F1 | Storia : Ho ancora la febbre Villeneuve

Da Tony77g @antoniogranato

Luca SarperoF1Sport.it

8 maggio 2014 – Febbre: stato patologico temporaneo che comporta un’alterazione del sistema di termoregolazione e una conseguente elevazione della temperatura corporea. Febbre Villeneuve : pandemia di proporzione universale che ha contagiato chiunque ami la Formula 1 e i suoi veri piloti. Inguaribile

Lo chiamavano il “piccolo grande aviatore”. Piccolo perchè era esile di corporatura, aviatore perchè incarnava il comportamento e i gesti dei grandi aviatori del passato, mentre lo definivano grande perchè era grande e basta. Gilles Villeneuve è andato oltre anche quel suo essere grande, diventando immenso. Era follia allo stato puro. Ricerca smisurata del limite a suon di intraversate, derapate e controsterzi che comportavano la formazione di grumi di caucciù in ognidove del mondo. Non esisteva ragione. Solo follia.

Il limite era, per Villeneuve, quella cosa che per trovarla bisogna oltrepassarla. Non esistevano blocchi, non esistevano piedi destri che si alzavano dai pedali destri di telai in alluminio anzitempo. Esistevano solo scarpe che sfondavano pedaliere dalla pressione che veniva fatta sull’acceleratore e freni schiacciati con tutta la forza del mondo all’ultimo millesimo di secondo dell’ultimo millimetro possibile. Il limite era astratto, e in quanto tale lo si doveva distruggere dopo essersi conto della sua esistenza.

Gilles Villeneuve, capace di rompere il cuore, ormai fossilizzato, del grande Ferrari per riportarlo ai tempi tempi del grande Nuvolari. Capace di sfondare schermi tv e registrazioni come se non esistessero Poltronieri o RAI, e tutto il suo show fosse stato inscenato davanti ai noi. Capace di riesumare ricordi sciupati nella mente di chi campava di rimembranze in bianco e nero. Gilles Villeneuve, capace di andare all’uno contro uno, oppure all’uno contro tutti e vincere. Sempre.

Il leggendario Gilles Villeneuve. Il canadese che ha scritto una leggenda e l’ha iniettata nelle vene di chi, nato prima o nato dopo poco centra, non potrebbe mai pensare ad una Formula 1 senza il suo passaggio. Una leggenda che ha come numeri 6 vittorie, 2 pole position e nessun mondiale. Numeri bugiardi come un truffaldino di periferie, perchè quei numeri celano dietro la loro piccolezza imprese storiche e indimenticabili proprio come lui. Montreal, Kyalami, Long Beach, Watkins Glen, Montecarlo e Jarama. Gesta epiche e non semplici traguardi visti per primo.

Gesta epiche raggiunte senza non aver prima inzuppato e impregnato di emozioni gli occhi di tutti i Ferraristi puri degli anni ’80 come se non bastassero le lacrime che già versavano per conto loro ad ogni vittoria. Villeneuve ha saputo sfondare, distruggere e rendere incancellabili corde emozionali che mai nessuno ha solamente pensato di sfiorare e che, qualche anno dopo, qualcun’altro ha colpito, ma con molti più numeri in suo aiuto. Un piccolo grande uomo che faceva venire i brividi per quanta caparbia e forza d’animo avesse in corpo, ma che era anche capace di sciogliersi di fronte alla moglie Joanne o ai figli Jacques e Melanie.

Ma come nacque la “febbre Villeneuve”? Ad una celebrazione dei “Caschi d’oro” di Autosprint, il grande direttore Marcello Sabbatini, regalò un termometro a Gilles per indicare la “Febbre” dei tifosi italiani per lui che saliva a livelli di fusione solare. L’ 8 maggio 1982, Villeneuve se n’è andato. Sono passati 32 anni. Io ho ancora la Febbre Villeneuve.

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