F1 | Storia, Imola 1983 : Tambay in memoria di Gilles

Da Tony77g @antoniogranato

Luca SarperoF1Sport.it

6 agosto 2014 –  Ci sono fatti inspiegabili ovunque nella vita di tutti i giorni. Gesti, occasioni, fatti e accadimenti che non è facile spiegare. Numeri, date o statistiche che non possono essere coincidenze scritte dalla mano, talvolta torbida, del destino. La vita è costruita da fatti, e la Formula 1 vera è costruita di vite.

Imola 1983: a 358 giorni dalla morte dell’indimenticabile Gilles Villeneuve, Patrick Tambay, suo sostituto e grande amico, vince a Imola; che sempre un anno prima fu teatro di una delle più tormentate e misteriose gare nella storia del cavallino, nonché ultima gara del piccolo aviatore prima di volare nel mondo dei leggendari. Coincidenze? Cabala che si ripete giusto per farci uno scherzo? Ok, liberi ancora di pensarlo. Piu in la’ vedremo.

Nelle qualifiche Arnoux ottiene una grandissima pole position, staccando Piquet su Brabham di ben 7 decimi. Dietro a colui che vincerà il mondiale quell’anno, si piazza Tambay che non completa un sabato epico in casa Ferrari per soli 3 millesimi. Seguono: Prost, Patrese, Winkehock, De Cesaris, De Angelis, Baldi e via tutti gli altri con gli aspirati in netta difficoltà rispetto ai turbo particolarmente a loro agio sui rettilinei del circuito del Santerno.

Tambay, come detto, parte terzo. Un’altra Ferrari 126 C\2 (B) col numero 27 parte dal’inizio della seconda fila. Esattamente come 358 giorni prima, fece Gilles Villeneuve. Sulla sua piazzola di partenza  qualcuno ha dipinto una bandiera canadese, come se si volesse ricordare chi c’è stato li prima di tutti. Tante piccole coincidenze che messe insieme creano un peso devastante sulle spalle di Tambay. Lui che una vittoria (la sua prima in Germania l’anno precedente) a Villeneuve l’ha già dedicata, pur sapendo che sostituire chi ha appiccicato occhi allo schermo televisivo per 4 anni è impossibile.

Tambay questa pressione la sente, la vede, la tocca e non può nasconderla: “Mi commossi a vedere lo striscione “Tambay vendica Gilles”. Per venti minuti piansi, incapace di controllare le mie emozioni. Era più forte di me, mi dicevo di smettere, ma non ce la facevo. I meccanici se ne accorsero e mi lasciarono tranquillo. Non sapevo se sarei riuscito a partire

Al via, Piquet dalla seconda piazza rimane fermo ripartendo solo con la spinta dei commissari. Lo sfilano tutti per fortuna, ma quello che ne approfitta di più è Tambay che prende la seconda posizione dietro al compagno Arnoux, ma davanti a Patrese e Prost. L’ “uno – due” Ferrari dura solo cinque giri perchè Patrese passa prima Tambay poi Arnoux, ma non riesce a staccarli. Si forma un codino di 4 piloti con Patrese davanti alle due Ferrari e poi Prost. Quasi come un’anno prima.

Cominciano i turni del cambio gomme. Il primo a fermarsi è Arnoux, poi: Prost, De Cesaris (salito fin in 4° posizione), Tambay e infine Patrese. La scelta del padovano di cambiare gomme dopo rispetto agli altri, non si rivela una scelta azzeccata in quanto perde la testa in favore proprio di Tambay. Il pubblico sugli spalti è in delirio. Un’anno dopo sembra verificarsi quel disegno del destino che tutti sapevano fosse stato creato, ma che qualcuno aveva modificato. La Numero 27 è davanti. Così doveva andare.

Ma Patrese non ci stà. E’ indiavolato e comincia ad aumentare il ritmo. “Riccardino” la vuole una vittoria in casa, e se la meriterebbe anche. Ma il pubblico è tutto per Tambay. Non è questione di patriottismo, qui si parla di cuore pulsante di passione e conti col destino rimasti aperti da saldare il prima possibile. E gli altri? Arnoux paga 35 secondi, mentre Prost oltre 50. Tutti gli altri ancora più lontani con oltre un giro di distacco, mentre Piquet (che meritava di essere squalificato) ha messo fine alla sua rimonta al giro 42, per rottura del motore.

Ma torniamo in testa: Tambay è sempre davanti con Patrese che incalza. Ad aiutare la Brabham ci pensa un problema al motore turbo della Ferrari del francese che sembra spegnersi nelle curve a sinistra, per poi riavviarsi correttamente in quelle a destra. Strano vero, ma se pensate sia impossibile tutto ciò, date un aggettivo a quello che dirà Tambay a fine gara: “

Da metà gara in avanti il motore cominciò a spegnersi alla curva del Tamburello: rimanevo senza motore fino all’uscita della curva, poi il V6 tornava miracolosamente in vita. Così, come per magia, fino alla fine.”

Ed è ancora più magico quello che dirà poco dopo: “Ero in testa ma incominciavo a perdere la concentrazione a causa del motore, quando qualcosa urtò il mio casco. Come se qualcuno mi avesse dato un colpo dicendomi “andiamo ragazzo, svegliati !” Credevo di aver urtato un uccello, ma all’arrivo non trovai nessun segno sul casco“.

Tutto questo sogno sembra andare in frantumi quando, approfittando proprio di questo problema misterioso, al 54esimo giro Patrese passa Tambay alla curva del Tamburello. Tutto l’autodromo cade in un silenzio irreale, come se nessuno volesse vedere Patrese vincere. Ma nulla può fermare quello che si stava creando quel giorno. Nell’abitacolo della 126 C2\B numero 27 sono in 3 a manovrare il volante: Tambay, i tifosi e una forza superiore che chiamare fortuna sarebbe poco ma definirla sovrannaturale sarebbre (forse) troppo. Dopo neanche un chilometro dal sorpasso, Patrese trova scivola su un pezzo di asfalto sbriciolato (ancora un’aiuto)  alle “Acque Minerali” e finisce contre le gomme. Tambay vola al comando e pochi secondi dopo, sempre alle Acque Minerali, anche Arnoux si gira perdendo una posizione in favore di Prost, come se l’unica colpa del francese fosse stata quella di guidare la Ferrari col numero 28.

Nei giri successivi, Tambay gestisce alla grande il mezzo e porta la vettura al traguardo nonostante questi misteriosi problemi. I Tifosi impazziscono di gioia, dopo un’anno i conti sono saldati. Nel giro di rientro la Ferrari si ferma senza carburante e Tambay viene sollevato in aria come un vero trionfatore. A fatica i Carabinieri lo porteranno via verso il podio mentre i commissari fanno cordone intorno alla 126C2 B per evitare atti di sciacallaggio. Prima di salire sul podio, Tambay andrà a toccare la bandiera canadese dipinta sull’asfalto, segno indiscutibile sul chi bisognava ringraziare.

Cabala impazzita o qualche maltolto che bisognava ridare al legittimo proprietario? Non si sa, ma chi ci crede la risposta già ce l’ha, mentre i più scettici parlano di casi. Fatto sta che vedere una Ferrari numero 27 vincere a Imola, ha un pò lenito le ferite di chi qui vide il proprio idolo indiscutibile dare la sua ultima lezione di guida e, visto come andarono i fatti, anche dare l’ultima lezione di vita da uomo vero.

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