5 marzo 2015 – Ci voleva del coraggio per guidare nel vecchio Nordschleife. Quel coraggio vero, puro, che nasceva da quella forza interna che aveva ogni vero driver nel trovare il limite di se stesso. Ci volevano quegli attributi che solo un tracciato come il Nurburgring sapeva tirarti fuori; e te li tirava fuori tutti, senza lasciare nulla dentro. Come se ciò non bastasse, c’è un’edizione del Gran Premio di Germania che ancora oggi è ricordata come la gara simbolo per un’intera epoca motoristica. Il Gran Premio di Germania del 1968 : La vera prova del Nurburgring
E’ il 4 agosto del 1968. Il mondiale di Formula 1 procede nella sua cavalcata dopo essersi lasciato alle spalle uno dei lutti più gravosi della sua storia. Ad aprile è morto Jim Clark, il più forte, il simbolo per tutti. Un mondo, la Formula1, tramortito dal suo lutto che a fatica cerca di proseguire, ma fatica davvero a ritrovarsi. La Lotus, orfana del suo cavaliere principale, è leader del mondiale con Graham Hill che, però, sente il fiato sul collo di Stewart su Matra e di Ickx su Ferrari. Poi arriva il Nurburgring, la gara delle gare, il viatico per cui bisogna forzatamente passare, la tagliola più netta tra chi è pilota e chi è autista.
Se le condizioni nei giorni precedenti erano proibitive, quel giorno sono da puro terrore. L’incubo peggiore per ogni pilota è divenuto realtà in una domenica d’agosto. Piove, fortissimo, e una nebbia scura e fitta si è adagiata su tutto il Nordschleife come un lenzuolo. Non si vede nulla, e quel poco che si vede è ostacolato dagli spruzzi di acqua nebulizzata che le vetture sollevano. Manco i commissari, che già non erano tantissimi, riescono a vedersi uno con l’altro. E’ terribile quel giorno il Nurburgring, calmo e sornione come un gigante a riposo, ha atteso i suoi cavalieri per 365 giorni e ha creato per loro una sfida ad Hoc. Solo a pensare al Nurburgring in quelle condizioni vengono i brividi. Altro che camino e the caldo per Stewart, quel giorno il Nurburgring va preso per le corna, sfidato e domato; perchè se sarà lui a dominarti, non ti lascerà scampo: ti farà cadere in un vortice di paura dal quale uscirne, vivi, è praticamente impossibile.
Alla fine Stewart trionfa, manco a dirlo, e infligge distacchi abissali a tutti. Hill e Rindt arrivano a 4 minuti, Ickx a quasi 6, Brabham e Rodriguez oltre a 7 minuti e gli altri sul filo del doppiaggio o addirittura proprio doppiati. Un trionfo senza paragoni che rilancia Stewart nella lotta iridata ma, sopratutto, nella storia. Il mondiale, per la cronaca, andò a Hill per la seconda e ultima volta in carriera, ma a tutti, presenti e non, rimangono negli occhi le immagini di quella Matra blu che buca la nebbia con coraggio e audacia. Di quell’uomo, dagli occhi socchiusi e dal capello lungo, che ebbe il coraggio di prendere in mano il Nurburgring e farlo suo. Costui è Jackie Stewart: The King of The ‘Ring.
F1 Storia : Germania ’68 : La dura prova del NurburgringF1Sport.it - F1 Formula 1 F1 Tecnica F1 News Team Analisi