Intanto per bene che vada agli italiani saranno addebitati circa 240 milioni serviti alla sconsiderata acquisizione di terreni che alla fine della Fiera nessuno vuole mentre alla società del nostro Paese, alla sua politica marcescente, ai suoi affari opachi, sarà messo in conto l’esperimento volgare, furbesco e degradante di inaugurare il lavoro senza salario, come accadrà ai giovani standisti.
Tutto questo peserà sulle spalle degli italiani, anzi sulle spalle di quasi tutti gli italiani: per alcuni tra mazzette presenti, speculazioni future e umiliazioni del lavoro, sarà invece un ben godi, un magna magna perfettamente in linea con il tema dell’Expo. Un vero peccato che tutto congiuri contro la manifestazione, ormai elevata a piramide di Cheope dell’ ometto insediatosi a Palazzo Chigi: le sanzioni alla Russia a cui ci siamo gentilmente accodati stanno producendo un danno enorme alle nostre produzioni alimentari di eccellenza. Un danno che non è quantificabile con la perdita di oltre un miliardo di export, ma gravido di disastri per il futuro. Tanto per dirne una i produttori di latte e formaggi dell’Altai, una regione russa grande da sola come il Nord Italia hanno deciso di produrre in proprio il mascarpone che non arriva più dalla nostra pianura padana e permettere così ai russi di gustare ancora l’amatissimo tiramisù. Naturalmente lo “zadirat” (задирать) come si chiama lì, costerà molto meno, magari non sarà buono come il nostro, ma visto che la gran parte delle mozzarelle fatte da noi usa il caglio e il latte liofilizzato che viene dai Paesi dell’Est e dalla stessa Russia, non sarà forse un grande problema. Anzi per la verità un latte prodotto da mucche che dispongono di pascoli immensi, rischiano di dare alla lunga un prodotto migliore.
Ma insomma anche se le sanzioni finissero domani esporteremo comunque meno mascarpone in Russia e presumibilmente anche su altri mercati dove la nuova concorrenza si farebbe sentire. L’episodio illustra molto bene quale mancanza di senno e di visione sia stata quella di attribuire all’expo qualità taumaturgiche al solo scopo di mettere in moto un meccanismo speculativo, ma soprattutto di puntarla sul cibo come se da esso ci si potesse aspettare di coprire i buchi della deindustrializzazione: con un territorio ristretto per quante eccellenti possano essere i prodotti, saranno sempre in quantità ridotta. Talvolta persino insufficienti per il mercato nazionale, tanto che alcuni di essi sono ormai prodotti con materie prime provenienti da fuori, vedi pasta, olio di oliva, mozzarelle e magari anche mascarpone. Non bisogna affatto stupirsi delle frodi alimentari che quando non sono criminali, ma soltanto commerciali, affondano le radici proprio in questa situazione, negli insulsi pregiudizi, stimoli, cretinerie creati ad arte e diffusi a man bassa nelle repubblica dei cuochi.
Così oltre ad avere governatori in serie guidati dalla finanza e dalle banche col telecomando, si deve mettere in conto la cecità con cui il Paese si lascia governare alla giornata, sull’onda di interessi frammentari e opachi, su pressione di lobby e clan che chiedono la loro torta.