08 aprile 2014 – Mentre la F1 è di nuovo in pista per i test ufficiali proprio in Bahrain, rivediamo chi si è fatto notare, nel bene e nel male, nella corsa di due giorni fa sulla pista del deserto.
TOP
La Formula Noia : se questa è la F1 (il che è tutto da ancora capire viste le prime due gare), è una bella rivincita verso tutti coloro che davano per clinicamente morta la componente spettacolo in questo sport. Una gara intensa, vissuta a tratti con episodi da cardiopalma. Le lotte interne ai team Mercedes e Red Bull, le battaglie tra Williams e Force India, la piroetta – senza conseguenze – di Gutierrez. Il tutto condito dalla fascinosa notte del Bahrain. Un bel quadretto quello visto un paio di giorni fa, non c’è che dire.
Il piede destro di Lewis Hamilton : il pilota più veloce e talentuoso in griglia, a nostro parere. E sia chiaro: velocità non sempre significa automaticamente vittorie a raffica (leggere alla voce Gilles Villeneuve, per esempio) ma di sicuro è garanzia di gesta apprezzabili ed entusiasmanti. Hamilton è il miglior interprete del ‘giro singolo’ di qualifica, un mastino nella lotta corpo-a-corpo – e Rosberg ne sa qualcosa – e sicuramente, con questa Mercedes, il principale candidato al titolo mondiale.
FLOP
La Ferrari (in politica) – Luca Cordero di Montezemolo ha colloquiato in maniera non proprio amichevolissima con il massimo rappresentante FIA, Jean Todt. Sono state chiesti cambiamenti radicali alla ‘filosofia’ di questa F1, tutta motori e filosofia ‘green’. E la risposta del francese? Picche, “Non siamo la repubblica delle banane!”. Lapidario, sostanziale (e meno male che Todt era un amico). Ma lasciando perdere il benservito transalpino, il problema è un altro: la Ferrari non conta più cosi tanto a livello di peso politico. Semplicemente. Ed il chiedere cambiamenti in questo contesto di F1 – ove la preponderanza del motore è stata sempre un cavallo di battaglia portato avanti da Maranello – è una caduta di stile forse senza precedenti. E che non porterà ad un bel nulla. Come è giusto che sia.
La Ferrari (in pista) – Di prestazioni rosse ne vogliamo parlare? Vogliamo parlare di una macchina che non ha ne telaio ne motore? Vogliamo parlare di una macchina che stenta a tenere il passo di Force India e Williams? Non ci siamo, davvero. Aspettiamo Barcellona per la conferma finale ma a quanto pare, se non avessimo visto un inquetante teatrino finora – e non ne vediamo il motivo – la Ferrari è destinata ad essere la quinta forza del mondiale.
Pastor Maldonado – La Lotus naviga nelle retrovie della griglia ma il venezuelano non fa nulla per cercare di risalire la china. L’attentato all’incolumità del messicano Gutierrez della Sauber è solo l’ultimo episodio di una serie di incidenti che hanno contraddistinto la carriera di Maldonado. Un peccato perchè, a parer nostro, Pastor è un pilota dotato di discreto talento che – aiutato anche dalla consistente valigia che porta – avrebbe potuto maturare e trovare agevolmente posto in questa F1.
Williams e McLaren – Un tantino in ribasso le quotazioni per questi due team che, dai test pre-stagionali e dal risultato australiano – sembravano messi leggermente meglio. Le due Williams, in questa occasione, sono state penalizzate dall’ingresso della safety car che ne ha un po’ danneggiato la strategia ma già dalla Malesia si è visto un qualche segnale non proprio positivissimo che non sembrano confermare di essere la terza forza del mondiale. La McLaren, dal canto suo, ha portato a casa un bel zero, inteso come punti conquistati in Bahrain. I problemi di affidabilità hanno tagliato le gambe al team di Woking – e i festeggiamenti dei 250 GP di Jenson Button – ma per loro vale sostanzialmente lo stesso discorso della Williams. In più aggiungiamo che Kevin Magnussen appare ora decisamente in ombra rispetto a quanto visto fino a tre settimane fa. Data la giovanissima età del danese, però, un po’ di alternanza di prestazioni, al momento, gliela si può concedere.
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