5 Febbraio 2014 – Nona uscita della collana “I Team Indimenticabili” dedicata ad un team che a prima vista può sembrare fallimentare nei risultati, ma che ha fatto da trampolino di lancio a grandi nomi della Formula 1: la Fittipaldi -Copersucar.
Cominciamo subito con una precisazione. Il vero nome del team era Fittipaldi Automotive che correva, ed era iscritta, con il nome di Copersucar. La Copersucar era una sorta di cooperativa brasiliana di produttori di zucchero. Tutto nacque nell’ottobre del 1973 quando a Richard Divila, disegnatore di maggior parte delle vettura della famiglia Fittipaldi, venne affidato il progetto di una F1 per il 1975.
Il lavoro a Divila viene commissionato da niente poco di meno che Wilson Fittipaldi. Il buon fratello di Emerson Fittipaldi è tutt’altro che uno sprovveduto. Un anno e mezzo in Formula 1 in Brabham con risultati non di sicuro da top driver ma comunque di rilievo e sopratutto in grado di strappare l’appoggio della Copersucar. L’idea di Wilson Fittipaldi è quello di costituire il primo team totalmente brasiliano in Formula 1.
Emerson Fittipaldi, a sorpresa, abbandona la Mclaren a termine del 1975 e si accasa alla Fittipaldi-Copersucar col fratello che, invece, abbandona le corse e si concentra nel ruolo di team manager. Le parole di “Emmo” saranno:” Non mi aspetto di vincere subito il mondiale, ovvio. Penso, però, che le soddisfazioni arriveranno nella seconda parte della stagione e nel giro di uno o due anni potremo vedere un team interamente brasiliano tra i migliori del mondo!” Si….
Il 1976, come ampiamente preannunciato da Emerson Fittipaldi è un disastro; peccato che lo è sia nella prima che nella seconda parte della stagione. Il bi-campione del mondo porta a casa tre sesti posta e una collezione di ritiri mentre Ingo Hoffman, ingaggiato per 4 gare, un undicesimo posto e 3 mancate qualifiche. A fine anno si capisce che si possono tagliare i costi semplicemente spostando la sede del team dal Brasile all’Inghilterra e così comprano un capannone a Reading.
Dopo il passaggio di sede i risultati cominciano a crescere. Nel 1977 la nuova F5, progettata da Maurice Philippe e Dave Baldwin, debutta a metà stagione e Emerson Fittipaldi porta a casa tre quarti posti e un quinto. La strada intrapresa sembra quella giusta e nel 1978 la Copersucar-Fittipaldi ha il suo anno di grazia. La Fittipaldi-Copersucar capisce che la F5 non era un progetto da buttare e anzichè presentare una nuova vettura, evolve la vecchia presentando la F5A che era in pratica una F5 con le minigonne. Al Gp del Brasile “Emmo” sfiora la vittoria giungendo secondo e facendo esplodere tutto Interlagos manco se avesse vinto lui (Reutmann dominatore del Gp non se lo filava nessuno) e la stagione prosegue con altri piazzamenti a punti per un totale di 17. Fittipaldi si toglie lo sfizio di battere il suo ex team, la Mclaren in piena caduta libera, nel mondiale costruttori.
Il processo di crescita della Fittipaldi-Copersucar viene arrestato ancor prima che arrivi al suo compimento. Nel 1979 il team torna nella mediocrità portando a casa solo un punto nella gara inaugurale in Brasile, per di più corso con la vecchia F5A. La F6 debutterà in Sud-Africa, ma sarà un disastro. La Fittipaldi-Copersucar è già nella sua fase calante.
A fine anno, Emerson Fittipaldi annuncia il ritiro dalle competizioni per dedicarsi unicamente alla gestione del team insieme al fratello e alla propria famiglia. Per il 1981 al confermatissimo Rosberg viene affiancato il brasiliano Chico Serra. La Fittipaldi anzichè progredire arretra chiudendo il campionato senza punti nonostante l’impegno di Rosberg. Il team è in crisi totale di fondi, addirittura salterà la trasferta in Austria per l’assenza di motori disponibili. L’avvento dei turbo segna l’inizio di una nuova era in Formula 1 ma anche la fine della Fittipaldi che senza soldi per comprare un motore nuovo chiude la sua breve e colorata storia nel 1982 con l’ultimo punto raccolto da Chico Serra nel tragico week end di Zolder.
E’ finita così, senza gloria e neanche acuti, una delle storie più colorate della Formula 1. Una storia dove un campione del mondo lascia un team in piena fase vittoria per lanciarsi in un progetto inneggiante il proprio paese. Attirato dalla voglia di vincere con una macchina portante il suo nome come il leggendario Jack Brabham e (diciamolo pure..) anche dalle tonnellate di Real che avrebbe guadagnato. La Fittipaldi non avrà sfondato, ma bisogna darle atto che come lei nessun team ha portato così tanto colore in F1.
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