Exit Through the Gift Shop

Creato il 08 aprile 2012 da Federicobona @Federico_Bona

Sopra c’è scritto “dvd + libro” e tanto basta a trasformarlo in un oggetto che maneggio con diffidenza. Cioè, è chiaro che io l’ho preso per il film, ma poi ci trovo dentro un libro e mi dico che sì, è così perché sennò non puoi venderlo in una libreria – o magari puoi, ma in un modo diverso – e la prima cosa che mi viene da pensare è che il libro si potrebbe lasciare lì, intonso nella confezione. Poi però mi incuriosisce vedere che cosa si sono inventati, se hanno fatto le cose con un minimo di dignità, e scopro che il libro è interessante ed è un buon complemento al film. Di che cosa si tratta? Di graffiti, di street art e di Bansky, che ne è probabilmente l’interprete più noto, ma che allo stesso tempo è un artista del quale non si conosce la vera identità. Il film – che ha vinto l’Oscar come miglior documentario nel 2011 – è un capolavoro per come mette insieme tante cose: la storia di un videoamatore ossessivo-compulsivo, le imprese illegali di tanti maestri della street art, la poetica di Bansky, la facilità con la quale si può costruire un fenomeno nel mercato dell’arte e, appunto, i paradossi e le contraddizioni del mercato dell’arte. Perché poi, alla fine, non è altro che la storia di come il videoamatore in questione, che riprende 24 ore su 24 la propria vita, inizi a incontrare questi artisti e a documentarne le gesta per poi decidere di emularli e trasformarsi in una star. Una parabola istruttiva, divertente e illuminante più di diecimila saggi o discussioni. Quanto alle parole – ovvero al libro – contiene due interviste a Bansky che aiutano a chiarirne le idee e la genuinità del lavoro e qualche testo che inquadra il fenomeno dei graffiti e l’opera di Bansky nel contesto attuale. Così, alla fine, è allo stesso tempo più facile e più difficile sostenere che la street art è tutta una presa per il culo.

Exit Through the Gift Shop, a cura di Francesca Baiardi, film di Bansky (Feltrinelli, 126 pp + dvd 94’, 14,90 €)

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