f. Aladino

Da Thefreak @TheFreak_ITA

Era sempre stato il suo sogno. Incontrare quel fottuto puffo gigante della lampada e vomitargli addosso i suoi tre desideri. Senza troppi convenevoli. Senza fare storie.

Novecentonovantanovemilionidieuro. Come la merce in saldo. Un cazzo più grosso. Come i pornoattori dei video fintoamatoriali su youporn. Una figa al proprio fianco. Anzi no. Con novecentonovantanovemilionidieuro e un cazzo che Osama Bin Laden avrebbe potuto dirottare verso chissà quale altro grattacielo a stelle e strisce, che se ne sarebbe fatto di una figa sola?

Avrebbe voluto una villa mega. Con il cinema e la piscina nel cinema. E uno squalo 3d nella piscina, intento a sfogare i propri istinti omicidi su una bambola gonfiabile. Una villa mega come quelle dei negri che rappavano il loro malessere su mtv. Aggrappati a stuoli di conigliette di playboy. Immersi in jacuzzi dotate di subwoofer e di dodici schermi piatti. Però, a pensarci bene, con novecentonovantanovemilionidieuro ne avrebbe costruite almeno una decina di quelle ville. Una l’avrebbe regalata. Sì, a quei luridi barboni che puzzavano di vino in cartone e di piscio di vino in cartone. Non ci avrebbe mai più dormito assieme. Fottetevi.

Avrebbe potuto finalmente saper chiedere dov’è il cesso in inglese. E sapere come si bestemmia in tutti quei posti su cui avrebbe potuto cacare con novecentonovantanovemilionidieuro. Ma novecentonovantanovemilionidieuro erano una lingua che pure quei figli di puttana degli alieni sbarcati a Hollywood avrebbero capito.

Diventare una star? Con novecentonovantanovemilionidieuro avrebbe messo su un canale tv tutto suo, che l’avrebbe ripreso anche mentre pisciava fuori dalla tazza con il suo cazzo enorme nuovo di zecca. E una di quelle pervertite in latex avrebbe raccolto al volo gli schizzi. Con la lingua. Con novecentonovantanovemilionidieuro anche il suo cazzo sarebbe potuto rimanere minuscolo com’era. Ci avrebbero pensato i centoni a farlo sembrare enorme.

Novecentonovantanovemilionidieuro lo avrebbero reso dio. La campana sbatacchiò e si svegliò. I fedeli in astinenza da Cristo lo pestarono novecentonovantanovemilionidivolte sul sagrato. Capì di non essere il solo al mondo ad agognare i favori del puffo blu gigante. Finalmente poteva vederlo. Circondato da un aura di lividi, spuntò da un calice di raggi dorati. Si fece forza e da buon pellegrino si strascicò sulle ginocchia e sulle nocche fino all’altare. Poi prese il vino in cartone e lo versò nel calice di raggi dorati. Fu allora, proprio quando stava per elencare i suoi desideri, che uno di quei raggi gli trafisse un occhio, poi l’altro.

I fedeli gridarono al miracolo. Lui inveì portandosi le mani al volto. Quando le scostò non vide più nulla. I fedeli si inginocchiarono in adorazione. Due stigmate lo avevano per sempre reso cieco al mondo. E ricco. Una chiesa fu eretta in suo onore. Una chiesa che non aveva nulla da invidiare alle ville dei rapper. Dozzine di ancelle lo accudirono. Ancelle degne di un colossal hollywoodiano. I fedeli lo coprirono d’oro. Oro pagato per raccogliere al volo gli schizzi di sangue delle sue stigmate. Lui dapprima non capì il disegno della provvidenza divina, ma il suo sogno si era avverato. Ora era ricco, proprio come quel fottuto ladrone di Aladino.

Tratto da “Erano – 26 racconti per gente che fu”.

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 “Erano – 26 racconti per gente che fu”.

Ventisei racconti. Minimali; a volte irriverenti, altre delicati. Perché dopo un pugno nello stomaco è piacevole tornare a respirare.

Ventisei ritratti. Inconsueti; a volte deliranti, altre pacati. Perché di pagina in pagina è piacevole continuare a sorprendersi.

Dalla a alla z, ventisei testamenti al tempo passato eppure attuali. Ventisei ricordi di vita di persone e di oggetti, senza censure e inibizioni. Ventisei confessioni che seppelliscono sotto una lacrima dolce e una crassa risata chi si prende troppo sul serio.

L’autore è Chet, un italo-americano nato a Oak Hill e trasferitosi nella citta’ eterna.

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