Secondo i dati Eurostat, pubblicati in occasione della Giornata Internazionale della Famiglia (15 maggio 2015), le donne nell’Unione europea (UE) ha dato alla luce in media il loro primo figlio a 29 anni.Nel 2013, la maggioranza (51,2%) delle donne nell’Unione europea (UE) ha dato alla luce il loro primo figlio all’età fra i 20 ei 29 anni, contro il 40,6% delle trentenni.In Italia, stando ai dati Eurostat, l’età media del parto è cresciuta parecchio, passando dai 29,1 anni del 1991 ai 30,6 anni del 2013: numeri che fanno delle italiane le mamme “più anziane” d’Europa, visto che nel vecchio continente l’età della maternità è ferma attorno ai 30 anni e solo in Spagna le donne fanno figli tardi quasi quanto noi (30,4). Così, più di 127.000 primogeniti in Europa nel 2013 sono nati da donne di età inferiore ai 20 anni (ragazze madri) e circa 65.500 donne di età compresa fra 40 anni e più. L’età media per una donna europea ad avere il suo primo figlio è di 28,7.Dei 5,1 milioni di nascite registrate nell’UE nel 2013, circa uno su cinque (più di 880.000) hanno riguardato un terzo o successivo figlio. Nella classifica della “primipare attempate”, come sono definite sulle cartelle cliniche, cioè delle donne che vivono l’esperienza della maternità dopo i 30 anni, l’Italia è seguita dall’Irlanda, la Spagna, il Lussemburgo e la Grecia. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, le ragioni di questa condizione vanno addebitate alla crisi economica. Secondo i dati di uno studio svolto dall’Università di Adelaide, in Australia, e pubblicato su “Human Reproduction”, l’era delle mamme over 35 è legata a doppio filo ai lavoretti e agli impieghi precari. Stando ai dati dello studio, le donne che hanno accumulato impieghi temporanei hanno meno probabilità di avere avuto il primo figlio all’età di 35 anni. Inoltre, più tempo è passato in attesa di un impiego stabile, più aumenta la probabilità che una giovane sia arrivata ai 35 anni senza figli. Insomma, non ci voleva un gruppo di scienziati per dire che le donne, in genere, aspirano alla sicurezza economica e alla stabilità prima di mettere su famiglia, o forse sono costrette da ragioni professionali ad anteporre le ragioni pratiche a quelle del cuore.
Lecce, 15 maggio 2015
Giovanni D’AGATA