BUON 2013 A TUTTI!!!
E naturalmente per scaramanzia lascio un brano del mio racconto RADIO X, che continuerò nel 2013!
Riassunto degli episodi precedenti:In un ufficio ministeriale compare uno strano aggeggio. Niente paura, si tratta di una radio, danneggiata, perché trasmette - ahimé - sempre sulla stessa frequenza.Siamo negli anni '50 e in quell'ufficio ci lavora Maria. La donna, dopo aver ascoltato la musica della radio, esce dall'ufficio con buoni propositi. Vorrebbe cambiar vita e trovarsi un amore ma il destino si accanisce contro di lei. Proprio in quel momento un bambino sfugge alla madre e attraversa la strada senza accorgersi che una macchina sta arrivando. Maria vede tutto ed eroicamente si lancia sulla strada e salva il bambino. La macchina però la investe e Maria muore tragicamente. Passano gli anni e dentro quell'ufficio, siamo negli anni '70, ora ci lavora Mauro, avvocato ma destinato al momento ad essere impiegato come amministrativo. Anche lui un giorno si accorge della presenza di una radio, misteriosamente apparsa sopra uno schedario. L'accende, ma la radio sembra essere bloccata su un'unica frequenza che trasmette musica religiosa. Lo stesso giorno fa uno strano incontro: si scontra all'uscita con il portaborse di un ministro che sta portando un'importante lettera proprio al Presidente della Repubblica. A scriverla sarebbe stato un misterioso gruppo composto da tre personaggi strani. A capeggiarli c'è Roberto, il figlio di un fascista. Roberto decide che è giunto il momento buono per muoversi e decidono di andare a Tonezza. Roberto ha infatti in mente un piano...
RADIO X
Non faticarono molto a capirlo.
Dopo neanche mezza giornata frenetica di preparativi partirono in tutta fretta sulla cinquecento lasciata dal padre morto.
Fecero tappa ad Ancona e si tuffarono nel mare verdastro della costa adriatica. Si riposavano su un chiosco della spiaggia trangugiando spaten e panini.
“Ma che diavolo andiamo a fare in quella mon…nezza! Stiamo divinamente qui”, disse Mango a Alex.
“Tonezza, stronzo!, Tonezza!”, lo guardò storto.
Roberto era andato a pagare le birre e quanto speso dagli amici. Quei due morti di fame si riempivano la pancia grazie alla sua generosità. Ma sarebbe stato ripagato… eh sì…lo avrebbero ripagato in qualche altro modo, pensava Roberto ogni volta che tirava fuori il portafoglio.
Alex lo calmò: “Stai zitto, che andiamo a passare una vacanza in montagna,” si girò a guardare una ragazzetta che si era posizionata con un due pezzi proprio vicino al juke box, mettendosi a ballare davanti a loro. Aveva uno di quei costumi gialli di spugna che lasciavano intravedere tutto e ammiccava spudoratamente a Roberto che la ignorava; di certo non andava con una di quelle puttanelle che credevano di sconvolgere il mondo e di essere trasgressive, portando la minigonna o i pantaloni. A lui le donne servivano solo per soddisfare quella voglia.
Aveva conosciuto una di quelle brave ragazze tutte casa e famiglia e se la voleva sposare. Per il resto si sarebbe divertito diversamente e in quel “diversamente” ripensava alla prostituta che suo padre a lui quindicenne aveva presentato: Dolores di nome e di fatto, quarant’anni che li portava tutti nel corpo, ma lo aveva reso uomo e non poteva farne a meno, e non ne avrebbe fatto a meno nemmeno dopo il matrimonio. Ogni volta che andava da lei si sentiva uomo e felice, come se avesse compiuto il suo dovere maschile.
Lanciò uno sguardo a Mango che sbavava dietro la ragazzina.
Che cazzo si era portato a fare uno come Mango!, pensò tra sé Roberto e stava valutando seriamente l’idea di lasciarlo lì.
