La grinta di Stramaccioni e i consigli a Sneijder: “Puoi dirglielo tu a Palacio di tagliarsi quel coso che gli pende?”
Dal nostro inviato a Vaslui - Non ho idea di dove sia Murska Sobota, eppure l’idea di ingurgitare un bel po’ di birra Lasko era riuscita a farmi accettare l’incarico di seguire la partita della Lazio in Europa League. Ma siccome le conoscenze geografiche dei capi di questa testata si fermano al “Gallia est omnis divisa in partes tres”, anziché mandarmi in Slovenia ecco che mi fanno un biglietto per la Slovacchia. Neanche George “Aiconsidersdes” Bush sarebbe arrivato a tanto. E così mentre affogo il dispiacere in una damigiana di birra pilsen e in un barile di stinchi di porco consumati all’osteria Gabriel Omar Bratislava, noto come il peggior bar sport di Caracas, mi arriva una telefonata. E’ l’Uefa. Mi intimano di andare a seguire una delle partite delle italiane, sennò minacciano di ritirarmi gli accrediti. Non mi pare vero, finalmente mi libero di questa incombenza, penso. E glielo dico pure, “fate, fate”. Pensano che li stia prendendo in giro, mettendo in dubbio la loro virilità. “Faccia poco lo spiritoso, si muovi (sic) sennò con tanto fair play finanziario la mandiamo sul lastrico”. Dunque dalla Slovacchia faccio un biglietto per la Romania, destinazione Vaslui.
Mi tocca l’Inter allora. Siamo in Romania, terra di grandi match per le italiane: è ancora nella memoria di molti aspiranti suicidi l’incontro di Intertoto tra la Juventus e il Ceahlaul Piatra Neamt nel 1999. La partita è così noiosa che la federazione europea degli andrologi la sconsiglia categoricamente: il rischio che le palle cadano a terra è troppo concreto. L’accordo con i cinesi piace così tanto all’Inter che i nerazzurri si rimettono la maglia rossa: il modello è quello utilizzato nell’ultimo congresso della gioventù comunista di Canton dal titolo “Da Nicolino Berti a Cassano: la rivoluzione culturale?”. La partita scivola via in una tale inutile tristezza che gli unici spunti sono le acconciature degli interisti. Tutto all’insegna della gioventù: Zanetti festeggia le 800 partite con un nuovo delicato gel a base di bava di baco da seta e i capelli sono fermi come Prodi al semaforo; Cambiasso ha una sfumatura leggermente più alta del solito e il suo gol è semplicemente frutto del riflesso delle luci sulla sua pelata che accecano il portiere rumeno; il codino di Palacio si muove più di quanto non faccia Mudingayi. E Stramaccioni, che passava di lì per caso (anche lui si era sbagliato: aveva capito Romagna, non Romania, e infatti aspettava il pullman della squadra a Pinarella di Cervia anziché alla Pinetina), si è presentato in panchina con una riga in testa così discreta che sembrava avere il check point Charlie del muro di Berlino tra la tempia sinistra e l’attaccatura dei capelli.
I rumeni sono scarsi come la squadra dell’oratorio ortodosso. Non bastano neanche le preghiere, ci vorrebbero i miracoli. Speranze ne avevano poche: erano convinti che l’Inter giocasse con Sant’Antonio. Poi gli hanno chiarito l’equivoco: l’Inter ha preso Fantantonio, che non ha nulla a che vedere con il protettore degli animali. Gli unici animali che conosce Cassano sono le cozze pelose. “Non mi piacciono questi rumeni, preferisco il rum e pera”, ha sentenziato il buon Antonio pasteggiando a cime di rapa. “Meglio le orecchiette degli orecchioni”.
Giorgio Caccamo
@giorgiocaccamo