15 ottobre 2013 – Anche le parole di Fernando Alonso sembrano evidenziare una precisa analisi su quello che è stato l’andamento della stagione 2013 per la Ferrari.
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“Penso che il problema sia stato lo sviluppo della macchina”. Poche parole ma significative. Parole che forse risultano fin troppo scontate e, tra l’altro, un qualcosa di già sentito per tanto, troppo tempo dai ferraristi.
Cerchiamo, però, di analizzare sia dalle parole dello spagnolo, sia da dati concreti, dove e quando effettivamente la Ferrari ha perso il mondiale.
Sviluppi vettura: Di sicuro Alonso ha ragione di una cosa: il titolo è stato perso in estate, tra le gare di Inghilterra, Germania ed Ungheria. Doveva essere il salto di qualità definitivo di una vettura che nei primi cinque appuntamenti stagionali aveva portato a casa due vittorie convincenti. Invece, purtroppo, si è trattato della conferma di un campanello d’allarme che si era manifestato tra la corsa monegasca e quella canadese. La Ferrari non evolveva. A Silverstone era previsto un importante aggiornamento aerodinamico che di fatto non ha portato i miglioramenti sperati. Ai Gran Premi di Belgio ed Italia, poi, sono state affidate le ultime, flebili speranze. Ormai, però, era troppo tardi. La Red Bull e Vettel erano troppo avanti!
“Penso che il problema sia stato lo sviluppo della macchina, non ci siamo adattati alle gomme o comunque non abbiamo fatto i passi che ci aspettavamo. Siamo arrivati alle gare di luglio con alcuni aggiornamenti buoni sulla carta ma non altrettanto in pista. Penso che abbiano rallentato i miglioramenti sulle prestazioni che avremmo dovuto avere”, questa la sintesi di Alonso, che ha toccato un altro aspetto fondamentale.
In sostanza, quindi, è possibile sintetizzare la defaillance Ferrari in questi due aspetti. L’anno prossimo ci sarà una svolta tecnico-sportiva epocale, di quelle che potenzialmente possono destabilizzare tutti i valori in gioco attuali e crearne dei nuovi. In quel di Maranello dovranno essere bravi a sfruttare le tante variabili del cambiamento, magari con la galleria del vento emiliana finalmente ristrutturata e pronta a produrre una vettura degna della fame dei suoi alfieri ma soprattutto del blasone del nome che porta.
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