Ex Cinema America Occupato dalla viva voce (scandalizzata) di chi lo frequenta e lo ha frequentato. Reportage non autorizzato dall'interno di una delle occupazioni alla romana

Creato il 10 gennaio 2014 da Romafaschifo
Per circa un anno abbiamo raccolto lamentele, lettere anonime, spunti e critiche su molte occupazioni romane. Per quanto riguarda l'occupazione dell'Ex Cinema America di Via Natale del Grande, a Trastevere, abbiamo però deciso di non pubblicare gli spunti volta per volta bensì di accumularli al fine di tratteggiare un quadro, un ritratto complessivo, sebbene parziale, delle criticità. Quello che segue è un cahier frutto di decine e decine di segnalazioni poi cucite assieme. Ovviamente amplissimo spazio alle repliche e alle smetite, sia nei commenti che in un nuovo articolo successivo. Anche perché speriamo davvero che i tanti giovani cittadini che ci hanno scritto, si sbaglino di grosso

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L'occupazione inizialmente non era assolutamente pensata come un qualcosa a lungo termine, ma come un'azione simbolica e della durata di qualche giorno. Alcuni ragazzi, vista l'importanza dell'edificio di cui avevano improvvisa "disponibilità", hanno pensato di farla continuare a tempo indeterminato. Un'occupazione a tempo indeterminato... già questa una contraddizione in termini.

A settembre, c'è stata una scissione del collettivo di occupanti. Non è stata, però, una vera e propria scissione volontaria. Alcuni, quelli che ora continuano l'occupazione, nel corso del tempo hanno cacciato a suon di calci e pugni alcuni occupanti per motivazioni molto profonde che vanno quindi elencate: alcuni sono stati allontanati perché cantavano (sì... cantavano) e disturbavano, altri puzzavano, altri (alcuni degli occupanti che presidiavano il posto giorno e notte) hanno fatto l'errore di chiedere 5 euro per la colazione al cassiere, quando questo non era proprio dell'umore giusto, e altri sono stati cacciati per non aver affrontato adeguatamente e respinto l'ingresso di alcuni Carabinieri.

Attualmente il Cinema è occupato da una decina scarsa di persone (5 o 6 individui). Di conseguenza molte attività, con le quali veniva motivata l'utilità sul territorio di tale occupazione, sono state eliminate o pesantemente ridotte per carenza di organico. Sempre nei progetti degli attuali 5 o 6 occupanti, c'è la progressiva riduzione della attività culturali a favore di attività di maggiore richiamo, con l'attivazione di una serie di due o tre eventi mensili stabili che permettano di riempire le sale e fare cassa, in sintonia con la logica del consumo che tanto combattono ma solo a chiacchiere.

Per appurarlo, basta vedere la differenza tra la qualità degli eventi dell'anno passato e quelli attuali, volti a riempire la sala e la galleria, appositamente resa agibile, grazie alla presenza di personaggi di richiamo. Eventi legati oltretutto a quelle dinamiche economiche speculative che gli occupanti, a parole, sostengono di contrastare.

Va detto che, almeno nel caso delle attività  con i bambini, queste sono state sospese anche per via delle preoccupazioni (degli occupanti stessi) legate alla somministrazione di alimenti senza adeguati controlli di natura igienica.

La scissione interna di settembre, oltre che per il diretto allontanamento degli indesiderati, è stata causata anche dal fatto che sempre più persone hanno preso consapevolezza della logica di sfruttamento del prossimo da parte dei vertici dell'occupazione.
Come è evidente dagli ultimi sviluppi, mirano ad avere un centro sociale-commerciale in pieno centro storico. Fino a che gli si è utili, si viene sfruttati allegramente. Quando non si è più utili o docili, o si è in disaccordo con la politica economica, si viene allontanati anche (e spesso) ricorrendo alla violenza.
Molti, infatti, si sono anche allontanati per il fatto che le decisioni all'interno del gruppo di occupanti non erano prese in modo "orizzontale" ma in modo "verticale", ovvero anche se era presente un collettivo, questo era in realtà soggetto al diritto di veto e alle volontà dei 'vertici': molto democratica, come organizzazione!

