Mentre in giro si parla quasi esclusivamente di Elysium e la fantascienza torna sulla bocca di tutti grazie a Gravity, che ha aperto la 70esima edizione del Festival Di Venezia, io preferisco rivolgere l'attenzione verso i piccoli gioielli che il cinema contemporaneo ci offre. Piccole perle uscite senza clamore ma in grado di far innamorare lo spettatore e riavvicinarlo al cinema di genere. Questa è la recensione di Europa Report, film del 2013 a bassissimo costo girato con la tecnica del found footage, gradevolissima sorpresa nell'ambito delle produzioni indipendenti.
Sei astronauti di diverse nazionalità vengono radunati per formare la squadra che farà il primo viaggio verso Europa, quarto satellite naturale del pianeta Giove, alla ricerca di nuove forme di vita. (tratto da wikipedia)
Quando è bene usare il found footage? Quando devi far fronte a un budget risicato, quando aspiri a un realismo estremo, quando la tecnica si adatta allo stile senza forzature. Una dimostrazione ce l'ha data Barry Levinson con il recentissimo The Bay ma qualcosa di simile era stato già fatto nel 2009 con District 9. Europa Report è una pellicola a bassissimo costo incentrata sul realismo, la storia di un viaggio spaziale improbabile che, attraverso il found footage, diventa più che plausibile. Anzi, durante la visione si ha la straniante sensazione che tutto quello a cui assistiamo stia accadendo realmente, percepiamo la tensione e ci affezioniamo ai personaggi tenendo le dita incrociate per tutta la durata del film. Forse perché non assistiamo a un dilatarsi in tempo reale dell'azione ma ad una selezione di avvenimenti (o segmenti) montati con estremo gusto cinematografico.
Non ci sono mostri, in Europa Report. Non ci sono umanoidi blu né alieni progenitori della razza umana. Non vedrete esseri antropomorfi dare la caccia a prede umane o androidi, robot e computer impazziti. Ci sono i soliti riferimenti a 2001: Odissea nello Spazio ma Europa Report non è simile a nessuna delle pellicole uscite di recente al cinema. Forse perché non capita così spesso di assistere ad un livello tale di verosimiglianza, con un rispetto delle leggi della fisica che non mette a dura prova la credulità dello spettatore. Eppure non si prova un attimo di noia durante la visione. Non ci sono tempi morti, ogni scena è funzionale alla storia e crea una certa attesa mentre ognuno dei tragici avvenimenti narrati colpisce con violenza poetica le aspettative dello spettatore.
Il regista Sebastián Cordero, emerito sconosciuto, dirige con attitudine thriller partendo da una sceneggiatura di Philip Gelatt, sfrutta gli ambienti claustrofobici e la sensazione di estraneità che deriva da Europa, un satellite ricoperto di ghiaccio che subisce l'alto tasso di radioattività emanato da Giove. Non ci sono grandi effetti speciali (anzi) ma quel che veramente colpisce di Europa Report è il tentativo di indagare il lato umano senza pipponi interminabili e monologhi estenuanti, ma con poche scene ben girate e la poesia di un universo che se ne frega ma è talmente bello da togliere il fiato. L'ansia della scoperta che appaga quel bisogno di conoscenza e ci rende parte del tutto, uomini e non bestie. E allora diventa incomprensibile il finale, che sciorina ciò che tanto bene era stato detto durante il film e svilisce un pre-finale dall'impatto devastante. Ma un solo difetto non può rovinare un gioiellino come questo. Musica.