Eyjafjallajökull, già ci manchi

Creato il 25 aprile 2010 da Andima
No, il cielo della Bruxelles di oggi non piacerebbe per nulla a René Magritte, protagonista del surrealismo belga, a lui che amava dipingerlo di un azzurro profondo e cosparso di nubi bianche come pennellate soffici ma distinte, ma lo vedrebbe a griglia oggi, rigato di bianco, graffiato da schegge metalliche che popolano l'orizzonte, associandovi qualche metafora dalla sua mente complessa o sbagliandone le origini, i come ed i perché. E si sbaglia anche la prof del corso di francese quando ripete che il cielo di Bruxelles è grigio, per lei è indubbiamente grigio e invece per me è a strisce, immancabili, ad ogni direzioni, a qualsiasi ora del giorno, basta voltarsi a 360 gradi e trovare qualcuno dei tanti aerei che trafficano la capitale, senza sosta, se non per eventi straordinari come la diffusione di un nome impronunciabile, quello del vulcano Eyjafjallajökull e della sue recenti attività sismiche che han bloccato il traffico di mezza Europa per circa una settimana. Una settimana di cielo azzurro, finalmente, come mai visto, naturale, pulito, straordinario nella sua nudità semplice eppure rarissima.
Poi dissolta la nube di ceneri, cessato l'allarme, tirati i sospiri di sollievo di commerci internazionali totalmente in tilt per uno sbuffo di stizza del pianeta calpestato, ecco che si ritorna alla normalità non naturale, al cielo a strisce bianche, una griglia continua, e senza giungere a conclusioni affrettate o pensare a congiure governative, quello che dispiace è dover sperare in un nuovo sbuffo di Eyjafjallajökull per vedere il cielo di Bruxelles del suo colore vero, sincero, primordiale, o altrimenti rassegnarsi e abituarsi al surrealismo moderno, in mostra ogni giorno sulle teste di tutti noi.

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