Oltre alla scissione interna, l'occupazione dello stabile in Via Natale del Grande non ha buoni rapporti con più o meno nessuna delle altre realtà occupate romane. Questa emarginazione è avvenuta nel tempo e per il comportamento dei pochi violenti che sono rimasti. Non era infatti questa la condizione dei rapporti quando, nella passata primavera, ci sono stati vari episodi di violenza ai danni dell'occupazione.

Per alcuni mesi, ci sono state delle aggressioni da parte di persone non identificate. Per fronteggiare questi attacchi, c'è stata una mobilitazione di parecchie persone provenienti dagli ambienti antagonisti di Roma e dintorni.

Durante quegli scontri, che videro coinvolte moltissime persone in difesa dell'occupazione, ci furono feriti gravi e anche incidenti a proprietà di terzi, come la rottura di alcuni vetri di macchine posteggiate su Via Natale del Grande, a causa del lancio di oggetti dalla balaustra sopra l'entrata del cinema. Questi lanci, secondo quanto dicono alcuni, sarebbero stati ripresi da abitanti della zona.
Oggetti contundenti quali bicchieri di vetro, bottiglie vuote di birra e altro, tenuti pronti per ogni evenienza vicino alle finestre del primo piano dello stabile.
Queste aggressioni furono dipinte  - tipicamente, per eccitare gli animi alla battaglia contro i cattivi - come frutto di un accordo tra esponenti di estrema destra, istituzioni e proprietà per affrettare lo sgombero. Fu anche coinvolto un noto fumettista romano, che fece una vignetta per raccontare tali episodi.
Successivamente, si scoprì che tali aggressioni erano solo frutto di antichi dissapori tra alcuni degli occupanti (gli attuali) e ragazzi di differenti idee politiche. Dissapori che questi ragazzi si portano dietro dal liceo, visto che anche se giovani da anni scambiano gli schiaffi con la dialettica.
Non erano aggressioni volte ad accelerare lo sgombero. Non c'era nessuno scenario apocalittico dipinto dagli attuali occupanti. Era solo il chiarimento di antichi dissapori.
Ora che si conosce la natura di tali aggressioni, molti si chiedono chi sarebbe disposto a porre la propria incolumità a difesa di un posto che non è quello che vuol far credere di essere.

L'aspetto della violenza e della violazione delle più elementari norme sociali va comunque approfondito. A giugno, una decina di esponenti delle forze dell'ordine (alcuni dei quali in divisa antisommossa) sono entrati nel cinema. Passavano per caso e non avevano il mandato, ma sono stati lasciati entrare dagli stessi occupanti, tra i quali in seguito sono nati dissapori proprio perché non tutti erano d'accordo su come gestire un intervento delle forze dell'ordine. Dissapori che hanno contribuito agli allontanamenti di cui si è già parlato.

Durante la visita, gli agenti hanno appurato la presenza di spranghe (di legno e metallo), alcune poste dentro un secchio dell'immondizia vicino alla porta di ingresso e altre nascoste dietro il vecchio bancone del cinema.
Queste mazze sono state descritte da alcuni come resti dei lavori di ristrutturazione, avvenuti alcuni mesi prima. Altri occupanti, i più ingenui evidentemente, hanno fatto presente agli agenti che erano spranghe usate per legittima difesa... di un posto occupato illegalmente. A seguito di questa leggerezza nell'indicarle come strumenti di difesa, alcuni occupanti sono stati allontanati dal posto.
Sempre le forze dell'ordine hanno potuto constatare che al vecchio bancone vengono serviti alcolici senza la regolare licenza e tantomeno la regolare emissione di scontrini, oltretutto da parte prevalentemente di ragazzi minorenni.

Come confermato da parecchie persone che con curiosità sono andate a vedere le attività del posto, è presumibile che le persone che si occupano della somministrazione di bevande alcoliche e generi alimentari, oltre ad essere minori, non abbiano seguito i corsi di igiene che deve seguire obbligatoriamente chi intenda lavorare in una attività di somministrazione a norma di legge.

