4 dicembre 2014 – Ci sono casi di omonimia curiosi e particolari in Formula 1. Phill e Graham Hill manco sono originari dello stesso continente, Harvey e Pete Postlewhaite (attore americano) probabilmente non si sono mai incrociati nella loro vita mentre Desirè e Justin Wilson non sono di sicuro madre e figlio. In questo periodo un’altro caso di omonimia è salito alla ribalta nel mondo della Formula 1: Gene Haas e Carl Haas. Qualcuno ha unito i due, ma la differenze tra di loro ci sono e, ovviamente, una è la totale assenza di parentela.
Entrambi partono dal nuovo continente: dagli States. Carl Haas, il primo a portare il cognome in Formula 1, è un pilota professionista degli anni cinquanta. Tanti bei risultati con: Ferrari, Mercedes, Jaguar e Porsche. Poi basta. Carl Haas preferisce fare i soldi dall’altra parte del muretto, piuttosto che rischiare la pelle su vetture a sigaro. All’inizio degli anni ’60, a poco più che trent’anni, dice basta e tramuta casco jet e occhialoni in cronometro e camicia. Carl Haas ci sa fare, però, anche con lo sporco (mica tanto) lavoro del manager. Diventa importatore Lola negli USA, diventando vero uomo immagine per il marchio di Bromley. Non pago, negli anni ’70 scende nel campo delle corse, impegnandosi in F.5000, Can-Am e Formula Super-Vee mettendo un volante in mano a gente del calibro di: Masten Gregory, Jackie Ickx, Brian Redman, Alan Jones, Patrick Tambay e tanti altri. Nel 1983 si associa con l’attore col vizio delle corse più famoso della storia: Paul Newman. Nasce la celeberrima Newman/Haas che vince il titolo CART già l’anno dopo con Mario Andretti.
La prima Haas Lola non sarà pronta prima del Gran Premio d’Italia 1985, ed è già un problema; ma ben peggiori notizie arrivano dalla Cosworth che ancora non riesce a cavare un ragno dal buco del loro primo V6 Turbo. Carl Haas fa la spola tra USA e Europa per tenere a bada lo sponsor incavolato e controllare lo sviluppo del nuovo progetto. Trovandosi alle strette, decide di firmare un’accordo con Brian Hart per una fornitura momentanea di motori e far così debuttare la sua scuderia. La THL-1 debutta, come previsto, al Gp d’Italia con al volante Alan Jones per correre le ultime 5 gare del campionato. Se escludono Belgio, dove non parteciperà, e Sud Africa, dove ufficialmente scioperarono insieme a Ligier e Reanult contro l’ apartheid, nelle restanti tre gare la Haas Lola si dimostra un mediocre mezzo, equipaggiato però da un motore lento e inaffidabile. In sostanza un macello, ma è lo stesso Haas a dar forza a tutti, speranzoso che con l’arrivo dei nuovi motori Ford le cose cambieranno.
La Beatrice, principale sponsor, cambia proprietà a metà 1985 e i nuovi gestori onorano il contratto con Carl Haas ma non intendono prolungarlo. La Beatrice molla ufficialmente Haas a termine del 1986 e il manager americano tenta in ogni modo di raccimolare fondi lungo tutta l’unica stagione completa del team. La sua caccia, però, non porta successo e così decide che bisogna mollare tutto. Vende la sede Force inglese e liquida Mayer ed entrambi i piloti che chiuderanno così la loro carriera in Formula 1. Carl Haas continuerà, invece, con gran successo la propria collaborazione con Paul Newman vincendo altri titoli CART con Micheal Andretti e niente poco di meno che Nigel Mansell. Soffierà alla Formula 1 il suo campione in carica. Per certi versi, una vendetta nei confronti di un mondo che non le ha dato il tempo di esprimersi al meglio.
Nel 2015, forse, inizierà l’avventura di Gene Haas. Manager dal passato corsaiolo pure lui, proviene da un mondo simile ma diverso: le Nascar. Sperare che il suo team faccia meglio della Lola Haas è il minimo, ma il fascino USA di Carl Haas e di quel sigaro sempre in bocca durante le gare Cart e Gran Premi sembra essere lontano.
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