Luca SarperoF1Sport.it
27 giugno 2015 – Puntata di F1 Legend dedicata non solo ad una monoposto, ma ad una vettura che ha segnato l’apice per un team storico di fine anni novanta in Formula 1. Stiamo parlando della Jordan e della 199.
Eddie Jordan non era uno sprovveduto. Lo dimostrano gli innumerevoli successi in F.3, Formula 3000 e una storia in Formula 1 tutta in ascesa. Dalla verde 191, passando per le variopinte 195, fino alle gialle e con decal di ispirazione animale 197, 198 e appunto 199. Un’uomo che sembrava nato per stare al centro dell’attenzione. Pizzo che tanto di moda andava al tempo, occhialino a montatura fine e capello sbarazzino da diavoletto irlandese; e pace sia se il grigio cominciava a superare il nero nella scala cromatografica. Poi quel team, messo su per quella voglia innata e mai soffocata di voler crescere e progredire. Un team che nel giro di dieci anni è arrivato, tra alti e bassi, a costruirsi una nicchia privilegiata nella storia della Formula 1: quella dei pazzi indimenticabili. Si, perchè se nel mondo gessato e frigido della Formula 1, tu ci sbatti quattro super modella coppa D in costume di pelle attillato e dipingi i musi delle tue vetture con animali che ispirano guerra, allora sei un pazzo. Ma sei, anche, un pazzo indimenticabile.
Chi avrebbe scommesso sulla Jordan ?: Dai, immaginiamo di fare un salto sulla DeLorean e fare un bel viaggio nel tempo. Torniamo al 1° febbraio 1999, quando sul palco del Palladium di Londra ( tra uno sbuffo di fumo artificiale, una flashata di neon e un pò di sempre amata donzella) viene svelata la Jordan 199. Ecco, chi di voi avrebbe scommesso cinquemila Lire su questa macchina? Probabilmente nessuno. Forse Alesi, ma dopo i test di Barcellona si sbilanciò con un: “Attenti alla Jordan“. La 199 era, nient’altro, che la chiara, semplice e pura evoluzione della 198. Una macchina progettata da Gary Anderson che portò a Eddie Jordan la prima vittoria nella storia del suo team (Belgio 1998). Peccato che poi Anderson fu silurato e al suo postò arrivò Mike Gascoygne, un trentacinquenne tutto pelata e barbetta incolta che sembrava appena uscito da un sabato al Wembley Stadium. Eppure, sto Gascoygne, ci sapeva fare. Capii che il progetto era buono e non lo stravolse, ma lo valorizzò e pure bene. Completa il quadro la Honda che, con il marchio Mugen, mette a disposizione un nuovo V10 potente, leggero e molto maneggevole. Eddie Jordan, lasciò andare Schumacher Junior alla Williams e al suo posto ci mise Frentzen che, invece, dalla Williams fuggiva.
Ti divento una rivelazione: Se nella scommessa appoggiata nelle righe sopra, qualcuno avesse seriamente scommesso le care cinquemila Lire, oggi potrebbe dire di aver sbancato. La Jordan 199 inizia quel 1999 alla grandissima, con due podi in tre gare portati da Frentzen. Segnali invece di preoccupante calo per Hill, ormai sempre più con l’idea che i fasti del 1996 sono davvero lontani. La Jordan naviga tranquilla in terza posizione nei costruttori ma è solo un antipasto. A Magny Cours, Frentzen vince a sorpresa il Gran Premio di Francia e, approfittando della giornata no di Mclaren e Ferrari, la Jordan viene sparata in piena lotta per il titolo piloti e sono le prestazioni scialbe di Hill costringono Eddie a non pensare al titolo costruttori. Il bello, però, deve ancora venire. Il Gp di Francia non è un exploit ma una sacrosanta conferma: la Jordan ha un potenziale simile a quello delle più blasonate Mclaren e Ferrari. Frentzen è sempre li: o sul podio o al ridosso di esso. A Monza arriva anche la seconda vittoria stagionale e anche la pole al Nurburgring. Peccato che un guaio elettronico priverà Frentzen di una vittoria praticamente certa. Nonostante la matematica dica che Frentzen è in piena lotta per l’iride, il tedesco negherà sempre ogni ambizione al titolo, e dichiarerà spesso che il mondiale può attendere un paio d’anni. Saranno pure mezzi pazzi in Jordan , ma i piedi sono ben piantati per terra. Solo dopo il Gp di Malesia la Jordan uscirà ufficialmente dalla lotta per il mondiale, ma Frentzen riuscirà comunque a difendere la terza posizione nella classifica piloti e la Jordan manterrà agilmente la medesima piazza nei costruttori. La miglior stagione nella storia della Jordan, coincide con l’anno di grazia per Frentzen. Dicesi: destini che si incrociano.
La EJ10 e il lento declino: Il nuovo millennio parte malissimo per la Jordan. La Honda conferma che il team di Eddie avrà i motori Mugen, mentre l’impegno ufficiale è riservato alla BAR. Come se non bastasse, la nuova EJ10 (si è pure cambiata la sequenza nel numerare i telai) è un fiasco totale. La prima creatura di Mike Gascoygne è lenta e fragile, e non ci sono calabroni stilizzati che possano fare il miracolo. Anche l’arrivo di Trulli, al posto del ritirato Hill, è solo una delusione per i nostri colori. Uno dei due piloti più promettenti italiani, finisce per vedere finire in fumo le speranze di fare quel salto di qualità che avrebbe assolutamente meritato. La Jordan cola a picco, e negli anni successivi non arriverà neanche metà delle soddisfazioni del glorioso 1999. Fugge pure la Honda, e arrivano i recalcitranti Ford Cosworth. Eddie Jordan tiene botta fino al 2005 quando, ormai messo sotto dai debiti, cede alla Midland.
La Jordan sparisce dalla Formula 1, ma non del tutto. Eddie Jordan è un appassionato cronista per SkySport Uk, e quella che una volta si chiamava Jordan, ora si chiama Force India. Eppure, nonostante i cambi di nome susseguiti negli anni, quel 1999 e quella Jordan 199 rimangono ancora oggi irripetibili.
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