Quanto agli oggetti contundenti, alcuni riferiscono di aver visto un cassetto pieno di manganelli retrattili, biglie metalliche legate a catene, tirapugni e spray urticanti, anche di tipologie non permesse in Italia. Gli spray urticanti sono stati acquistai online da un sito tedesco, usando una carta di credito riconducibile ai vertici dell'occupazione. Questo cassetto, stando alle descrizioni di chi l'ha visto, si trova nella vecchia Direzione del cinema. Si tratta di una stanza al primo piano, vicino alle cucine e alla sala studio, ora trasformata in camera da letto destinata a ospitare i vertici del gruppo e distaccata dal vero e proprio nucleo abitativo dove dorme la truppa, ricavato nella vecchia sala proiezione.

Un'occupazione, che viene fatta passare come culturale e non come abitativa, prevede invece la presenza di differenti posti letto, alcuni dei quali costantemente occupati da mesi delle stesse persone! Questi posti letto sono divisi in una zona comune, destinata alla truppa e situata in quella che un tempo era la cabina di proiezione del cinema subito sopra la pensilina che sovrasta l'entrata, e in una stanza da letto per i 'vertici' del gruppo di occupanti, situata in quella che un tempo era la Direzione del cinema, al primo piano vicino alla sala studio e di cui si tornerà a parlare in seguito.

A conferma del fatto che sia un'occupazione anche abitativa, gli occupanti hanno disposto un servizio di lavanderia per chi ha vissuto stabilmente in quel posto da più di un anno e, attualmente, per le poche persone che continuano ad occuparlo. Per tale servizio, fruiscono delle lavanderie a gettone limitrofe... forse in attesa di disporre di una lavanderia interna.
Sempre per chiarire la natura di quest'occupazione, al piano superiore sono state costruite le docce e uno spazio cucina.
Le docce vengono usate ogni giorno, si presume. La cucina viene usata, ovviamente, per preparare i pranzi degli occupanti, ma anche per preparare i generi alimentari distribuiti in condizione di dubbia igiene durante gli eventi.
L'accesso alla cucina è gestito con dei lucchetti ed è quindi garantito solo agli occupanti e non per esempio a chi va a studiare e vuole farsi un the caldo che si è portato da casa. Se il bar interno allo stabile occupato abusivamente è chiuso, la politica è di indirizzarli altrove... fantastico! La fornitura di corrente elettrica, gas e acqua è completamente abusiva, come verrà spiegato in seguito.
Ora pensiamo ai consumi che un posto così organizzato può arrivare ad avere, ricordiamo che le utenze non le pagano... e chiediamoci di chi possa essere l'onere di tenere in piedi economicamente i servizi che quel posto illegale pretende senza volerli pagare.

A differenza di qualsiasi altra attività commerciale analoga a quella messa in piedi in modo abusivo nello stabile occupato in via Natale del Grande, i gestori di tale pseudoattività commerciale possono quindi permettersi di non pagare le utenze del gas, della luce e dell'acqua.

Ma come fanno? Sono stati predisposti degli allacci abusivi ai palazzi vicini. Niente di più semplice... e abominevole.
Per quanto riguarda la corrente elettrica, per esempio, l'allaccio abusivo è fatto a monte del contatore del palazzo adiacente allo stabile occupato abusivamente. In questo modo, i consumi non ricadono sulle bollette degli inquilini dello stabile che quindi non se ne rendono neanche conto. I consumi vengono comunque ridistribuiti (come perdite) tra le bollette di tutti quelli che si ostinano a pagare regolarmente per i servizi di cui fruiscono.

L'unica utenza attualmente pagata è la connessione ad internet. Ovviamente, qui si parla di un contratto con un'azienda privata: o paghi o non usi. E a quanto pare Telecom ha bisogno solo di una persona che stipuli il contratto e non si preoccupa di dove venga poi posizionato il router.

Questa connessione ad internet è anche usata per proiettare, ancora una volta abusivamente, le famose partite di calcio della Roma. Il contratto per la linea wifi è sempre a nome dei 'vertici' dell'occupazione.

Si è letto recentemente che l'assessore alla cultura, Flavia Barca, ha detto che queste occupazioni romane (riferendosi anche a questo stabile occupato abusivamente in Via Natale del Grande) vanno aiutate dalle Istituzioni a non smarrire la strada. Un punto di vista interessante, da parte delle stesse istituzioni che non sono in grado di curare il manto stradale di Trastevere né di creare un'area pedonale che non sia risibile come quella in Piazza S. Calisto, che non prevede nessun arredo urbano ed è infatti tranquillamente usata come parcheggio.

