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Eurostat: Italia fanalino di coda nella scuola e nella cultura

Creato il 08 aprile 2013 da Marvigar4

Total general government expenditure by main function and country, 2011

   Ecco un’altra bella notizia che ci arriva direttamente dall’istituto di statistica europeo, Eurostat: in uno studio pubblicato lo scorso 4 aprile, ove si calcola la spesa pubblica nei paesi dell’Unione Europea nel 2011, l’Italia occupa l’ultimo posto per la percentuale di spesa pubblica destinata all’educazione (leggasi scuola) e il penultimo per percentuale di spesa nella cultura. Ancora una volta si dimostra che il nostro bel paese ha deciso definitivamente che la cultura e l’istruzione sono un lusso superfluo, una spesa non importante per la crescita della nazione… oddio, parlare di “nazione” in questo caso sembra perlomeno fuori luogo, dal momento che il concetto stesso di “nazione” nasce dall’idea di un investimento culturale in grado di caratterizzare la fisionomia di una popolazione.

   L’Italia, che non è seconda a nessuno per la spesa destinata agli affari politici e economici, continua ad essere il fanalino di coda quando si tratta di impiegare risorse utili per allestire un futuro che non sia fatto solo di soldi o di strutture materiali. Va detto che noi italiani eroghiamo fondi come la Francia per la sanità pubblica (il 14,7 %), però ci dimentichiamo che oltre a un corpo abbiamo anche una mente da nutrire, senza la quale il corpo resta un tronco inanimato intellettualmente. Venendo ai dettagli, soltanto la Grecia è messa peggio di noi nella spesa per l’istruzione (7,9 % contro l’8,5 % italiana), mentre per ciò che concerne la cultura ci godiamo la maglia nera in solitudine (1,1 %, esattamente la metà della media europea del 2,2 %). Indicativo il fatto che la voce dedicata alla cultura sia comprensiva anche delle spese pubbliche per la religione e la ricreazione… Il paese cattolico per eccellenza, con il Vaticano al suo interno, ha quindi devoluto meno di tutti “devozionalmente” (la Grecia è ortodossa…). Si è detto che lo studio riguarda il 2011, e in quell’anno il governo italiano era presieduto da Silvio Berlusconi, a capo di una coalizione di centro-destra, ossia di una fazione politica che si presenta come paladina dei valori tradizionali e culturali confessionali. Una contraddizione? Non direi. Le forze reazionarie in Italia hanno sempre puntato a svuotare il paese dal punto di vista culturale, ad omologarlo verso il basso, a renderlo “meccanico”, istillando innanzitutto una visione a bassissimo costo che abbatte ogni pretesa individuale di sviluppo mentale e intellettuale: il popolo è bue e per mantenerlo tale non c’è niente di meglio che tagliare fondi alla scuola e alla cultura.

   Com’è noto, dal 16 novembre 2011 l’Italia è guidata da un governo tecnico con Mario Monti Presidente del Consiglio, governo tutt’ora in carica visto che non si riesce a formarne uno dopo le ultime elezioni politiche, pertanto non si dispone dei dati definitivi e comparati riguardo la spesa pubblica del 2012, tantomeno del 2013, essendo l’anno ancora in corso. Dubitiamo fortemente che la tendenza sia mutata, di conseguenza ci sono ottime probabilità che anche questo governo tecnico abbia proseguito nella linea precedente di scarso investimento verso cultura e istruzione.

© Marco Vignolo Gargini

http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_OFFPUB/KS-SF-13-009/EN/KS-SF-13-009-EN.PDF



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