Everything Everything : Man Alive (2010)

Creato il 11 giugno 2012 da Figurehead @figureheadblog

Ammetto che questa non è proprio una novità, visto che questo disco è uscito due anni fa, ma solo recentemente ha trovato la strada verso le mie orecchie e, piano piano, durante l’ultimo mese è riuscito ad insinuarsi sotto la mia pelle.

Pur non essendo il mio disco da portare sull’isola deserta è estremamente ben fatto e mi fa ben sperare per il futuro della musica.
Nel senso che, se questo non è semplicemente un fulmine a ciel sereno, e magari i gruppi ora la smettono di fare indie e tornano a fare musica,mettendoci un po’ di creatività e passione nelle composizioni. Che non sia un fenomeno isolato lo si intuisce dalla presenza di altre bands come i Django Django e gli emergenti Clock Opera e Look, Stranger! (di cui parlerò a breve).

Al primo ascolto sono stato un po’ travolto dall’opulenza di suoni, tempi prog e viruosismi vocali. Indubbiamente qui abbiamo megawatts di engergia e gioventù, entusiasmo e talento che sono stati travasati in un contenitore troppo piccolo. Ma sono anche rimasto piacevolmente sorpreso dalla pulizia dei suoni e dall’abbondanza di silenzi, merce rara in tempi ddi chitarrine incessabili batterie a macchinetta e tastiere dense come gravy sull’arrosto.
Il primo pezzo My Kz Ur Bf (“My keys, your boyfriend” nel caso qualcuno qui non fosse avvezzo al linguaggio teenager sms) mette subito in chiaro le cose: ritornello pop, strofa complicata Il secondo pezzo è un po’ troppo veloce e hype per i miei gusti e non sono ancora riuscito a digerirlo. Le acque si calmano, mischiando le solite atmosfere soft pop con dei ghirigori tra il prog e l’acid jazz. Certo che il falsetto lo dovrebbero tassare, così almeno lo userebbe con un po’ più di parsimonia, ma hanno talento da vendere i ragazzi e lo dimostrano con Final Form, il loro capolavoro. Ora potrei sprecare mille parole su questa canzone….sulle chitarre sospese che caratterizzano il pezzo sin dall’inizio, sulle aperture panoramiche, il toccante ritornello, lo stacco al minuto 3:30…ma non ne saprei rendere l’idea. Eccovela qui:

Da notare i testi, non fiorellini e cuori ma fogne che esplodono: “I wish the cesspit would open like a bible” “…and the sewers erupting life in gold“.

Il presente paragrafo è solo per bassisti, gli altri leggano a loro rischio e pericolo. Non so se avete notato ma nello stacco di cui parlo sopra (attorno al minuto 3:30) che suonaccio di basso c’è? Sono quei riff che mi risolvono la giornata. E per stare più raffinati ancora cosa ne dite di quel punto nel ritornello in cui il basso manca una nota e lascia la cassa di batteria da sola? Che classe!

Final Form è la direzione che spero gli Everything Everything prendano nel loro prossimo disco (in uscita quest’anno a quanto pare!): cioè una forma ordinata alle loro idee. Sembra infatti che solo in questa canzone siano riusciti a mettere le briglie e domare quel cavallo selvaggio che brucia dentro loro. Spero che eliminino, o almeno riducano al minimo accettabile, certe cose che mi danno un po’ fastidio come i virtuosismi in falsetto o il suono di clavicembalo che c’è in Two for Nero…anche se per questo si fanno perdonare quando, alla fine della partenza medievaleggiante, entra la batteria e il pezzo si apre con una naturalezza che sembra essere la dote principale di questi ragazzi. Ora non sto a parlare delle canzoni che tanto ho messo qui sotto da “streammare” (se fate play su una le altre poi partono automaticamente una dopo l’altra). Però vorrei quanto meno citare NASA is on your side: inizio un po’ melense ma anche qui c’è un’apertura magistrale sul ritornello, come una cascata. Certo che poi il pezzetto tra 3:44 e 3:51 potevano anche risparmiarcelo.

Ma forse anche per questo mi piacciono gli Everything Everything, sono imperfetti, una devastante forza della natura che sa creare cose bellissime e poi rovinarle in un secondo ma farsi ancora perdonare con qualcos’altro di sorprendente ed inaspettato.


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