Con la probabile sconfitta di Nicola Sarkozy e la caduta del governo olandese, la Germania ha perso due alleati chiave.
L’Europa sta cambiando. L’autobus Merkozy sta per perdere le ruote posteriori, e intanto altri esponenti dell’universo tecnico-conservatore stanno lottando per mantenere in vita l’ibrido. A causa di una guida imperfetta i passeggeri sul retro – Spagna, Italia, Portogallo e Grecia – cominciano ad avere la nausea......
Persino copiloti affidabili come gli olandesi, che si sono opposti al taglio del debito da parte dei finanziatori privati della Grecia, non riescono a orientarsi nel loro paese, dove in teoria le strade dovrebbero essere facili. Mercoledì il loro governo è crollato.
L’estrema destra è tornata alla ribalta in Francia, dove il Front national (Fn), la cui immagine è stata depurata dalla figlia del fondatore, ha ottenuto il suo migliore risultato di sempre. Le cifre di Fn sono in crescita costante da tempo, ma nel 2007 Sarkozy era riuscito a conquistare il voto di gran parte degli elettori dell’estrema destra. Un voto che ha clamorosamente perso al primo turno, e che cercherà di riconquistare in due settimane. Tuttavia, anche se ci riuscisse, dovrà comunque virare ulteriormente a destra, e comunque vada il prossimo presidente francese non sarà un partner attraente per la signora Merkel.
La cancelliera tedesca è impegnata in una corsa contro il tempo per iscrivere i provvedimenti di rigore nelle leggi europee, ma le istituzioni, i funzionari e i politici di alcuni stati stanno remando contro. Che arrivi dagli estremi o dal centro, dalla destra o dalla sinistra, il messaggio del popolo è chiaro: l’austerity voluta dalla Germania compromette la nostra sovranità, distrugge il futuro dei nostri giovani e – aggiungono dal centro e da sinistra – favorisce la destra neofascista.
Merkollande, se mai esisterà, sarà un’automobile elettrica, un’utilitaria senza fronzoli e poco scintillante. Ancora però non esiste nessun disegno chiaro, figuriamoci i test su strada. E le batterie potrebbero rappresentare un problema. Nicolas Sarkozy non ha accettato l’offerta di Angela Merkel di aiutarlo nella campagna elettorale. La cancelliera starà tirando un sospiro di sollievo. Sarkozy, famoso in Germania per essere un divisore e un polarizzatore, ha tutto l’interesse a drammatizzare la scelta dell’elettorato francese nelle due settimane che lo separano dal secondo turno. Angela Merkel, anche lei alle prese con importanti appuntamenti elettorali, probabilmente ha altri obiettivi politici.
I democratici dell’Spd sono divisi sul programma di riforma in 60 punti presentato da Hollande. Alcuni esponenti di spicco del partito, come l’ex ministro delle finanze Peer Steinbrück, hanno definito ingenua la richiesta di Hollande di una revisione del patto di bilancio. Altri, come il leader dell’Spd Sigmar Gabriel, sono d’accordo con il progetto del candidato socialista francese di affrontare la crisi dell’eurozona stimolando la crescita. Insieme, hanno dichiarato i due in un’intervista congiunta, si possono “cambiare le cose”.
Dietro alla maggioranza
Quasi certamente Merkel è d’accordo con questo tipo di approccio collettivo. La cancelliera tedesca è una persona pragmatica. Da tempo in Germania ci si chiede perché i tedeschi dovrebbero utilizzare il denaro guadagnato con il duro lavoro per salvare gli scriteriati paesi dell’Europa meridionale. La contro-argomentazione – se il mercato unico crolla, precipiterà anche il suo principale produttore di beni – non è stata ancora sostenuta con sufficiente forza.Quando la situazione sarà più chiara, comunque, Merkel si adeguerà alla posizione prevalente. L’unico interrogativo riguarda l’eventualità che l’attuale cancelliera abbia ancora una maggioranza alle sue spalle. In ogni caso è chiaro che Merkel, animale politico estremamente cauto, andrà dove la porta la sua maggioranza.
Chiunque abbia a cuore il progetto europeo deve riflettere attentamente sul messaggio lanciato dal primo turno delle presidenziali francesi. Andare avanti sulla strada di un programma economico che intacca la sovranità, abbandona i giovani alla disoccupazione e trascina l’Europa verso un decennio di stagnazione significa distruggere la fiducia nella solidarietà sociale su cui si basa l’Unione europea. Economicamente l’idea che la crescita vada stimolata anche rischiando un’impennata dell’inflazione non è ancora prevalente. Politicamente, sta diventando un’ovvietà.
IRLANDA
L’ombra di Hollande sul referendum
Hollande non vuole affatto cambiare la sostanza del trattato, come ha suggerito in campagna elettorale – un incubo per le altre capitali, non ultima Dublino – ma intende semplicemente aggiungere un protocollo. Alcuni analisti tedeschi suggeriscono che Merkel sarebbe disposta a consentire una forma di “patto di crescita” come aggiunta al trattato. In questo caso tra i paesi favoriti ci sarebbero anche Spagna e Italia.
Cambiare i contorni del trattato, o anche solo ipotizzare che si possa farlo, non aiuta il tentativo dell’Irlanda di far passare il referendum, mentre l’alternativa di un “protocollo di crescita“ ha un certo appeal. Per far passare il trattato – che i sostenitori del no hanno definito semplicemente ed efficacemente il trattato dell’austerity – il governo irlandese e gli altri governi europei devono vendere l’idea di un trattato e di un’unione monetaria come motore della crescita, e non soltanto come strumento di tortura economica, per quanto necessaria. source