Chiamò Alex e gli disse di muoversi e di convincere il cugino a muoversi e a smettere di fissare quella ragazzina.
“Mango, dai muoviti che dobbiamo ripartire, il viaggio è lungo e non ti puoi fare tutte le donne che incontriamo fino a Vicenza!”, gli intimò Alex e dicendogli così, per essere più convincente, lo tirò su dalla sedia prendendolo per i capelli.
Mango guardò con delusione il bocconcino femminile che gli stava davanti: non era mica scemo! Chissà Roberto cosa aveva in mente di fare? Aveva sempre saputo che quello era una testa calda, sempre a parlare di politica, a leggere i giornali. Ma che cazzo gli fregava di quello che stava capitando in quel cesso di mondo? Per lui si potevano fottere tutti che intanto era lui che li fotteva e se la spassava alle spalle di quello che si credeva chissà chi!
Mostrò il sorriso al cugino e fece un cenno alla ragazza che raccolse senza scomporsi l’invito del bell’omaccione.
Alex li lasciò andar via, ad appartarsi dentro uno di quei camerini della spiaggia. Si appostò ad aspettarli mentre ascoltava i loro grugniti e si chiedeva con quale incoscienza ora si poteva far sesso senza prima conoscersi.
Uscì dal camerino dopo neanche qualche minuto, felice per quella scopata inaspettata, riassestandosi i pantaloni e con un sorriso da ebete sulla faccia.
“Ti beccherai la sifilide”
“Almeno morirò felice”, lo zittì in malo modo.
Ripartirono in silenzio, sapendo che qualunque altra parola sarebbe stata sbagliata.
Arrivarono che era notte fonda. La casetta era un po’ fuori dal centro abitato e dovettero girare molto per ritrovarsi in quelle strade di montagna, inoltre stavano cominciando a sentire un grande freddo, perché erano ancora abbigliati con vestiti estivi mentre lì in montagna si sentiva un freddo cane che penetrava nelle ossa. In più, nella cinquecento gli spifferi facevano accapponare la pelle e l’aria calda si raffreddava ancor prima di uscire dalla ventilazione.
Accese la stufa economica che si trovava in cucina e provò a vedere se funzionava il caminetto. Che strano, pensò Roberto, chissà perché i miei genitori non mi hanno mai portato qua su in montagna. Andò a guardare dentro gli armadi e trovò vecchi vestiti dei genitori. S’infilò il primo maglione che gli capitò sotto mano e ne prese altri due da dare ai suoi amici. Si erano rincantucciati in cucina e avevano messo una pentola al fuoco con dell’acqua per riscaldarsi.
“Dovete aspettare un po’, domattina proviamo ad accendere il caminetto che c’è nel salotto.”
Diede loro delle coperte che aveva trovato in camera dentro un cassettone e li lasciò in cucina. Borbottarono qualcosa e poi si sistemarono uno sul divano a fiori che c’era in salotto e l’altro nella cameretta attigua. La casa oltre alla cucina e al salotto che erano comunicanti, aveva anche un piccolo bagno con lo scaldabagno a gas e una grande vasca , una piccola cameretta con un letto e un armadio, e una camera da letto matrimoniale arredata con mobili vecchi ma ancora di discreto valore.
Roberto rimase da solo nella camera da letto matrimoniale.
Mango che era quello sistemato peggio sul divano provò a chiedergli di andare a dormire insieme.
“Vaffanculo, figurati se ti voglio con me! Stanotte saresti capace anche di fottermi pensando a una delle tue puttane!”
In camera Roberto tirò fuori la lettera del padre, ripensando che il padre voleva che fosse lui per primo a trovare qualcosa.
Provò una gioia incontenibile. Perché ora i suoi piani potevano prender forma.
In fin dei conti aveva proprio bisogno di quelle armi.
Non era mica roba da nulla organizzare un sequestro, il sequestro del secolo.
(CONTINUA)
P.S. le foto sono tratte dal web e non hanno alcuna attinenza con il racconto, frutto della mia fantasia.