Elezioni europee: vincono gli euroscettici. In Italia Grillo non sfonda e vince Renzi. E con l’Italicum Berlusconi spera di andare al ballottaggio
È vero, i terremoti non si possono prevedere, ma quello degli euroscettici – che hanno triplicato il numero dei loro seggi a Strasburgo – era stato previsto da tempo: benché l’euroscetticismo abbia trionfato in quasi tutti i Paesi, i fenomeni più rilevanti di queste attese elezioni europee rimangono la vittoria in Inghilterra del movimento antieuropeo dell’Ukip di Nigel Farage, che ha relegato al terzo posto i Tories di Cameron, e la vittoria in Francia del Front National di Marine Le Pen in Francia, che ha letteralmente travolto (sulla scia delle già disastrose lezioni amministrative) il Ps di Hollande, battuto anche dai conservatori, nonostante il rimpasto di governo e l’arrivo di un ministro popolare come Manuel Valls.
Il Front National non è mai stato così forte come in questo momento, ma ha dovuto cambiare pelle per ottenere i voti meno radicali, anche se i contenuti rimangono gli stessi di sempre. All’indomani del voto ha già chiesto lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale costringendo l’Eliseo a una riunione d’emergenza (richiesta difficilmente realizzabile non essendo elezioni nazionali), e nel Parlamento europeo farà probabilmente da locomotiva riunendo sotto il suo segno tutti i movimenti antieuropei che, però, tendono ad escludersi l’uno con l’altro. La sinistra ha vinto in Grecia – dove Syriza di Tsipras è riuscita a prevalere sui neonazisti di Alba Dorata che comunque ottengono tre seggi che faranno compagnia all’unico neonazista tedesco – e cresce a Berlino dove la cancelliera Merkel tiene ancora, ma il Ppe è in vantaggio (nonostante i 274 seggi di cinque anni fa siano un miraggio), e già Junker reclama la presidenza della Commissione europea, anche se i giochi sono ancora aperti.
Una sfida tra Renzi e Grillo, dicevamo, che ha evidentemente eclissato Berlusconi, di solito protagonista indiscusso (per gli slogan più originali e le uscite meno felici) della campagna elettorale. Ma il leader di Forza Italia, benché ai servizi sociali, è ancora vivo politicamente: è consapevole che da lui dipendono i destini delle cosiddette riforme costituzionali, a cominciare dalla legge elettorale, l’Italicum, che avrebbe dovuto trovare un equilibro tra rappresentanza e governabilità, ma che purtroppo presenta alcuni difetti tra cui la soglia troppo bassa per accedere al premio di maggioranza. Una legge che Berlusconi non boicotterà perché sa che può correre al ballottaggio insieme al Pd, a patto che una coalizione di centro-destra si presenti unita alla prossima tornata elettorale. Da questo punto di vista, il M5S deve stare attento perché rischia di essere emarginato definitivamente e di diventare la terza forza del Paese.
L’Italia resta un’anomalia nel panorama europeo: il Movimento di Grillo&Casaleggio – che tanto per cominciare non è assimilabile alle forze xenofobe, razziste e talora antisemite che oggi hanno occupato Strasburgo – non ha indebolito le forze di governo, paradossalmente le ha rafforzate. Questo può rivelarsi un vantaggio reale per l’Italia che Renzi deve sfruttare subito, ma può anche rivelarsi un boomerang perché questa immensa responsabilità, d’ora in avanti, non consentirà fallimenti.