Il punto di vista espresso dalle Istituzioni, per bocca dell'assessore alla cultura è molto interessante. Il sospetto è però che parlino di un posto in cui non sono mai stati, che non conoscono, e che lo facciano solamente a fini di propaganda politica.

Questo punto di vista istituzionale va un po' approfondito e magari alle stesse istituzioni che dovrebbero tutelare la legalità vanno poste alcune domande. Abbiamo già visto che dentro lo stabile sono state allestite una cucina e delle docce e che tutte le utenze (luce, gas e acqua) sono abusive e quindi a carico dell'intera cittadinanza.

Bene, se questo non bastasse, l'impianto elettrico che è stato necessario approntare non è a norma: è stato messo in piedi dagli occupanti stessi in modo evidentemente amatoriale e in sostituzione di quello vecchio dopo quindici anni di abbandono dello stabile.
Pensiamo all'ipotesi di un corto circuito che provochi un incendio, neanche tanto remota. L'assessore alla cultura Flavia Barca ha intenzione di obbligare i contribuenti a sottoscrivere un'assicurazione per nome e per conto di un'occupazione abusiva? O ci si regola solamente facendo i dovuti scongiuri (il livello di sicurezza e di tutela anti-incendio dovrebbe destare preoccupazione dopo i fatti de La Strada, altro centro sociale occupato)? Oppure si pensa proprio di non regolarsi in nessun modo, ignorando il fatto che questa struttura è inserita tra palazzi e che uno scenario del genere sarebbe potenzialmente catastrofico?
A questo proposito bisogna sottolineare che l'unico estintore presente in quell'edificio è quello situato all'ingresso. In uno stato di conservazione da fare invidia alle mummie egizie esposte nei Musei Vaticani.
Sempre rimanendo in tema, non ci sono uscite di sicurezza, in uno stabile che può ospitare centinaia di persone.

Le entrate vere e proprie della sala sono infatti chiuse, anche con lucchetti, e hanno dei rinforzi antisfondamento per rendere più difficile uno sgombero: in una situazione di panico sarebbe impossibile usarle per uscire.

Oltre la piccola entrata ufficiale allo stabile occupato abusivamente, c'è una botola da cui si accede direttamente nella stanza della Direzione, passando da un palazzo in Via S.Francesco a Ripa, e c'è l'uscita della vecchia galleria del cinema. Questa seconda uscita dà sempre sul chiostro interno di un palazzo in Via S.Francesco a Ripa, ma è chiusa con catene e, stando a quanto alcuni dicono, rappresenta la via di fuga degli occupanti in caso di sgombero o problemi di altra natura. In caso di incendio durante un'attività, con magari centinaia di persone dentro lo stabile, come pensano di regolarsi il sindaco e il suo staff?

Gli occupanti si parano dietro una presunta tutela di un edificio storico. Presunta tutela che hanno evidentemente usato al fine di trasformare in attività commerciale un'occupazione presentata come risorsa per un quartiere. Attività che, come spiegato precedentemente, si pone in posizione di netto (e sleale) vantaggio nei confronti delle legittime attività circostanti - in un quartiere che pullula di ristoranti, pub e locali notturni regolari - che sono costrette a costi di mantenimento completamente sconosciuti agli occupanti.

In parte sembra che credano sul serio alla tutela dell'edificio, come potrebbe risultare evidente dal fatto che alcuni writer-vandali romani, che hanno osato affiggerle loro firme sul muro del cinema subito sopra la balaustra, sono stati chiamati a ripristinare il muro come era prima del loro lavoro artistico. La modalità con cui è stato imposto ai writer di ripulire tutto è stata, sebbene positiva nella circostanza, nuovamente, un solito aut aut paramafioso: "o cancellate le vostre scritte o noi andiamo in giro a coprire le vostre...". Il ripristino è chiaramente visibile, perché sono stati riverniciati i mattoni di un colore abbastanza simile a quello dei mattoncini circostanti la zona interessata dai graffiti. La riverniciatura è stata resa necessaria dal fatto che, per coprire tali opere murali, gli occupanti hanno pensato bene di passare una mano di vernice acrilica ulteriore, che ha reso impossibile la rimozione dei graffiti con, per esempio, dei getti a pressione... una mano di vernice acrilica a tutela di un edificio storico. Del resto fanno una rivoluzione culturale, mica lavorano ai Pics.
C'è comunque un altro fatto a smentire questo presunto interesse alla tutela dell'edificio. Nel ripristinare la scritta dell'insegna del cinema, pare non abbiano usato i colori originali ma quelli riconducibili a "gruppi antagonisti" della capitale (in particolare Roma Antifa'). Chissà come mai!

