07 ottobre 2013 – Un GP di Corea più spettacolare di quanto si potesse immaginare alla vigilia, non solo per le prestazioni in pista dei piloti quanto per una serie di colpi di scena di contorno che (forse) hanno segnato, in negativo, il destino di questa corsa nel sud-est asiatico.
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TOP
- La fortuna di Seb Vettel: Sebastian è veloce, consistente, quando è al comando alla prima curva il tedesco diventa un martello pneumatico che non lascia scampo a nessuno. E’ il migliore, forse di sempre, a interpretare questo tipo di ruolo. Sia chiaro: nessuno vuole mettere in dubbio il suo talento e le sue doti velocistiche innate ma è fuori discussione che il tedesco si trova sempre al posto giusto nel momento giusto. Ieri la safety car poteva – forse – indurgli un qualche pensiero di troppo se l’annuncio fosse stato fatto quando il tedesco aveva già passato la linea del traguardo (e quindi avrebbe dovuto perdere un intero giro). Poteva, ma cosi non è stato. Il tre-volte campione del mondo, guardacaso, si trovava pochi metri prima della pit-lane ed è rientrato in manierae fulminea ai box, perdendo praticamente nulla sul suo ritmo gara. Chapeau, si diventa campioni anche cosi.
- Nico Hulkenberg: La rivincita di Spartaco. L’altro gioiellino tedesco combatte, sportella gli avversari, resiste agli attacchi con una tenacia e una forza mentale appartenente a pochi suoi colleghi. Merita davvero tanto Nico. Un top team sarebbe l’ideale per lui, per dimostrare di poter giocare un ruolo da protagonista in questa F1 attuale. Lotus? Forse. McLaren? Difficile. Se lui e la Sauber, però, continuassero con queste prestazioni monstre, sarà difficile tenerlo ancora lontano dai team che lottano per qualcosa di importante.
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FLOP
- Commissari e direzione gara: Semplicemente ridicolo il siparietto della Jeep dei pompieri che si ritrova davanti a Vettel, leader della corsa, ringraziando Dio sul rettilineo più lungo del tracciato. Se Mark Webber si fosse ritirato in un altro punto del tracciato coreano, è facile pensare a cosa sarebbe potuto accadere una volta che le vetture avessero trovato quel mezzo di soccorso in qualche altro punto. Vogliamo parlare poi del fatto che mentre il posteriore della Red Bull numero 2 bruciava come un arrosto, i commissari erano ancora ben lontani dall’intervenire? La corsa in Corea era in forti dubbi prima di questo weekend. Adesso, dopo questi episodi, lo è ancora di più.
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