17 settembre 2014 – Grand Chelem : pole position, vittoria, giro più veloce e comando dal primo all’ultimo giro della gara ininterrottamente. In pratica vuol dire dominare, distruggere, annichilire gli avversari. Una dimostrazione di forza devastane di cui era specialista Jim Clark ( 8 volte) e che ha visto campioni del calibro di: Senna, Schumacher, Stewart, Mansell, Ascari riuscire a farne tanti, ma tenendosi sempre a debita distanza da quel numero 8 di Clark così lontano (per ulteriori info leggi articolo qui ).
La Ferrari si presenta alle porte della “città dei leoni” carica a palla. Grazie all’indimenticabile vittoria di Alonso a Monza, il mondiale che dopo Spa sembrava essersi messo in salita, appare ora molto più alla portata. 21 punti non sono tantissimi dal leader Webber e Alonso a Singapore va da dio. Vittorioso nel 2008 (crash gate a parte) e terzo nel 2009 con la peggior F1 da lui guidata, sono un’ottimo biglietto da visita.
Scende la notte su Singapore e si accendono i riflettori. Alonso dalla pole scatta benissimo tenendo subito a bada Vettel. Il circuito è angusto come pochi e ne fa subito le spese il nostro Liuzzi costretto al ritiro. Pochi giri dopo è il turno di Trulli, per una debacle completa dei nostro portacolori. Liuzzi parcheggia la Force India con la sospensione rotta in una zona pericolosa ed entra subito in pista la Safety Car. Molti si fermano per il pit stop, ma tra i primi l’unico a scegliere di cambiar gomme è Webber che in pratica si taglia fuori dalla lotta per la vittoria.
Webber inizia la sua rimonta forsennata. Cedono il passo all’australiano: Glock (che non si era fermato), Kobayashi e Schumacher. Ora il leader del mondiale è ottavo, ma paga 16 secondi dai primi che, con Alonso sempre in testa davanti a Vettel, Hamilton e Button, proseguono la loro cavalcata senza impensierirsi a vicenda. Dopo venti giri, il distacco di Webber nei confronti di Alonso è aumentato in maniera impressionante; ora è staccato ben 37 secondi.
Al 28°esimo passaggio iniziano i pit stop. Ad aprire le danze è Hamilton, seguito pochi giri dopo da Alonso, Vettel e Button. Il giro successivo ecco la seconda Safety Car. Kobayashi va a sbattere nella chicane sotto al ponte e poco dopo va a picchiare in una maniera praticamente uguale anche Bruno Senna. Che il nipote del magico non fosse un fenomeno l’avevamo già capito da un pò, ma stavolta a sua discolpa va detto che nessun steward ha sventolato la bandiera gialla.
Il finale è tutto da gustare. Kubica si ferma ai box per una foratura e perde svariati posizioni. Il polacco tira fuori attributi e talento iniziando una rimonta incredibile. A suon giri personali veloci e sorpassi ai danni di: Alguersari, Buemi, Massa, Petrov, Hulkenberg e Sutil si porta in settima posizione. Negli ultimi giri Kovalainen manda arrosto il Cosworth della sua Lotus ed è costretto a prendere l’estintore e spegnere il fuoco da solo, vista l’assenza di commissari di percorso.
Negli ultimi giri, Vettel tenta il tutto per tutto su Alonso. Forza il ritmo, si avvicina, attacca lo spagnolo, si pianta nei suoi scarichi, ma non riesce ad effettuare il sorpasso. Il distacco finale sarà di solamente 293 millesimi, con Alonso davanti a Vettel. Lo spagnolo vince il suo 22 esimo Gp in carriera e si rilancia alla grande nella lotta per il titolo. Per Vettel 18 punti preziosi, e l’amarezza per una vittoria vista per 61 giri ma mai agguantata.
Alonso ottiene quello che fino ad ora è il suo unico Grand Chelem in carriera. 4 anni fa, la Ferrari si rilanciò in lotta per il mondiale e qualche settimana dopo in Corea passò addirittura in testa. 4 anni che sembrano lontani 40 da quella Ferrari veloce ma sfortunata, a quella di oggi lenta e lontana dai primi.
F1 | Storia Singapore 2010: Il Grand Chelem di AlonsoF1Sport.it - F1 Formula 1 F1 Tecnica F1 News Team Analisi