Sebbene attualmente il cinema, che non paga nessuna delle utenze (acqua, luce e gas), disponga di uno splendido proiettore HD, c'è stata più di una volta la visita da parte di impiegati della SIAE, per il mancato pagamento dei diritti d'autore, pagamento che ogni associazione culturale o commerciale è obbligata per legge a onorare subendo la concorrenza sleale di chi, invece, non paga. Una casa cinematografica, in un'occasione, è riuscita pacificamente ad impedire la proiezione di un film che stava andando nei cinema nella versione ristrutturata. Tutte le altre proiezioni sono invece violazioni totali del diritto d'autore. In un contesto in cui tutti i commercianti sono obbligati per legge a pagare la SIAE, a meno di vedersi chiudere l'attività dopo ritiro della licenza e multa.

Nella stanza dell'ex Direzione è presente anche la cassaforte in cui vengono conservate le entrate frutto delle varie attività. L'accesso alla cassaforte è consentito solo ai 'vertici' dell'occupazione, che dormono nella stessa stanza e ne conoscono la combinazione. Con una sottoscrizione di 2 euro, con una sala riempita da 200/300 persone, si arriva a 600 euro di incasso esentasse ad evento. Più tutto l'indotto dovuto alla vendita abusiva di alcolici e quant'altro. Tutto questo, in una situazione di totale abusivismo, che lede chi per esempio ha un'attività commerciale e si vede costretto ad operare secondo le regole.

Fuori dal cinema, nascosta dallo striscione appeso sulla balaustra sopra l'entrata, c'è una telecamera, non segnalata con gli opportuni cartelli previsti dalla legge a tutela della privacy delle persone. La telecamera riprende 24 ore al giorno il marciapiede antistante il cinema. La telecamera risulta inoltre accessibile da un sito web protetto con password. Chissà se quando Stefano Rodotà è stato invitato a parlare dell'acqua pubblica è stato messo al corrente della presenza di questa telecamera e chissà se gli è stato chiesto un suo parere quale ex garante per la Privacy?

Un sabato dello scorso maggio è stata organizzata un'azione chiamata autoriduzione. Questa autoriduzione consisteva in un gruppo nutrito di persone organizzate per andare al cinema Adriano di piazza Cavour, parlare con gli addetti delle biglietterie e porre loro un aut aut: ingresso coatto a prezzo ridotto (massimo 2 euro) per tutto il gruppo, che altrimenti avrebbe bloccato le attività del cinema.

Questa azione è stata "rimandata" vista l'impossibilità ad effettuarla nella data prescelta, perché la presenza di un banchetto elettorale legalmente autorizzato di Simone Di Stefano (Candidato Sindaco per Casa Pound alle ultime elezioni comunali) è stata vista come un pericolo da parte di chi voleva andare a compiere una prepotenza ai danni di ragazzi poco più grandi che, invece, di sabato lavorano sodo (il personale del cinema).

Sempre per illustrare come la proprietà altrui sia rivista in salsa 'Roma Antifa' (rete di organizzazioni violente, fasciste, prevaricatrici e aggressive mascherate da una allure antifascista), nel mese di luglio, alla fine di una proiezione a cui avranno partecipato una decina scarsa di persone, è stato ritrovato in sala un iPhone 5 fiammante smarrito dal proprietario. Lo smartphone è stato rivenduto come usato sul sito Ebay, utilizzando una carta di credito riconducibile ai 'vertici' dell'occupazione. La decisione di venderlo è stata presa in modo arbitrario dai 'vertici', sebbene parecchi occupanti, tra quelli che poi se ne sono andati schifati, fossero contrari e suggerissero di chiamare i numeri della rubrica per risalire al proprietario. I soldi sarebbero stati usati per affrontare un 'momento di crisi di bilancio'... si doveva affrontare l'estate del resto e non solo di rivoluzione culturale vive il ventenne romano medio...



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