Una compagnia teatrale fallisce nel tentativo di portare in scena una rappresentazione drammatica sulla Seconda Guerra Mondiale con al centro soldati appartenenti alla resistenza. Ogni sera, a teatro, il pubblico scarseggia e il passaparola negativo non aiuta a migliorare le loro condizioni. Quando tutto sembra andare verso il fallimento certo, un imprenditore tedesco però bussa alla porta intento ad investire nello spettacolo, ma solo se in cambio, all'interno del copione, vengano inseriti piccoli consigli per gli acquisti legati alla famosa catena che rappresenta. La proposta, seppur con qualche screzio, viene accettata in maggioranza dagli attori, ai quali viene restituita anche la scenografia integrale, gli oggetti di scena e gli abiti precedentemente confiscati. Le repliche ricominciano allora prive di qualsiasi problema, se non fosse per quel minuscolo dettaglio promozionale che sembra aver cambiato di molto i toni del prodotto nativo.
Non a caso in principio era "Work In Regress": significato di qualcosa che anziché progredire, avanzando, finisce lentamente per peggiorare la sua identità. Tuttavia oggi quel titolo ha lasciato il posto a quello nuovo di "Marchette in Trincea", scalando verso il basso, di una posizione, e rimanendo sullo sfondo come sottotitolo o, se preferite, come marchio di qualcosa che comunque ci tiene a mostrare l'attaccamento nei confronti delle sue radici originali. Già, perché Lillo & Greg sostanzialmente, pur avendo rimaneggiato quanto basta la loro sceneggiatura, hanno voluto mantenere integro uno scheletro che fino a prova contraria, nonostante lo scorrere del tempo, sembra non essersi intaccato minimamente, funzionando allo stesso modo di come sapeva fare in passato. In fondo si tratta di mettere in scena ciò che loro riescono a fare meglio, ovvero quel metateatro che ininterrottamente spiazza lo spettatore che si trova a dover fare i conti prima con la finzione che crede di dover vedere e poi con una realtà, finta anch'essa, a cui non è affatto preparato e formato.
Nascono da qui quindi le risate principali dello spettacolo, dalle discussioni e le riflessioni che possono nascere in un camerino stretto e corto, dove chiunque dica una parola non può sfuggire alla replica dell'altro, volenteroso di manifestare la sua sintonia sull'argomento oppure l'esatto opposto. Sempre per il camerino passano gli incomodi che mettono in crisi la compagnia: da colui che spietato e insensibile sequestra e porta via materiale indispensabile, a imprenditori macabri e poco raccomandabili che dicono di vendere oro, ma forse in serbo hanno tutt'altro materiale. L'assurdità degli eventi perciò è servita su un piatto d'argento e risaltata nell'altra metà del palco dove gli attori, loro malgrado, a prescindere dai mezzi e dalle indicazioni, devono dar vita alla loro farsa, che a quanto pare il pubblico sembra apprezzare più nella sua forma peggiore che in quella pensata e autentica.
Chiaro messaggio ad una società moderna, forse mai come nei tempi che stiamo vivendo, in crisi di cultura e di valori, debilitata da una televisione colma di programmazioni sbagliate e di investimenti su prodotti sempre più inclini ad un certo tipo di genere, che non molto di discosta, infine, da quel pop-kitsch ridicolo in cui anche Lillo & Greg finiscono per scadere nel loro finale, un tantino repentino, in cui il soldo e le scadenze finiscono per mettere l'arte e i suoi valori sotto la suola delle scarpe.
Messaggio che, seppur non trattato dal loro spettacolo in forma approfondita, potrebbe essere una lettura assai interessante da eseguire su larga scala.
Per maggiori informazioni sullo spettacolo, date, orari e biglietti, potete consultare la pagina dedicata sul sito del Teatro Brancaccio di Roma: http://www.teatrobrancaccio.it/programmazione/stagione-teatrale-2015-2016/737-lillo-e-greg-marchette-in-trincea.html