Sono pochi i gruppi che racchiudono storie, aneddoti e curiosità come i Led Zeppelin, fin dal loro nome: «Avremmo potuto anche chiamarci vegetali o patate, ci siamo chiamati Led Zeppelin, cosa significa Led Zeppelin? Non significa niente», disse Jimmy Page e c’è da credere che se poi avesse avuto miglior fortuna la sua idea di coinvolgere nel nuovo progetto Keith Moon e John Entwistle (che invece non vide mai la luce), oggi staremmo a parlare di un gruppo sicuramente diverso e di un altro, i The Who, completamente smembrato dopo tre soli album.
Ma la storia ha voluto così e allora torniamo al 1968, anno in cui i Led Zeppelin vennero alla luce. Un’annata prolifica di nuova musica, sebbene in Inghilterra il cliché fossero Clapton, Hendrix, e il rock mescolato al blues, bianco o nero non importava. Era piuttosto la musica scalmanata che aveva in mente Jimmy Page ad esser considerata eccessiva. Nonostante ciò l’ex chitarrista degli appena sciolti Yardbirds decise comunque di farsi il suo gruppo e, seguendo i consigli del suo amico e impresario Peter Grant, iniziò ad alternare pezzi di repertorio e musicisti e utilizzò il nome di New Yardbirds per concludere una tournée in Scandinavia che i vecchi Yardbirds avevano fissato prima di sciogliersi.
Fu quello il repertorio che poi entrò nel primo album dei Led Zeppelin, Page tentò anche di convincere a tornare Keith Relf, Chris Dreja, e anche Jeff Beck. Ma tutti rifiutarono, quest’ultimo aveva da poco inciso il suo album di debutto da solista con il Jeff Beck Group, Truth. Fu durante quelle registrazioni che Jimmy Page conobbe John Paul Jones.
Il suo approdo nella band del dirigibile fu quasi casuale, anche se fu John a contattare Page, consigliato dalla moglie che dopo due giorni in cui il bassista aveva vagato per casa senza nulla da fare gli disse: «smettila di stare lì senza far niente, esci di casa e trovati una band».
Cosa che fece perché le sue immense doti colpirono fin da subito Jimmy Page che, nel frattempo, aveva arruolato anche John Bonham e Robert Plant su consiglio di Terry Reid, il quale assieme a Dreja e Beck si era invece defilato. Dopo aver concluso il tour scandinavo i quattro iniziarono ad esibirsi per i locali britannici con diversi nomi, ogni tanto spiccava questo nuovo marchio “Led Zeppelin”, che però inizialmente non doveva attrarre troppo la curiosità del pubblico, così, su concessione degli ex membri degli Yardbirds, Page e compagni poterono alternare il nuovo nome della band con quello, sicuramente più conosciuto, di New Yardbirds.
Gli esordi non furono dei più prolifici, i Led Zeppelin (o New Yardbirds) continuavano ad esibirsi nei locali più piccoli di Londra e del resto della Gran Bretagna, Page veniva da cinque mesi di inattività e tornò ad imbracciare uno strumento soltanto dopo aver maturato un’idea più precisa di cosa chiedesse dalla musica: una via di mezzo tra il rock duro, il blues e la musica leggera, con decise sfumature di folk inglese.
Tuttavia, ai Led Zeppelin venne sempre affibbiata, non sempre a torto, l’etichetta di band dura, tanto che assieme a Black Sabbath e Deep Purple vengono spesso citati come iniziatori del filone metal e i locali che ospitavano le loro prime performance lamentavano tutti l’eccessivo volume, troppo alto per gli stereotipi dell’epoca. Sebbene inizialmente vennero accolti con nuova curiosità, da quel momento i Led Zeppelin iniziarono una lunga battaglia con la stampa locale che non accettò mai pienamente la loro ondata innovativa.
Che si intuisce fin dal primo disco Led Zeppelin. Questo si distingue dagli altri successivi per un certo abuso di repertorio e cover, dai blues di Willie Dixon (I Can’t Quit You Baby), di Joan Baez (Babe I’m gonna Leave You) o Jeff Beck e i passati degli Yardbirds (How Many More Times il cui assolo ricorda tanto quello di Shapes of Thing). Insomma, i Led Zeppelin non ebbero vita facile all’inizio e occorreva prendere tutto, anche i locali più malfamati, tanto che Page ordinò a Grant di accettare qualsiasi lavoro. Il materiale riprodotto venne poi inciso in studio come dal vivo, senza effetti speciali, tanto che il disco si differenzia dagli altri anche per la quasi totale assenza di sovra incisioni (evidenti soltanto nel caso dell’assolo centrale di How Many More Times) che invece saranno un cavallo di battaglia di Page e Plant negli anni a venire.
Fu qui che Page colpì tutti, compreso l’ingegnere del suono, Glyn Johns, con le sue manie di perfezione. Led Zeppelin infatti può essere considerato a buon titolo come il primo disco registrato con la tecnica del suono ambientale. A tal proposito vale la pena ricordare le parole di Page: «il concetto di fondo, di come vedo la registrazione è quello di cercare di catturare il suono della stanza dal vivo e l’emozione dell’intero momento per poterla comunicare… Si deve cercare di catturare il suono dell’ambiente quanto più possibile. È questo il punto fondamentale». Al microfono che ogni produttore piazzava davanti all’amplificatore, Page ne aggiunse un altro a una distanza di dieci metri circa per poi registrarne la media tra i due. Tutto ciò conferiva al risultato finale una profondità mai udita prima.
Il lavoro tenne impegnati gli Zeppelin per l’intero mese di ottobre del 1968, spesso in orari notturni, ma ne valse la pena, soprattutto riguardo al rapporto costi/benefici. Infatti, come ebbe a dire qualche anno più tardi Peter Grant, che nel frattempo era stato investito del titolo onorario di “quinto Zeppelin”, per produrre il disco erano occorse soltanto 1750 sterline, compreso il disegno di copertina. In sei anni aveva però prodotto incassi per sette milioni di dollari rendendo la band inglese ricca sfondata, il più grande affare per la Atlantic Records che ebbe l’intuizione giusta al momento giusto e venne ripagata degli enormi sacrifici contrattuali circa le concessioni che Page aveva chiesto per apporre la sua firma.
Infatti il leader del gruppo mandò Grant in America, dove i Led Zeppelin non si sapeva ancora chi fossero e dopo un tira e molla con la Emi, che invece era la titolare dei diritti su Page ai tempi degli Yardbirds, accettò la proposta della Atlantic a patto di avere il massimo dell’indipendenza artistica e dei diritti di produzione. I Led Zeppelin furono il primo gruppo rock popolare a rientrare nell’etichetta principale della Atlantic, mentre tutti gli altri in precedenza erano stati accolti nella più piccola Atco Records. Era la nascita di uno tra i più duraturi e redditizi accordi mai siglati nella storia del rock.
La fonte di molti dei fatti qui riportati è il testo Il Martello degli Dei di Stephen Davis.
Sidistef