in cui si dovrebbe prendere qualche decisione è più che significativo. Così come è altrettanto significativo che tutto questo non faccia assolutamente parte del dibattito pubblico in un’Italia dove si sta svendendo tutto, compresa la dignità del Paese, pur di non affrontare le decisioni e gli eventi pure monetari che ormai stanno maturando, anche se lo si nega, sventolando feticci. Un Paese in cui tutti i giorni si dice che va malissimo, ma facendo intendere che stanno per arrivare i nostri. Quali nostri? Per ora l’unica realtà è che governano i loro.